Ogni anno, il Comune di Cortiglione e varie associazioni propongono un'escursione intitolata A spasso tra colline, orti, fossili e... zafferano. Tappa d'obbligo, dopo aver attraversato il bosco in un percorso naturalistico di circa cinque chilometri, è il sito paleontologico che - per l'occasione - si può visitare con la guida degli esperti.
È un'opportunità per ammirare un ricco patrimonio di fossili, testimonianza di quando milioni di anni fa le colline erano ricoperte dal Mare Padano, dove numerosi molluschi bivalvi legati a fondi sabbiosi vivevano in un ambiente a una profondità di circa 10-15 metri con scarso moto ondoso, in un clima di tipo subtropicale, quindi molto più caldo di oggi. Accanto all'affioramento fossilifero, tappa della visita è la coltivazione dello zafferano, preziosa spezia, che cresce dove oggi sorge il geosito. Fino al 2004 è esistita una collina alta 30 metri: da lì sono state estratte le sabbie destinate alla costruzione dell'autostrada Asti-Cuneo e, proprio durante i lavori, sono emersi i fossili.
L'area attrezzata dal Parco Paleontologico Astigiano consente di vedere da vicino le pareti con le grosse conchiglie bivalvi del Mare Padano. Fossili e zafferano dunque raccontano una lunga storia, fortemente evocativa. In questi luoghi, tre milioni di anni fa c'era il mare, testimoniato dalla presenza delle conchiglie e lo zafferano si coltivava già nel Medioevo. Coltivazione oggi portata avanti dall'azienda agricola Lo zafferano dalle sabbie del mare, aderente al progetto regionale Parchi da Gustare.
Ideatore dell'attività è Nico Banchini studente in medicina e grande appassionato del suo territorio. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la storia e il metodo di coltivazione dello zafferano a Cortiglione.
Nico, dove nasce l'idea di coltivare lo zafferano?
L'idea nasce dalla volontà di recuperare il terreno di proprietà della mia famiglia, divenuto una cava per l'estrazione di sabbie: così abbiamo voluto, in un qualche modo, cercare di ristabilire un contatto con la natura, di rinnovarla, di rifarla viva, quasi come se le si dovesse risanare il torto subito...
Le colline del Monferrato, essendo milioni di anni fa sommerse dal Mare del Golfo Padano (Pliocene 3,5 m.a.) sono disseminate di fossili e proprio per questo motivo, durante i lavori, emerse quello che divenne poi il sito paleontologico di Cortiglione, ora gestito dal Parco Paleontologico Astigiano.
Abbiamo pensato a come poter utilizzare un terreno così sabbioso che, inoltre, non aveva visto la luce da più di 3 milioni di anni e l'idea si posò sullo zafferano, il quale trova la sua origine di coltivazione nei deserti dell'antica Persia. In seguito decidemmo di documentarci al fine di scoprire se nelle nostre zone vi fosse una qualche storicità legata a questa pregiatissima spezia e il risultato fu straordinario: lo zafferano non solo veniva coltivato nel Monferrato nel 1400, ma era tra i più richiesti, insieme a quello catalano, nei mercati europei, trovando sbocco per il nord tramite gli scambi con Ginevra e con il sud, grazie a Genova.
Importanti tracce si ritrovano nei daziari e in particolare nelle tariffe astigiane dei conti Orleanesi del 1410 dove si ritrovano: Canelli, Albugnano, Chieri, Revigliasco, Castelnuovo e diversi altri, dove appunto, la spezia veniva coltivata e commercializzata. Più nel piccolo, cosa ancor più straordinaria, si ha traccia dei passaggi dello zafferano in quel di "Corticelle", antico nome di Cortiglione, poiché, trovandosi al centro della Val Tiglione, era il tratto più sfruttato per il trasporto delle merci verso il mare con alte probabilità, viste le vicinanze dei paesi dove si coltivava la spezia, anche in Corticelle erano presenti zafferaneti.
Come si usava lo zafferano a quei tempi?
