Silurus glanis rappresenta insieme alla specie Silurus aristotelis Garman 1890, quest'ultima endemica della Grecia centro-occidentale, la famiglia dei Siluridae in Europa, famiglia a cui appartengono i così detti "pesci gatto". Silurus glanis è originario dei bacini del Mar Baltico, Mar Caspio e Mar Nero ed il suo areale naturale di distribuzione si estende dall'Europa centro-orientale (fino alla Svezia dove sono presenti popolazioni periferiche e relitte) all'Asia centro-occidentale.
Il siluro è caratterizzato da un corpo molto allungato e compresso nella porzione posteriore in senso longitudinale e ciò consente agli esemplari di questa specie di nuotare anche all'indietro. Ma la caratteristica morfologica che lo rende maggiormente distinguibile dagli altri pesci gatto, incluso lo stretto parente S. aristotelis, è la presenza di un totale di sei barbigli (organi tattili molto sottili e simili a dei baffi posti vicino alla bocca): due barbigli molto allungati sono posti sulla mascella e quattro barbigli relativamente più corti sono posti sulla mandibola. I barbigli contornano la grande bocca anch'essa caratteristica in quanto contraddistinta da una prominente mandibola. Ha inoltre una pinna anale molto lunga che si estende fino alla pinna caudale quest'ultima caratterizzata da una forma a trapezio. La pinna dorsale è invece fortemente ridotta e relativamente avanzata verso la porzione anteriore del corpo.
La caratteristica in assoluto più nota (ed apprezzata dai pescatori sportivi di questa specie) è, però, relativa alle sue dimensioni corporee. Questa specie, infatti, è il pesce strettamente d'acqua dolce (specie primaria) più grande in Europa ed è incluso nella lista dei 20 pesci d'acqua dolce più grandi al mondo (Cucherousset et al. 2018). Gli esemplari di questa specie possono raggiungere facilmente il metro e mezzo di lunghezza, ma alcuni esemplari possono superate i 2,5 metri e pesare oltre i 120 kg (Boulêtreau & Santoul, 2016). E proprio all'enorme taglia, il siluro deve l'origine del proprio nome comune in lingua anglosassone, wels catfish, che deriva dall'alto tedesco antico wal, termine con il quale in tedesco viene denominata la balena (Piccinini, 2004).
Il siluro è una specie caratterizzata da un tasso di accrescimento elevato, soprattutto in zone in cui la temperatura dell'acqua è vicina alle condizioni ottimali della specie (25-27 °C; Copp et al. 2009; Bergström et al., 2022). Raggiunge infatti in media dai 70 cm ai 130 cm nel giro di 4-7 anni, incrementando di 10 cm l'anno fino al raggiungimento della maturità sessuale. Dopodiché, l'accrescimento rallenta a 5-7 cm all'anno. In genere gli esemplari non superano i 20 anni d'età sebbene siano stati documentati individui di oltre 30 anni (Kuzishchin, et al., 2019) ed in situazioni molto particolari (popolazioni relitte svedesi) anche di oltre 70 anni (Bergström et al., 2022). Il rapido accrescimento, non solo contribuisce alla caratteristica più apprezzata dai pescatori, ma fa sì che gli esemplari di questa specie possano raggiungere velocemente una taglia che li protegge da altri eventuali predatori. Ciò si aggiunge alla possibile presenza di ghiandole velenifere che, secondo alcuni autori, sarebbero poste alla base delle pinne pettorali (Vajargahm & Jouladeh-Roudbar, 2022) e che, se presenti, offrirebbero un'ulteriore protezione da potenziali predatori come accade in altri pesci gatto (Wright, 2009).
