Tutto è cominciato da una mail giunta in redazione e con cui Cristina ha attirato la nostra attenzione: «... Faccio parte della magnifica squadra dei dipendenti delle Aree protette e... mi chiedevo se siete venuti a conoscenza di questa bellissima onda di iniziative generata dai giovani e che sta contagiando anche i nostri figli...».
Cristina, l'autrice della missiva, si riferisce a quegli studenti australiani che si sono ritrovati e uniti attorno alle preoccupazioni che attanagliano il nostro Pianeta.
Un movimento spontaneo che coinvolge le scuole australiane di ogni ordine e grado per fare riflettere seriamente la politica sulle condizioni future in cui lascerà il nostro Pianeta e per esortarla ad affrontare il cambiamento climatico per quello che è: una vera e propria crisi globale.
Gli studenti australiani chiedono ai politici misure concrete e urgenti sui combustibili fossili e la transizione a un'energia rinnovabile al 100% per tutti. Fatti, non parole: rivendicati nei confronti di chi ha potere decisionale, a livello planetario, ma che gli stessi studenti provano a mettere in pratica sacrificando del tempo al loro percorso educativo, in favore di azioni dimostrative per sensibilizzare l'umanità intera sui pericolosi effetti dei cambiamenti climatici.
Greta Thunberg, la giovane attivista per il clima
Lo spirito e la motivazione che animano gli studenti australiani sono gli stessi che hanno portato Greta Thunberg, 16 anni, svedese, a diventare la nuova e giovane icona della lotta al cambiamento climatico e a promuovere lo sciopero internazionale degli studenti per il clima, indetto per il prossimo15 marzo.
«Perchè il clima non era la prima cosa di cui sentivo parlare quando accedevo la tv? Se usare i combustibili fossili minaccia la nostra esistenza, come è possibile che continuiamo a usarli? Perchè nessuno parla dei pericoli del cambiamento climatico che è già in corso? E del fatto che duecento specie di animali si estinguono ogni giorno?» Domande lecite, quelle di Greta Thunberg, rilanciate dalle pagine del Guardian e che troveranno eco in tutto il mondo il prossimo 15 marzo ma che risuonano già, ogni venerdì, quando gli animatori del movimento #ClimateStrike #FridaysForFuture - ispirato dalla giovane attivista - le portano in ogni piazza piazze.
Cosa significano #ClimateStrike e #FridaysForFuture ?
#Fridays forFuture e #ClimateStrike - letteralmente Venerdì per il futuro e Sciopero per il clima - sono le parole d'ordine del movimento che esorta gli studenti (e non solo) a scioperare da scuola, ogni venerdì: astenersi dagli studi perché andare a scuola diventa inutile, se non verranno affrontate le conseguenze dei cambiamenti climatici.
«Perché studiare per un futuro, che potrebbe non esserci? Perché spendere un sacco di sforzi per diventare istruiti, quando i nostri governi non ascoltano quelli che hanno studiato?» si legge sul sito del movimento che per destare l'attenzione globale sul problema porta in piazza, ogni venerdì, le persone sotto al municipio più vicino con l'invito a scattare una foto e pubblicarla sui social, accompagnata dagli hashtag #Fridaysforfuture #Climatestrike.
Il movimento che ha trovato terreno fertile anche nel nostro Paese: la pagina Facebook Fridays For Future Italy è nata da un gruppo di persone che hanno iniziato a diffondere su questa piattaforma l'iniziativa #ClimateStrike #FridaysForFuture e oggi conta 15.565 follower: oltre a seguire Greta Thunberg, aggiorna su tutte le iniziative di sensibilizzazione messe in campo per aumentare la consapevolezza sullo stato del nostro clima.
Cambiamenti climatici, la situazione è allarmante
Tanta difficoltà (e reticenza?) nel comprendere e reagire di fronte a una situazione di fronte alla quale dati allarmanti (purtroppo) non mancano. Gli ultimi pubblicati da Copernicus Climate Change Service (C3S) - il programma di punta per l'osservazione della Terra offerto dall'Unione Europea - mostrano che il 2018 è stato il quarto anno di una serie di anni eccezionalmente caldi e, insieme a Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), è stato registrato un continuo aumento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera.
Gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi mai registrati, con temperature non molto distanti dal 2015, il terzo anno più caldo e con una temperatura di più 0,4 °C rispetto alla media registrata nel trentennio 1981-2010.
Eventi climatici importanti come l'estate calda e secca in gran parte d'Europa o l'aumento delle temperature nelle regioni artiche sono segnali allarmanti che mettono una seria ipoteca sul nostro Pianeta per il futuro.
Ma le minacce incombono anche sul genere umano. A partire dalla nostra salute che non beneficerà dell'incremento delle temperature e degli eventi climatici estremi: secondo l'Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) saranno almeno 250mila i morti in più ogni anno nel mondo a causa di problemi cardiovascolari, respiratori, diffusione di malattie infettive riconducibili agli effetti climatici.
Senza dimenticare i 143 milioni di 'profughi ambientali' che, entro il 2050, secondo la Banca Mondiale, saranno costretti a migrare a causa del riscaldamento globale.
I giovani (ma anche gli adulti) che possono fare la differenza
Già nell'indagine pubblicata a fine dello scorso anno dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) e YouGov - la società internazionale di analisi dell'opinione pubblica - era risultato che «nella maggior parte dei Paesi europei, le giovani generazioni sono le più attente al clima, rispetto alle fasce più anziane della popolazione». In Italia, si legge nel rapporto, «il 69% della cosiddetta generazione del nuovo millennio, composta da persone tra i 18 e 34 anni, ritiene che il riscaldamento globale sia provocato dalle attività umane, opinione condivisa solo dal 52% degli over 65».
L'indagine – che ha analizzato come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici nell'Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina – ha rivelato che esiste un 20% di cittadini dell'Unione che non si sente affatto preoccupato quando pensa ai cambiamenti climatici, ma rispetto a statunitensi e cinesi, gli europei comprendono meglio le sfide legate al fattore clima: «In Europa il 78% è preoccupato o allarmato, contro il 65% della Cina e il 63% degli Stati Uniti».
Sorprenderà scoprire che gli italiani «sono uno dei popoli dell'Unione europea più attenti al clima. In totale, l'83% degli cittadini del nostro Paese si sente preoccupato o allarmato quando pensa ai cambiamenti climatici, mentre il 67% ritiene che questo fenomeno costituisca già una minaccia per l'umanità». Una maggiore consapevolezza sembrerebbe quindi contrassegnare la nostra popolazione che - almeno il prossimo 15 marzo – verrà attraversata da quello spirito giovanile e studentesco che sciopererà per il clima. Ma chi raccoglierà questo monito?
Cristina, la nostra lettrice nonché collega dei parchi, nella stessa missiva, scrive: «In qualche modo, penso che dovremmo entrare in questa coda anche noi, delle aree protette, che corriamo come formiche affannate su progetti di conservazione di specie, habitat, prodotti tipici... ma che forse non abbiamo ancora messo a fuoco il problema numero uno. Uno degli slogan dei ragazzi belgi che hanno scioperato a scuola è stato: 'Perchè imparare, se non ci sarà un futuro?' ... Applicato alla nostra realtà, mi fa pensare che da qui a pochi anni rischiamo, seriamente, di non avere più nulla da conservare e valorizzare, e che la nostra mission evaporerà senza rimedio».
Noi siamo pronti (!) a entrare in qualsiasi benefica onda. Certo, i parchi possono essere protagonisti in tutto questo - come, ad esempio, il Parco fluviale Gesso e Stura e il Parco Alpi Marittime - e noi, 'magnifica squadra dei dipendenti delle Aree protette', con loro.
Grazie Cristina per averci scritto!
Qui la mappa mondiale del #FridaysForFuture
Nel discorso davanti i leader politici europei, Greta Thunberg ha ricordato che se i decisori politici non faranno qualcosa di importante per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, saranno "ricordati come i più grandi malfattori di tutti i tempi"per aver lasciato che tutto ciò accadesse.