Parlando di balene o di cetacei in genere viene subito da pensare alle immense acque oceaniche solcate da questi giganteschi e affascinanti mammiferi marini, così come siamo abituati a vederli nei documentari filmati, ed appare ancor più improbabile ricollegare il Piemonte, regione non bagnata da alcun mare, con questi animali.
Però non è sempre stato così, infatti nel passato geologico il territorio corrispondente all'attuale Piemonte è stato quasi sempre sommerso da mari più o meno estesi e profondi. Questi mari, più caldi dell'attuale Mediterraneo, erano abitati da svariatissimi organismi, che col passare di milioni di anni si sono diversificati, evoluti e talvolta estinti. Tra questi vi erano anche i Cetacei, come provano le testimonianze fossili, che si rinvengono tuttora nei sedimenti terziari, che rendono il Piemonte una delle regioni più importanti internazionalmente per i ritrovamenti dei fossili di questi animali.
L'ultima "balena" è stata ritrovata casualmente. come quasi sempre accade in questi casi, nell'autunno del 1993. nei pressi di S. Marzanotto. appena a sud della città di Asti. Il proprietario di alcuni terreni collinosi stava sistemando la strada in terra battuta che porta ad una sua vigna, livellandola con la pala meccanica, quando dalla terra smossa sono affiorate alcune ossa di grandi dimensioni.
Incuriosito e consapevole di essere di fronte ad un ritrovamento importante, questo signore ha interessato le autorità locali che hanno provveduto ai sopralluoghi tecnici per le verifiche del caso. I resti ossei risultarono appar-
tenere ad un cetaceo fossile di età pliocenica (5-2 milioni di anni fa circa), anche se non era chiaro a quale specie riferirlo.
Si dovette far trascorrere l'inverno e nella bella stagione, d'intesa con la Soprintendenza Archeologica del Piemonte, avviare dei sondaggi preliminari per valutare l'entità dei reperti.
Con i primi scavi vennero alla luce altre ossa fossili rappresentative come: il cranio, mancante della parte anteriore (rostro), quasi tutte le vertebre cervicali, alcune vertebre dorsali e numerose coste frammentarie.
Questi ultimi resti sono risultati fondamentali per capire in cosa consiste il reperto. Le ossa apparterrebbero ad un esemplare del genere Balaenoptera; eventualmente riferibile alla specie acutorostrata, di circa 6-7 metri di lunghezza e seppur si presentano disarticolate, indicano che il punto di affioramento corrisponde alla regione cervico-toracica dello scheletro e che la parte posteriore può essere probabilmente ancora sepolta nel fianco della collina.
Lo stato di conservazione dei fossili è ottimo, ma i resti semiaffioranti hanno subito danni sia da antichi lavori agricoli, sia durante l'ultimo intervento di sistemazione della strada.
Il ritrovamento di alcuni denti di squalo tra le ossa del cetaceo potrebbe indicare una notevole attività da parte di questi animali che probabilmente, approfittando della balenottera già morta, avrebbero smembrato parte della carcassa, clisarticolando le sezioni ossee e spostandole anche ad una certa distanza.
L'azione delle correnti marine sembrerebbe trascurabile da quanto si può dedurre dalle particolari specie fossili di molluschi che sono emersi insieme con le ossa che confermano che queste sono state sepolte su un fondale fangoso in un ambiente di sedimentazione tranquillo. Dopo questi interventi preliminari e concluse le formalità della procedura autorizzativa per avviare lo scavo definitivo, previsto per lo scorso autunno e rimandato per l'alluvione in Piemonte, nel 1995 si dovrebbe concludere l'estrazione dello scheletro, che si colloca tra i più interessanti del genere e l'eventuale recupero delle parti mancanti potrà renderlo tra i più importanti in assoluto. Conclusa l'estrazione, seguirà una lunga fase di pulitura e restauro dei resti fossili per permetterne la conservazione ed infine potranno essere esposti ad Asti in sale appositamente predisposte. La collina in cui si è scoperto questo fossile si collega naturalmente ad una vasta area di rilievi che formano il circondario di Vigliano d'Asti. In questa zona sono stati ritrovati diversi resti di cetacei, tra cui il più importante è lo scheletro quasi completo di Balaenoptera acutorostrata cuvierii (Balsamo & Criselta) rinvenuto nel 1959 a Valmontasca, che presenta notevoli analogie con l'esemplare in oggetto. La frequenza dei ritrovamenti di resti di Balenottere fa pensare che durante il periodo pliocenico in corrispondenza della parte centrale del "Bacino Pliocenico Astigiano", il mare formava una zona in cui la tranquillità delle acque e i bassi fondali, uniti alla ricchezza di alimento, favorivano probabilmente il passaggio stanziale di gruppi di balenottere in occasione della stagione degli accoppiamenti o durante il periodo delle nascite. Certamente alcuni di questi cetacei conclusero la loro vita per cause naturali e i loro resti poterono cosi fossilizzarsi fino ai nostri giorni.
Piero Damarco (22/9/1957 Alfiano Natta - AL) è laureato in Scienze Geologiche con indirizzo stratigrafico-paleontologico ed è responsabile per i Beni Paleontologici e Conservatore Museale presso il Museo paleontologico territoriale dell'Astigiano. Ha prestato la sua consulenza scientifica sia per il Comune di Asti che per l'Ente di Gestione delle aree protette del Parco paleontologico astigiano, seguendo in prima persona gli scavi seguenti ai ritrovamenti di molti dei fossili di balene e delfini attualmente patrimonio del Museo paleontologico territoriale dell'Astigiano.