Allora era utilizzato solo in piccola parte nella gastronomia. I suoi usi spaziavano dalla medicina, entrava nella confezione del laudano (una soluzione ottenuta tramite macerazione dell'oppio in alcool dotata di potere antidolorifico), alla tintura, alla miniatura, etc... e veniva utilizzato come moneta di scambio. Insomma, era una mercanzia molto diffusa, addirittura al tal punto da rientrare nello stemma di cittadine come Basilea in svizzera o nei nomi di alcune vie nostrane: "Strada dello zafferano" a Montaldo Scarampi.
Purtroppo, a causa di violenti carestie e pestilenze che imperversarono nel '500-'600, gli zafferaneti vennero espiantati al fine di rioccupare le terre con coltivazioni che apportassero nutrimento; così, nel corso dei secoli, questa stupenda tradizione delle nostre terre venne a scemare fino a scomparire del tutto, persino dai ricordi di chi, quelle terre, tutt'ora le abita. Quanta pazienza e passione....
Le tecniche di coltivazione dello zafferano da noi utilizzate sono adattate alle caratteristiche climatiche e territoriali dell'alto Monferrato astigiano e particolarmente ai terreni sabbiosi, ricchi di giacimenti fossiliferi, che circondano il Geosito di Cortiglione, luogo in cui sorge la nostra coltivazione.
La coltivazione della spezia parte dalla piantumazione del bulbo: avviene tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, periodo in cui la bulbacea è ancora in stato di riposo. Terminata la piantumazione, la pianta germoglierà fuoriuscendo dal terreno con le caratteristiche spate bianche dalle quali emergeranno, tra la metà di ottobre e la metà di novembre, i fiori: durante questo mese avverrà quotidianamente e manualmente la raccolta del fiore.
La spezia, ricavata dai pistilli per separazione dal perigonio floreale, verrà fatta essiccare per 1.30 h alla temperatura di circa 40°C, a questo punto lo zafferano sarà pronto per il confezionamento. Successivamente alla fioritura entreremo nei mesi invernali dove la pianta di Crocus sativus, il suo nome ufficiale, germoglierà allungando i propri steli d'erba fino alla lunghezza di 60 centimetri, il colore sarà di un verde intenso. Giunti al mese di aprile si avrà la moltiplicazione dei bulbi che perdurerà fino alla fine di maggio, ove le germogliazioni seccheranno gradualmente fino a non lasciare più alcuna traccia vegetativa sul terreno; questo è il periodo dell'espianto dei bulbi che avverrà, appunto, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno. Le bulbacee, successivamente, passeranno i mesi estivi fuori dal terreno in un luogo asciutto e ventilato. Il ciclo riprenderà alla fine dell'estate con la nuova piantumazione che verrà posta in un terreno differente da quello dell'anno precedente. L'espianto annuale viene effettuato al fine di evitare che si formino agglomerati di bulbi, i quali assorbono energia e nutrimenti gli uni dagli altri portando a un impoverimento generale della spezia; inoltre, attuando il controllo dei bulbi annuale, può essere tenuta sotto controllo la salute degli stessi eliminando gli elementi malati. Il cambio terreno si attua al fine di avere nutrienti sempre in quantità considerevoli, in quanto un'eccessiva coltivazione perdurante negli anni, porterebbe ad un impoverimento delle sostanze nel terreno. Il nostro zafferano proviene da coltivazione certificata biologica!
Come sei stato coinvolto nel progetto Parchi da Gustare?
Da subito ho aderito con entusiasmo al progetto perché ho collaborato insieme al Parco Paleontologico alla progettazione del Geosito e ora organizziamo delle giornate per le famiglie, in cui proponiamo la visita all'affioramento dei fossili e la spiegazione della coltivazione dello zafferano. Inoltre il 24 novembre 2018, sono stato presente a "Parchi da Amare" al Lingotto Fiere di Torino, proprio perchè aderente a Parchi da Gustare.
Per visitare l'azienda agricola
L'azienda Lo zafferano dalle sabbie del mare è al confine con il Geosito fossilifero di località Crociera di Cortiglione (At), a poca distanza dalla Riserva Naturale della Val Sarmassa (Vinchio, Vaglio, Incisa).