Se c'è un fiore che la nostra fantasia potrebbe rappresentare con tutti i colori immaginabili, quello è l'Iris. Tale ricchezza cromatica giustifica il nome femminile del genere, che Linneo volle dedicare a "Iride", dea greca dell'arcobaleno che, volando in cielo con la sua veste di veli multicolori, portava agli uomini il messaggio degli dei. Da qui il significato del fiore di speranza, di buona novella, di vero e proprio auspicio positivo di una veloce ripresa se si attraversano momenti di crisi.
In Italia le Iris sono anche chiamate "giaggioli", per via della forma del bocciolo che ricorda quella di un ghiacciolo o talvolta erroneamente "gigli", per la vaga somiglianza con tali fiori.
Immortalato nelle pennellate decise di Monet e Van Gogh, dal bianco al blu, dal viola al giallo, alla fine dell'inverno invade i nostri giardini e corsi d'acqua creando una vera e propria tavolozza di colori.
Pianta medicinale dalle numerose proprietà, nota sin dall'antichità, è un ingrediente primario nella composizione di profumi e cosmetici antichi e moderni.
Nell'antico Egitto è presente allo stato spontaneo come Iris orientalis e associato al Dio Horus, simbolo del potere divino. Lo si trovava rappresentato sui muri di alcuni templi e nei decori dei palazzi accanto al papiro e al fior di loto.
Molto più tardi, in Europa, il nostro fiore lo ritroviamo negli stemmi della casate più importanti, come il "giglio d'oro", elemento ricorrente negli stemmi e nelle decorazioni dei reali di Francia. Si tratta della stilizzazione delle iris gialle, abbondanti lungo i corsi d'acqua che attraversavano i campi di battaglia al tempo di Clodoveo e della costituzione del glorioso regno di Francia; sei secoli più tardi il giglio divenne il "fleur del Lys", il fiore di re Luigi VII che lo adottò come stemma nelle crociate contro i Saraceni.
Il genere Iris comprende piante monocotiledoni erbacee perenni, appartenenti alla vasta famiglia delle Iridaceae, rappresentata in tutti i continenti da specie con fiori spesso appariscenti e generalmente dotate di organi ipogei di resistenza (bulbi e rizomi).
Si contano circa 300 specie, tutte distribuite nell'emisfero boreale, in grado di colonizzare ambienti molto differenti, dalle zone montuose e semidesertiche del Mediterraneo alle fredde scogliere battute da venti artici. Senza addentrarci troppo tra i criteri di classificazione di un genere tanto vasto, una prima utile distinzione può essere fatta tra le specie barbate e non barbate, ove per "barba" si intenda l'insieme delle appendici presenti sui tepali esterni (ali barbate) con funzione attrattiva per gli insetti impollinatori.
Ad esempio la maggior parte delle iris barbate antiche e moderne che abbelliscono i nostri orti e giardini, ha tra i progenitori l'I. germanica e l'Iris pallida , due specie caratterizzate da un elevato livello di variabilità, tale da rendere difficile la corretta identificazione delle diverse forme. Queste specie rizomatose sono state scelte dall'uomo per via della loro notevole bellezza, nonché per la facilità di coltivazione e ibridazione.
Ma, grazie all'incredibile varietà di ambienti e di fitocenosi nel distretto nord occidentale (che comprende per intenderci Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta), numerose sono anche le specie spontanee, come I. foetidissima L., I. graminea L., I. lutescens Lam., I. pseudoacorus L., I. perrieri Simonet e I. sibirica L.
A queste si aggiungono forme subspontanee derivanti dalle numerose varietà coltivate di I. germanica L. e I. pallida L., e ritrovamenti sporadici di specie meno conosciute come l'I. unguicularis Poiret nella fascia mediterranea.
Tutte queste sono distinguibili in relazione alle loro caratteristiche morfologiche ed ecologiche e, data la loro rarità, vanno tutelate da chiunque abbia la fortuna di incontrarle.
Passando in rassegna velocemente alcune specie ci si rende immediatamente conto della varietà di habitat che queste colonizzano e degli adattamenti morfologici che hanno evoluto in risposta alla pressione selettiva dell'ambiente.
Nei versanti liguri soleggiati e macchie in prossimità del mare, dove la primavera arriva precocemente, già a inizio aprile è possibile ammirare una specie barbata precoce, l' I. lutescens o giaggiolo tirrenico, blu-viola o giallo (di rado bianco), che non supera i 15-20 cm di altezza, distribuita dal Lazio alla Spagna, prevalentemente in ambienti costieri.
