Nell'introduzione l'autore cita Anton Cechov "Chi conosce la scienza sente che un pezzo di musica e un albero hanno qualcosa in comune, che l'uno e l'altro sono creati da leggi egualmente logiche e semplici" e racconta che lo scrittore russo possedeva in Crimea un appezzamento di terra sul quale aveva piantato alberi e cespugli, trasformandolo così da luogo sassoso e inospitale in un luogo bello e civile.
Le piante e gli alberi fanno parte della nostra vita. Gli antichi proteggevano i boschi e le foreste e alcuni boschi erano definiti sacri.
Ogni capitolo di questo libro è intitolato a un diverso tipo di pianta: il larice, l'abete, il pino, la quercia, la sequoia e, in fondo alla lunga lista, il ciliegio. Brevi racconti nei quali i rami e le radici delle piante si intrecciano con la vita degli uomini e con vicende della storia o della letteratura. Una relazione che acquista forza e sostanza proseguendo nella lettura, insieme alla convinzione crescente che le piante siano una parte di noi e noi parte di loro, così come in effetti siamo per la natura.
Quando una pianta viene abbattuta per fare largo ai frutti insipidi dell'interesse economico (un parcheggio per auto, un condominio di villeggianti..) se ne va un pezzo di storia (quanti fatti ha visto accadere quella pianta, quanta gente ha visto nascere e morire?) e della nostra giovinezza.
"E' grande il popolo degli alberi – ricorda Rigoni Stern – sparso dalle paludi alle vette, dai climi torridi a quelli gelidi; innumerevoli alberi sulla terra in migliaia di specie... Se loro non ci fossero non ci sarebbe vita. Nessuna vita".
Gennaio 2019
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