Il suo nuovo indirizzo e-mail è guardia.parco@ ... come a significare che ci sono professioni da cui non ci si ritira, nemmeno quando arriva la pensione.
Franco Andreone è entrato in servizio come guardiaparco al Sacro Monte di Crea nel 1985, con il suo diploma di perito agrario in tasca e cogliendo l'opportunità 'quasi per caso', sebbene: 'La propensione per la natura l'ho sempre avuta... fin da ragazzino', ci racconta.
Nato a Frassinello Monferrato, vicino al Sacro Monte, ha lasciato da piccolo il paesello per decisione del padre che volle trasferire la famiglia a Torino, essenzialmente per ragioni lavorative. Tuttavia, l'amore per natura e la campagna lo hanno sempre riportato nel suo paese d'origine nei fine settimana, dai nonni, dove spesso trascorreva anche le vacanze estive.
È questo attaccamento al territorio d'origine che gli ha permesso di osservare i numerosi cambiamenti occorsi nel mondo agricolo: 'Ho vissuto in un'epoca in cui tutto è cambiato attorno a me, racconta. Anni in cui siamo passati dall'uso della falce alla mietitrebbia. E anche la natura ha subito mutamenti radicali'.
Un osservatore della natura
'Mi è sempre piaciuto osservare la natura, racconta Andreone. Se c'è qualcosa di piccolo che si muove, sta sicura che io me ne accorgo! Da qui la sua passione per gli insetti che già nelle scuole medie si è concretizzata in una invidiata collezione di farfalle. 'Le collezionavo come non si dovrebbe fare!, precisa. Su polistirolo, con tanti spilli, dando la posizione di volo all'insetto'. L'interesse per le scienze naturali riuscì a coltivarlo grazie alla sua insegnate delle medie che ricorda ancora con affetto e gratitudine, e continuò anche terminati gli studi, quando si dedicò a lavori più disparati: nei cantieri stradali, sulle linee elettriche, in distilleria...
Nel frattempo tentò la partecipazione a qualche concorso pubblico, finché arrivò quinto in graduatoria in quello da guardiaparco al Sacro Monte di Crea. Tempo due anni e l'ente decise di esaurire tutta la graduatoria: 'Feci quel concorso su spinta di mio padre, dice. Ma era quella la mia professione', afferma senza indugio.
Un mestiere tutto nuovo
'Quando venni assunto come guardiparco era tutto nuovo: nuovo il mestiere e nuovo il parco, istituito da poco. I Sacri Monti, in particolare, vennero individuati per mettere in sicurezza le emergenze artistiche che da tempo erano abbandonate a se stesse. Ed essendo siti con rilevanze anche naturalistiche, furono inseriti nel sistema delle Aree naturali protette della Regione Piemonte. All'inizio non avevamo nemmeno la divisa! E il nostro compito fu soprattutto mettere a posto il contesto paesaggistico. Armati di falcetto, sistemavamo sentieri, prati... insomma ci occupavamo di ciò che oggi fanno gli operai. E ci dedicavamo alla vigilanza più nei fine settimana, quando l'afflusso di gente era considerevole, anche in ragione del fatto che si incominciava a conoscere le aree protette, spesso mete di gite fuori-porta'. Ricordo ancora la situazione degli olmi di Crea, ammalati di grafiosi (una malattia provocata da un fungo ascomicete che colpisce questa specie di albero - ndr) che dovemmo abbattere per ragioni di sicurezza. Oppure i lavori sul campo fatti per contenere la robinia e altre specie vegetali invasive', racconta Andreone.