Se si è fortunati, e con un olfatto particolarmente fine, da aprile a giugno, passeggiando nei boschi della Liguria e del Piemonte, si potrebbe cogliere una leggera nota fruttata che tradisce la invece presenza dell'I. graminea, conosciuta anche come giaggiolo susinario, piuttosto raro nelle Alpi occidentali.
Un'altra specie di Iris, presente nei boschi umidi italiani è l'I. foetidissima, chiamata in Italia giaggiolo puzzolente o giglio dei morti, e curiosamente nota agli anglosassoni come "roast-beef iris", a causa dell'odore simile a quello della carne, sprigionato stropicciandone le foglie sempreverdi. Il fiore di questa curiosa specie si può ammirare da maggio a fine luglio; ha un caratteristico colore giallo, sfumato di grigio porporino verso l'esterno.
Diverse poi sono le specie di Iris che occupano ambienti umidi e acquitrinosi, molte di queste sono attualmente minacciate di estinzione per via della progressiva riduzione dei loro habitat soggetti a bonifiche, o per l'inquinamento delle acque. E' purtroppo il caso del giaggiolo siberiano, blu-violetto, I. sibirica, con fiori screziati di giallo al centro e bianco verso l'esterno. Una specie ancora presente nell'Italia nord occidentale, in poche stazioni della pianura piemontese e lungo i corsi d'acqua al confine con la Lombardia. L'eleganza di questa specie l'ha resa oggetto di una raccolta indiscriminata, che ha pesantemente contribuito alla sua rarefazione in Italia settentrionale.
Comunemente diffusa anche nel resto d'Italia e in Europa è invece I. pseudoacorus, una specie non barbata, strettamente associata alla presenza dell'acqua, conosciuta come giglio di palude o giaggiolo acquatico. L'epiteto della specie "pseudo-acorus" richiama la somiglianza con le specie del genere Acorus (falso calamo), in Italia anche soprannominata "spadoni" o "coltellacci" per via delle foglie a forma di spada (foglie ensiformi).
Chi volesse ammirare molte di queste specie da vicino, può approfittare di alcune visite guidate. Ad esempio ogni primavera anche il Giardino Rea, in Val Sangone, indossa i colori dell'arcobaleno in seguito alla fioritura delle centinaia di iris, che nel corso degli anni si sono aggiunte al nucleo originario di ibridi creati da Bellia, che ancora oggi portano i nomi (e forse il carattere) delle sue insostituibili collaboratrici. In collezione sono presenti sia iris botaniche, provenienti da tutto il mondo, che ibride antiche e moderne, italiane e straniere.
Giardino Rea: Domenica 21 maggio ore 14-19 "L'Arcobaleno in Giardino", visita guidata e chiacchierata sulla collezione di Iris, a cura di Davide Pacifico.
https://www.facebook.com/Rea.Giardino.Botanico/
In Toscana, dal 25 aprile al 20 maggio, a Firenze, è possibile visitare il Giardino dell'iris, spettacolare mostra vivente di oltre tremila varietà, gestito dalla Società italiana dell'iris. Situato al Piazzale Michelangelo, nel lato est digradante verso l'Arno, il giardino è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19,
http://irisfirenze.it/giardino/informazioni.htm
Ancora in provincia di Torino, nell'ambito della "Festa delle rose con ... Fragranzia", organizzata dalla Città di Venaria in collaborazione con la Fondazione via Maestra, che si terrà presso il Borgo Antico di Venaria dal 19 al 21 maggio 2017, giovedì 18 maggio alle ore 21 presso la sala espositiva comunale in via Mensa 34, avrà luogo la presentazione del libro: Le Iris, tra botanica e storia, a cura di Rosa Camoletto, responsabile della Sezione Botanica del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e coautrice del volume. Il volume, realizzato e pubblicato dal MRSN, raccoglie le belle e interessanti immagini tratte dalle collezioni del Museo e dal ricco patrimonio librario della sua biblioteca, ed è corredato da testi semplici ma rigorosi del punto di vista scientifico.
Bibliografia
Camoletto Pasin R., Quaranta L. (2000) - Attività di conservazione ex-situ nel Giardino Botanico Rea (Val Sangone, Torino), S.B.I. Milano.
Camoletto R., Verza Ballesio P., Quaranta L. (2009) - Le iris tra botanica e storia. Regione Piemonte, Catalogo MRSN (Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino).
Pacifico D., Quaranta L, 2013. Le iris spontanee in Italia nord occidentale: un progetto per la loro valorizzazione e protezione. Notiziario A.Di.P.A. (Associazione per la Diffusione di Piante fra Amatori), n. 39.