Corrisponde a quasi un terzo d'Italia: meno di centomila chilometri quadrati. Eppure, la diversità di ecosistemi concentra alture di macchia mediterranea e deserti, pinete di montagna e paludi, fertili valli e canyon profondi, la massima depressione terrestre del Mar Morto e la vitalità multicolore del Mar Rosso.
Le Aree protette conservano la fragilità ecologica di cambiamenti epocali dovuti alla desertificazione. Ma in Giordania i luoghi selvaggi ancora sorprendono per la varietà di ambienti e paesaggi. La riserva di Ajloun in primavera si ricopre di iris nero – fiore nazionale – ed è sito di migrazione dell'avifauna. Azraq e Shaumari, nel deserto orientale, custodiscono frammenti di paludi di antica ricchezza e l'area faunistica per la riproduzione in cattività dell'orice arabo a rischio di estinzione. Wadi al-Mujib, nella zona del Mar Morto, è gola scenografica imperdibile. Dana è biosfera Unesco dai panorami solenni, in un dislivello di milleduecento metri. Il deserto Wadi Rum è, semplicemente, una terra che emoziona.
Tentativi istituzionali di salvaguardia non mancano, pur tra mille difficoltà, un equilibrio mediorientale talmente precario e tutte le contingenze globali che si possono riconoscere; e nonostante problemi di gravità planetaria, come l'aridità dei territori e l'agonia del Mar Morto. La Royal Society for the Conservation of Nature, l'organismo più importante per la tutela dell'ambiente, tramite il progetto Wild Jordan e la campagna "Helping nature, helping people" promuove laboratori tessili e di lavorazione dell'argento per le comunità rurali, ne commercializza prodotti e manufatti, reinveste il ricavato per le riserve.
L'acqua, la risorsa vitale e più preziosa, lavora per la pace
È l'acqua, elemento così vitale da scatenare guerre, a creare fratellanza dove era un tempo la Mezzaluna Fertile. E l'associazione di giordani, israeliani e palestinesi che se ne occupa è emblematica. Israele, Giordania e la Palestina, infatti, sono la regione più secca del globo: insieme dispongono appena di un 1% dell'acqua dolce. Ad alimentare il Mar Morto è il fantasma del fiume Giordano: a Betania è poco più di un rigagnolo e la Cisgiordania sull'altra riva, non fosse che per i controlli militari israeliani che presidiano l'area, si raggiungerebbe con un balzo. È deviato da sessant'anni per irrigare le coltivazioni che rendono economicamente redditizia l'agricoltura locale. E il Mar Morto – con le concrezioni di sale famose nel mondo – è destinato a prosciugarsi, perché l'evaporazione nelle torride estati non è compensata in immissione: da quattrocentotrenta metri sotto il livello del mare, si abbassa di circa un metro ogni anno. È ormai rotto l'equilibrio ambientale millenario: se ne annuncia la sparizione entro il 2050, che è domani. È per questo che, nonostante l'Intifada, quel gruppo di giordani, israeliani e palestinesi lavora insieme per salvaguardare il bene comune. Ha capito che il Giordano e il Mar Morto non sono un problema locale, ma del pianeta intero. E che rispettare l'acqua e la sua energia essenziale, come trovare la pace, è l'unica via da percorrere.
Osservati speciali nelle riserve di Ajloun, Azraq, Shaumari e Wadi al-Mujib
Ha l'obiettivo della sostenibilità anche la riserva naturale di Ajloun, a nord di Amman, non lontano dalla vallata di ulivi del fiume Giordano, dalle montagne che separano da Gerusalemme, dalla Siria e dalla Palestina. Ha boschi fitti di querce sempreverdi, intervallati da pistacchi, fragole selvatiche e carrubi: il patrimonio ereditato della macchia mediterranea che ricopriva la Giordania, prima del diboscamento e della desertificazione. Area generosa di legname, erbe medicinali e cibo per gli abitanti; habitat di numerose specie animali tra cui lupi, iene, volpi e cinghiali selvatici. È la terra del cervo rosa persiano, estinto nel XX secolo, che con il capriolo la Royal Society for the Conservation of Nature ha iniziato a reintrodurre. Il Paese comprende 17 Important Bird Areas (IBA), pari al 9,5% del territorio: qui si trovano rare specie indigene di uccelli e molti migratori, la nettarinia di Palestina, la bigia grossa, il canapino di Upcher, l'occhiocotto, gracile e ghiandaie di colori vivaci. In primavera distese di anemoni, rose selvatiche e l'iris nero, il fiore nazionale.
