L'agriturismo è nascosto tra gli alberi: la prima abitazione la si scorge ad alcune centinaia di metri, questo significa silenzio, significa quiete, arrivano alle orecchie solo i canti degli uccelli.
Dopo mesi in casa è ora di uscire e di dedicarsi del tempo prezioso, nel verde, nella natura, ed è quello che offre l'agriturismo Cascina Verne delle Rose una sorta di giardino privato dove sentirsi come a casa propria, l'ideale in questi tempi in cui dobbiamo restare distanti: un numero contenuto di posti e ampi spazi all'aperto dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza anti coronavirus; peraltro anche la campagna di Carmagnola si presta a evitare il rischio dei pericolosi affollamenti che possono succedere in città o al mare.
La buona cucina piemontese
Agostino Piana apre le porte della sua magione con l'invito ad assaggiare le specialità dell'enogastronomia tradizionale piemontese cucinata dalle mani d'oro di sua moglie, la signora Viorica, una cuoca fatta e finita che usa solo i prodotti agricoli coltivati nella sua azienda con metodi naturali e declina le portate secondo la costumanza, per usare un termine che potrebbe uscire dalle pagine del Talismano della felicità di Ada Boni, uno dei manuali di cucina importanti: antipasti, primi, secondi, dolce caffé e pausa caffé. Non c'è che dire, quando cucina la signora profumi deliziosi aleggiano per ogni dove.
Qualche esempio dei piatti che propone? Salsiccia, salvia fritta e semolini dolci, frittelle di mele con lo zabaione e bonèt. A Cascina Verne si può pure assaggiare ancora una delizia di altri tempi, la merenda sinoira, quella come la tradizione voleva, un pranzo frugale consumato a partire dalle 17, a base di insalata con le uova sode, pinzimonio di ortaggi di stagione, formaggi e salumi, acciughe, annaffiati da un vinello leggero, proprio quella che ci vuole appena arrivati da una passeggiata o - perchè no? - dopo un siesta pomeridiana come si deve.
Si può pranzare al ristorante anche senza dover per forza soggiornare, sono belle e ben disposte le tavolate all'aperto nella bella stagione e accoglienti le sale interne.
Bagna cauda, la regina della tavola
Ma il posto d'onore se lo prende la bagna cauda, vista l'impronta tradizionale della struttura, ovviamente nella stagione giusta. L'occasione di assaggiarla sono i Bagna Cauda Day in novembre e dicembre. "I nostri cardi, le bietole rosse e i porri - perché non ci sono solo quelli di Cervere ma anche quelli di Carmagnola - finiscono in bagna, dice Piana. Ci adattiamo alle richieste dei clienti perché è giusto che ognuno interpreti questa specialità a modo suo, anche se la ricetta autentica resta quella con aglio, olio, un briciolo di burro e niente di più". Soddisfa tutti Agostino, e poi si finisce in gloria con un bel brindisi di Asti spumante secco.
Anche l'igiene è massima: per la tranquillità dei clienti tutto si svolge come da protocollo di sicurezza con uso di guanti e le mascherine per gli operatori.
Perchè Cascina Verne
Perché si chiama Cascina Verne? Le verne sono alberi, gli ontani neri (Alnus glutinosa), le verne in Piemontese. Legno e radici di un bel colore rosso arancio erano usati per la fabbricazione di oggetti e mobili e per tingere legni, stoffe e pelle e la corteccia era usata per la concia delle pelli e per trattare le reti da pesca. Gli ontani neri vivono vicino a fiumi e ruscelli e il loro legno è particolarmente resistente all'acqua, tanto che veniva usato per la costruzione di palafitte e ponti.
Agostino racconta che nel Settecento la struttura era un monastero e l'architettura è ancora oggi quella. La tenuta è inserita in una terra dal disegno e dalle tradizioni agresti affidata nel Medioevo alle preziose cure dei monaci Cistercensi, che nel tempo consolidano i loro possedimenti nell'Abbazia di Casanova, importante tempo connessione commerciale tra il Piemonte e la Francia. A fine Settecento arriva la decadenza e re Vittorio Amedeo III la acquisisce, diventerà poi una delle tante residenze di caccia dei Savoia.
L'orto è una cosa di famiglia
Agostino e la moglie coltivano tante verdure e tante erbe officinali, la menta, la melissa e il basilico, i tropeoli o nasturzi i cui fiori si possono mangiare in insalata oppure come condimento negli alimenti (dagli antipasti ai dolci). Tra gli ortaggi la coltura di eccellenza è l'asparago, favorito dal suolo sabbioso e dalle cure sapienti: la difesa dalle erbe infestanti è fatta unicamente a mano. E poi la frutta: fragole (anche rifiorenti), ribes, uva spina, lamponi, more e mirtilli che fanno bella mostra di sé sui tavoli allestiti per la prima colazione o per i pasti e che sono utilizzati in cucina per confetture e marmellate. E' possibile acquistare in azienda i prodotti del loro orto.
Un prodotto speciale per il territorio di Carmagnola è il peperone, che non manca di certo nell'orto della cascina, maturano a fine agosto, e magari si possono portare a casa alla fine della vacanza. Quattro le varietà tradizionali: il "quadrato" con una forma a cubo e tre o quattro punte, il "corno di bue" dalla forma allungata, il "trottola" a forma di cuore e il "tumaticot" tondeggiante e schiacciato ai poli. Carmagnola è la città di Peperò, la più grande sagra in Italia dedicata a un prodotto agricolo, con una media negli ultimi anni di oltre 250.000 visitatori e una grande ricaduta economica su tutto il territorio. Probabilmente nel 2020 non ci sarà; tocca aspettare.
Ci sono anche le api e producono i mieli dell'Apicoltura Mielandia di Osasio. Enrico Dione e suo figlio hanno 160 alveari in giro per il Roero e il Carmagnolese, i mieli che fanno in Cascina sono l'acacia e il millefiori.
Più forti del Covid
Agostino ha iniziato l'attività nel 1996 e una fermata così brusca non l'aveva mai sperimentata prima. "Siamo stati chiusi, inattivi, solo l'orto e la campagna sono andati avanti". Adesso aspettano il ritorno della clientela abituale. "Da noi vengono sia italiani che stranieri, turisti, gente per lavoro, tante le famiglie".
"Ho aderito fin dall'inizio a Parchi da Gustare perché è nelle mie corde, dice. Siamo vicini al Parco del Po torinese, al Bosco del Gerbasso, al Museo di Storia Naturale di Carmagnola, al Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi"... tutti luoghi raggiungibili con una tranquilla passeggiata in bicicletta. Praticamente dietro l'angolo, a un chilometro e mezzo a piedi, venti minuti di bellezza tra prati e boschi, c'è il vivaio delle Commande, specializzato in peonie, che fioriscono in maggio, e in hosta che creano folti tappeti di foglie, originarie di Cina e Giappone non potevano mandare nei giardini della Belle Époque. Da non dimenticare che questo territorio è parte della Riserva della biosfera Unesco CollinaPo.
L'agriturismo offre 12 camere con bagno per 25 posti letto e un servizio di ristorazione completo. Ci sono con giochi per i bambini ed è un posto ideale anche per gli amici a quattrozampe al seguito, che sono molto bene accetti. La sua pagina Facebook ha 650 follower.
Per informazioni e contatti
Cascina Verne delle Rose
Via Verne, 5 - Fraz. Tuninetti
10022, Carmagnola (TO)
Sito internet: www.agriturismoverne.it