Come altri pesci gatto, il siluro possiede un sofisticato sistema sensoriale al quale si affida per esplorare l'ambiente esterno identificando prede, potenziali predatori e rifugi. In particolare, i sensi ai quali il siluro si affida maggiormente sono l'udito, grazie alla presenza di un sensibile apparato di Weber (struttura anatomica che connette l'orecchio interno alla vescica natatoria che permette l'amplificazione dei suoni), l'olfatto ed il gusto grazie alla presenza di papille gustative distribuite esternamente intorno alla bocca ma anche sui barbigli. La vista sembra invece essere secondaria come dimostrato dagli occhi molto ridotti in proporzione al corpo, sebbene siano dotati di tapetum lucidum, struttura che consente agli esemplari di vedere in carenza di luce, per esempio di notte quando infatti la specie ha il picco di attività. Queste caratteristiche fisiologiche e il fatto che gli organi sensoriali lavorano in sintonia nell'identificare le prede, rendono il pesce siluro un predatore molto efficace. Gli esemplari di questa specie possono infatti percepire e localizzare, tramite l'udito e/o il sistema olfattivo (Pohlmann et al. 2001) le proprie prede, specie se in difficoltà (per es. attaccate ad un amo), ed utilizzando i barbigli dotati di papille gustative possono valutarne il potenziale edibile. Non a caso, il siluro è noto da tempi storici per la sua voracità (Piccinini, 2004). È un predatore all'apice della rete alimentare e gli adulti si nutrono prevalentemente di pesci ed altri vertebrati acquatici (nutrie, uccelli acquatici, tartarughe etc.) mentre gli esemplari giovanili si nutrono prevalentemente di macroinvertebrati (Copp et al. 2009, Cucherousset et al. 2018). Il siluro è un predatore opportunista in quanto non predilige particolari tipologie di prede ma si nutre tendenzialmente delle prede che trova maggiormente disponibili nell'ambiente in cui si trova. Infatti, è dotato di un'innata adattabilità e diversi studi hanno registrato comportamenti specifici e particolari di predazione in funzione dei diversi contesti. Uno dei comportamenti più emblematici riportati per il siluro è, ad esempio, il comportamento di spiaggiamento volontario osservato in Francia, dove alcuni individui hanno adottato questa strategia per cacciare dei piccioni avvicinatisi agli argini del fiume per abbeverarsi. Un comportamento al quanto insolito per un pesce d'acqua dolce, analogo a quello adottato da alcuni mammiferi marini come orche e tursiopi (Cucherousset et al. 2012). Un altro esempio di adattamento a condizioni locali è rappresentato dalla frequentazione sempre più evidente degli ambienti pelagici di grandi laghi prealpini come, ad esempio, il Lago Maggiore. Il siluro, tipicamente una specie bentonica (che vive a stretto contatto con il fondale), viene sempre più frequentemente ritrovato impigliato nelle reti che i pescatori professionisti calano nel pelago lacustre per catturare i coregoni. È probabile che questi siluri vengano attratti dai pesci catturati nelle reti e che vengano dunque a visitarle per cibarsene come ipotizzato in un recente studio dove i siluri pelagici avevano infatti consumato esclusivamente prede tipiche di questo habitat (De Santis & Volta, 2021).
L'adattabilità della specie si riflette non solo nella sua alimentazione ma anche nella tipologia di ecosistemi acquatici in cui la specie è in grado di vivere e prosperare. Tipicamente, il siluro predilige gli ambienti ricchi di nutrienti e vegetazione dei grossi fiumi planiziali e laghi eutrofici anche se ha colonizzato ambienti molto diversi da quelli appena descritti, come i grandi laghi oligotrofi prealpini. Il siluro non tollera livelli di salinità >15 ‰ e preferisce temperature miti (è una specie termofila), ma è ampiamente tollerante a bassi tenori di ossigeno disciolto poiché, grazie alla presenza del 30-35% di emoglobina nel sangue, è in grado di assorbire ossigeno in maniera molto efficiente. Ciò lo rende molto resistente anche all'inquinamento organico dei corpi idrici. Inoltre, anche se predilige temperature miti (con un optimum termico di 25-27°C), il siluro è in grado di sopravvivere anche a temperature più rigide ed il suo acclimatamento può essere favorito dalla presenza di scarichi di acque calde derivanti da attività antropiche o, più in generale, dal riscaldamento di fiumi e laghi a causa del cambiamento climatico in atto.