Guardiani dei Sacri Monti
Da anni nei parchi naturali sono stati assunti gli operai, cui è rimasto il compito di 'sistemare' gli aspetti più pratici sul territorio gestito dall'Ente. I guardiaparco, quindi, da tempo si occupano prettamente di vigilanza... 'tuttavia, io penso che oltre al controllo e all'aspetto sanzionatorio, un guardiaparco debba anche occuparsi di ricerca, di osservazione e di divulgazione della natura. A Crea, ad esempio, abbiamo scoperto una nuova specie di insetto - la Isodonthia messicana - una specie invasiva che abbiamo anche raccontato su Piemonte Parchi ed effettuato una ricerca, in collaborazione con l'Osservatorio delle malattie delle piante dell'Università di Torino, in cui abbiamo studiato per circa tre anni gli insetti delle vigne, costruendo nidi artificiali ispezionabili, monitorando la situazione e osservando possibili sviluppi futuri della malattia vignaiola. Poi abbiamo creato collane editoriali come Camminare il Monferrato, Biomonf... Abbiamo fatto molta ricerca storica: i piani d'area, in un Sacro Monte, sono sempre occasione per studiare l'evoluzione del territorio, gli aspetti archeologici... Insomma di cose ne abbiamo fatte! Tante attività racchiuse in un'unica professione che necessita di essere rafforzata e considerata', spiega l'intervistato.
Il riferimento alle dotazioni organiche sofferenti degli Enti gestori è chiaro, così come le difficoltà derivate dagli accorpamenti che hanno, ad esempio, riunito i Sacri Monti in un unico Ente gestore che raggruppa entità territoriali distanti anche 200 chilometri.
C'è parco e Sacro Monte
'I Sacri Monti non sono le uniche realtà del Piemonte a custodire tesori culturali, spiega Andreone. Pensiamo alla Mandria! O alle Residenze Sabaude collegate. Tuttavia, nei Sacri Monti la cultura è l'aspetto prevalente, sebbene custodiscano valenze naturalistiche importanti, tanto quanto quelle culturali. Pensiamo, ad esempio, a Oropa e al bacino naturalistico d'eccellenza che racchiude'. Traspare un velo di amarezza in queste sue parole, perchè a volte si fa fatica a considerare i Sacri Monti dei parchi naturali. 'Peraltro, un tempo tra guardiparco regionali ci si incontrava di più, racconta Andreone. Poi, con i vari accorpamenti degli enti questa pratica si è persa un po...', racconta Andreone.
Il riconoscimento Unesco
Sono 7 i Sacri Monti - Crea, Varallo, Ghiffa, Oropa, Belmonte, Domodossola, Orta – che il Piemonte vanta come componenti del sito riconosciuto 'Patrimonio dell'Umanità' dall'Unesco, a cui vanno aggiunti il Sacro Monte di Varese e Ossuccio in Lombardia.
'Avere ottenuto questo riconoscimento è stato indubbiamente importante, ma non si pensi che arrivino chissà quali finanziamenti, racconta Andreone. Certamente uno dei risultati è stato riuscire ad avviare il Centro di documentazione di Crea per il quale abbiamo lavorato molto, e tutti insieme: guardiparco e funzionari'.
Il riconoscimento Unesco però non è riuscito a dare maggiore dignità a questi luoghi, a metà tra il sacro e la natura, veri musei a cielo aperto in cui la figura del guardiaparco dovrebbe essere opportunamente rivalutata. 'Non è solo una questione di numerica del personale, incredibilmente sotto organico. Ma anche di considerazione per un ruolo che - esattamente come è accaduto per i 'guardiani' nei Musei - meriterebbe maggiore considerazione professionale. Solo al Sacro Monte di Crea, ogni anno, passano circa 180mila persone: i guardiaparco sono i primi a entrare in contatto con i visitatori, i primi a dare informazioni e spiegazioni, i primi a dover vigilare sulla sicurezza dei luoghi e delle persone. Per questo servirebbero in numero sufficiente e adeguatamente istruiti e formati', conclude Andreone.
E se qualche giovane volesse avventurasi oggi, verso questa professione? Lo incoraggeresti?
'Certamente. Chi vuole diventare guardiaparco deve essere preparato a orari e turni flessibili. Chi assume deve trovare competenze specifiche, ma anche multi-disciplinari. Con attenzione a quelle naturalistiche, sebbene si tratti di Sacri Monti: senza sminuire il fascino di una professione che avrà sempre un qualcosa di bucolico e straordinario'.