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Oltre i ghiacciai del Parco Gran Paradiso

Il ritiro dei ghiacciai e le trasformazioni ambientali in atto nel cuore delle Alpi. Gli impatti sulla fauna che vive in montagna. Le conseguenze per l'uomo e il ruolo dei parchi, sentinelle a presidio della biodiversità. Sono questi alcuni dei temi affrontati nell'ultima pubblicazione curata dal Parco nazionale Gran Paradiso.

  • Gaia Sereno e Martina Tartaglia
  • Maggio 2025
  • Lunedì, 19 Maggio 2025
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Crepaccia terminale sul Ghiacciaio del Grand Etret, Parco nazionale del Gran Paradiso - Foto A. Rossotto Crepaccia terminale sul Ghiacciaio del Grand Etret, Parco nazionale del Gran Paradiso - Foto A. Rossotto

"Sono poi salito al piede del ghiacciaio del Trajo e ho notato che si è ritirato da 25 a 30 m dall'anno scorso. Forse un giorno scomparirà per sempre e gli uomini si dimenticheranno che è mai esistito". Così, già negli Anni '60, il guardiaparco Giacomo Guglielmetti Flemma descriveva nel diario di servizio la visione del ritiro del ghiacciaio del Trajo, nel Parco nazionale Gran Paradiso. Nel 1958 i ghiacciai del parco erano 74, nel 2024 ne sono rimasti 57.

Una stima preoccupante, cui fanno eco le parole di Bruno Bassano, direttore del parco: "Le nostre montagne stanno diventando come quelle dell'Africa" e lo confermano i dati dell'Istituto di ricerche socio economico della Regione Piemonte (IRES) e le testimonianze dei guardiaparco, che raccontano il cambiamento in atto nelle nostre montagne. A mutare non sono solo i ghiacciai, ma anche la fauna e il nostro modo di relazionarci con la montagna. 

Come cambia la biodiversità

Basti pensare agli stambecchi, sempre di meno, ma più robusti. "Con l'aumento delle temperature si registra un calo di esemplari di stambecco che tuttavia hanno un peso maggiore. Ma sono molte le specie che, a seguito del veloce innalzamento delle temperature, mutano areale di distribuzione, salendo sempre più in quota", afferma ancora Bassano.

Se sull'aumento delle temperature il parco naturale può incidere poco, c'è un altro aspetto su cui può invece giocare un ruolo decisivo: la partecipazione attiva all'attività antropica che caratterizza le nostre montagne, in particolare quella silvo-pastorale.

Raccogliere dati, studiarli e comunicarli

L'obiettivo dei parchi naturali è preservare la natura come bene della collettività, ma è altrettanto fondamentale saper comunicare il suo valore.
Il personale del Parco nazionale del Gran Paradiso – e in modo particolare il suo storico corpo di sorveglianza - da questo punto di vista è in prima linea.

L'occasione per parlarne è stata la conferenza stampa convocata in Regione Piemonte lo scorso 14 maggio, per presentare il volume Oltre i ghiacciai, crisi climatica e nuovi equilibri nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. I dati presentati nel volume sono stati raccolti tramite rilevazioni sul campo, percorrendo la montagna a piedi, una scelta che si fonda su una profonda conoscenza e rispetto del territorio montano.

 L'importanza della biodiversità

"La situazione che ci raccontano i dati raccolti nel volume ha grande rilevanza per l'ambiente alpino, ma anche ricadute importanti sul piano economico", ha osservato Marco Gallo, Assessore alla Tutela delle aree protette della Regione Piemonte. Il Piemonte rischia di perdere il 4,7 % del PIL a causa della diminuzione della biodiversità, e anche per questo siamo al lavoro per avviare l'Osservatorio sui Cambiamenti Climatici, uno strumento per chi studia e per chi lavora nelle aree della regione più sensibili alle trasformazioni in atto".

Il volume, quindi è, al tempo stesso, "strumento divulgativo, guida ambientale e testimonianza viva di un cambiamento in atto", come ha sottolineato Mauro Durbano, presidente del Parco nazionale del Gran Paradiso.

La natura deve essere tutelata e rispettata, ma anche vissuta con consapevolezza. Ed è in questo senso che i parchi naturali possono diventare protagonisti di una nuova cultura che coniughi protezione, ricerca, divulgazione scientifica e conoscenza pratica.

 

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