Camminando sulla neve che già comincia a sciogliersi ai tiepidi raggi del sole, scorgiamo il primo ambasciatore della primavera. Seppure è ancora inverno, spunta già il bucaneve (Galanthus nivalis), fiore grazioso e delicato, candido quanto il manto nevoso stesso. Proprio per questo si è guadagnato l'appellativo di "stella del mattino".
Specie bulbosa perenne, appartenente alla famiglia della Amaryllidaceae, è conosciuta nella tradizione popolare anche come fior di neve, galantino, lacrima bianca.
La tradizione cristiana lo associa alla candelora, il 2 febbraio, giorno della purificazione della Madonna e nell'antichità era comunemente usato per i mazzi da sposa. E' citato nell'Iliade, dove Omero descrive come Ulisse, re di Itaca, fosse stato avvelenato da Circe durante un banchetto, presumibilmente tramite un estratto di Datura, un potente anticolinergico. Il dio Hermes in persona consigliò al nostro eroe il bucaneve, come antidoto.
Il nome del genere deriva dal greco "gala" = latte e "anthos" = fiore, a indicare un fiore bianco come il latte, mentre l'epiteto specifico "nivalis" = di neve, fa riferimento alla sua precoce fioritura, spesso proprio in mezzo alla neve.
Alto circa 10-30 cm è formato da 3 tepali esterni e da 3 interni, fiorisce tra febbraio e marzo ed è diffuso dalla pianura fino a 1200 m slm, nei boschi e nei prati umidi. La sua bellezza ne giustifica la coltivazione anche come pianta ornamentale, ma il prelievo dei bulbi per trapianti nei giardini, nonché la captazione delle acque superficiali, sono fattori di minaccia per questa specie, rara e protetta in molte Region. In Piemonte la L. R. n. 32/1982 ne vieta la raccolta nelle province di Alessandria e Asti.
Attenzione ai sosia con cui può essere confuso, soprattutto prima della fioritura, come la Gagea lutea o cipollaccio stellato, che però ha tepali gialli e foglie singole e non appaiate, acute all'apice e non arrotondate, solcate da tre nervature e non una sola o ancora come il Leucojum vernum o campanellino (il falso bucaneve), un'altra graziosa specie della famiglia delle Amaryllidaceae, facilmente riconoscibile per le corolle tonde con tutti i tepali della stessa dimensione, bianchi ma punteggiati di verde all'apice.
Il bucaneve è tossico, ma prezioso, per la presenza nei bulbi di alcaloidi come la licorina, la nivalina e soprattutto la galantamina. Quest'ultima, isolata nel 1956 da un gruppo di scienziati bulgari, è stata subito utilizzata per problematiche neurologiche, neuromuscolari e persino per la demenza senile e l'Alzheimer. Si sa che la produzione di acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto nel meccanismo della memoria, nell'attenzione e nella cognizione, tende a diminuire con l'avanzare dell'età, ma la concentrazione nel cervello risulta notevolmente ridotta nelle persone affette da varie forme di demenza senile. La galantamina, inibendo l'enzima acetilcolinesterasi, deputato alla distruzione dell'acetilcolina a livello delle sinapsi, ne aumenta temporaneamente la concentrazione, con miglioramento delle facoltà cognitive.
Per la bianchezza dei tepali e l'aspetto molto chiuso, il fiore viene assunto come simbolo di pudore, purezza e di speranza per l'avvenire, da donare per attestare la propria solidarietà. Molteplici leggende lo hanno reso celebre nei secoli: basta raccoglierne uno nella prima notte di luna piena dopo la fine di gennaio per essere felici tutto l'anno, mentre un proverbio sostiene che "una primavera senza bucaneve vuol dire un'estate senza frutti".
Allora, in queste ultime settimane di inverno, auguriamoci di trovarne almeno uno...