Deserto dalla storia millenaria è il braccio che si protende verso l'Oriente: il crocevia fra le strade per l'Iraq e l'Arabia Saudita mostra – vicine – le riserve naturali di Azraq e Shaumari. Area faunistica per la riproduzione in cattività dell'orice arabo in pericolo di estinzione, questa; le paludi più significative della regione, quella. Gli acquitrini di Azraq sono autentiche oasi: accolgono migratori, svernanti e specie autoctone, come il cardopaco del Sinai, simbolo giordano per l'avifauna, le allodole di Temmink, del deserto e beccocurvo, la monachella del deserto e il trombettiere comune. È quanto rimane dell'imponente opera di convogliamento delle acque dopo l'espansione demografica di Amman: l'ambiente umido originario è evocato nel nome – azraq è il colore blu, in arabo.
Lo scenario più sorprendente nella massima depressione planetaria, al livello del Mar Morto, è il Wadi al-Mujib, la stretta valle dell'affluente Mujib. Gli agili stambecchi nubiani abitano sulle alture di arenaria lassù, a milletrecento metri dalla gola. Luogo suggestivo: la penombra del siq, le rocce minerali striate di colori lucenti. Il dislivello rende l'habitat, tuttora in fase di studio, particolarmente biodiverso: le specie vegetali classificate sono quattrocentoventi, dieci di carnivori – tra cui iena, leopardo arabo e mangusta – e centodue di uccelli.
Riserva naturale di Dana Biosfera Unesco e ricordi memorabili nel Wadi Rum
Zona dai numeri strabilianti è la Dana Nature Reserve: trecentootto chilometri quadrati di varietà paesaggistiche, settecentotré specie di piante tra cui molte rare, trentotto di mammiferi e duecentoquindici di uccelli. Un mondo di tesori unico, protetto come Biosfera Unesco. Fasce climatiche – e relativi habitat – per un'altitudine di milleduecento metri, fino a duecento sotto il livello del mare: un condensato di steppe desertiche, valli temperate, macchia mediterranea e complessi montani, con rispettive vegetazione e fauna. Per secoli terre abitate con puro approccio ecologico, che insegnano il valore della conservazione: qui, il Nature Shop propone prodotti biologici della riserva.
L'estremo sud del Paese lascia estasiati, nel Wadi Rum. La magia delle dune rosse, la terra chiara e le rocce brune dell'infuocato panorama l'hanno lavorato fino a renderlo il deserto più bello del mondo, come è stato spesso definito. La varietà del paesaggio non è distinta dalla cultura nomade che lo pervade. Il proverbio arabo dice: più ci si addentra nel deserto, più ci si avvicina a Dio. Luogo dove la voce silenziosa del Rum copre i rumori, le vette di arenaria che incantarono Lawrence d'Arabia svelano i loro segreti, il vento scultore spazza via le orme dalla sabbia: mentre la mezzaluna si leva molto prima che si allunghino le ombre, la fortuna è incontrare lo sguardo profondo e invitante di un giordano beduino che raccoglie i radi arbusti per condividere un dolcissimo tè.
Per approfondimenti:
Portale ufficiale del Jordan Tourism Board
"Helping nature, helping people" è la campagna che promuove laboratori artigianali per le comunità rurali, commercializza prodotti e manufatti dei gruppi di lavoro, reinveste il ricavato nella protezione della natura locale. Ha elaborato il progetto Wild Jordan l'Organizzazione Non Governativa Royal Society for the Conservation of Nature, l'organismo più importante per la tutela del patrimonio ambientale giordano che estisce inoltre le strutture ricettive di ecoturismo all'interno delle riserve naturali di Dana, Mujib, Ajloun, Azraq e Shaumari.
Centro Visitatori dell'Area Protetta del Wadi Rum.