Infine, un'altra caratteristica che costituisce la chiave del successo del siluro nelle aree in cui è stato introdotto è la sua strategia riproduttiva. Si riproduce in coppia quando le temperature raggiungono i 18-20°C, le femmine depongono in media 25000-30000 uova/kg, in nidi precedentemente preparati dal maschio tra ghiaia, sabbia o radici di piante acquatiche. Al termine dell'accoppiamento, la femmina abbandona il sito di frega mentre il maschio rimane e presta cure parentali durante tutto il periodo di incubazione delle uova. Ogni giorno, il maschio sventola la sua pinna caudale ogni 3-5 minuti per mantenere le uova ben ossigenate fino alla loro schiusa che in genere avviene dopo 2-10 giorni dalla loro deposizione (Copp et al 2009). Questo comportamento garantisce un più alto tasso di sopravvivenza alla prole, incrementando così la fecondità della specie. Il periodo riproduttivo ha un'ampia finestra temporale che in genere va da maggio-giugno fino a settembre.
Introduzione ed invasione
Il siluro è stato introdotto in diversi paesi dell'Europa occidentale, nel XIX secolo in Inghilterra e nel XX secolo in Spagna, Italia, Francia ed alcune aree dalle quali si era estinto naturalmente come Belgio e Olanda. Il principale motivo di introduzione di questa specie è legato alla pesca e all'allevamento per il suo impiego in ambito culinario. Il siluro, infatti, è considerato una prelibatezza soprattutto nell'Europa dell'Est e viene spesso preferito ad altri pesci gatto per le qualità organolettiche della carne (Adamek et al. 2015). In alcuni casi invece, ad esempio nel bacino del fiume Isonzo (Specchi & Pizzul, 1994), il siluro è stato introdotto come agente di biocontrollo, ovvero come metodo di contenimento di altre specie ittiche problematiche.
In Italia, la specie fu segnalata per la prima volta nel fiume Adda nel 1957, ma si trattò di un esemplare unico, probabilmente sfuggito da un laghetto di pesca in seguito ad un evento di piena eccezionale (Manfredi, 1957). Alla fine degli anni '60 del secolo scorso furono poi segnalati diversi esemplari nel fiume Po (Gandolfi & Giannini, 1979), identificando così la prima vera popolazione in grado di autosostenersi (ovvero riprodursi senza sostegno dell'attività umana). Da allora, la specie è stata in grado di colonizzare tutti i principali bacini idrici del nord e centro Italia (De Santis & Volta, 2021), raggiungendo persino il bacino più grande del meridione, quello del fiume Volturno (De Bonis et al. 2015).
In Piemonte in particolare, il siluro è ampiamente diffuso lungo il corso principale del fiume Po con popolazioni anche abbondanti e ben strutturate e la specie sembra essersi espansa nei corsi d'acqua piemontesi come dimostrato da un incremento della frequenza relativa al numero di stazioni in cui la specie è stata ritrovata, passata dal 2,7 % nel 1988/89 al 14,4 % del 2017/19 (Bovero et al., 2021). Il siluro è inoltre presente in alcuni laghi piemontesi, inclusi laghi situati all'interno di siti di interesse comunitario (sensu Direttiva habitat EU, 1992) come i Laghi di Avigliana (cod. IT1110007) ed i laghi Sirio e Campagna, all'interno del sito speciale di conservazione "Laghi di Ivrea" (cod. IT1110021).
L'ampia valenza ecologica, l'elevata fecondità ed il rapido accrescimento uniti alla mancanza di predatori naturali hanno favorito il successo della specie e la sua capacità di dar luogo a delle popolazioni in grado di autosostenersi in 13 paesi Europei, originando delle popolazioni spesso invasive. Il termine invasivo si riferisce a popolazioni di specie aliene, ovvero non native di una determinata area geografica dove sono state introdotte dall'uomo, che si autosostengono ed incrementano in modo incontrollato in abbondanza e si diffondono sempre di più sul territorio, causando impatti, spesso negativi, all'ecosistema che invadono. Sono soprattutto la voracità e le abili doti da cacciatore ad essere alla base degli impatti negativi causati dalla presenza di questa specie. Tra i principali impatti osservati, vi è sicuramente la forte contrazione fino all'estinzione locale di alcune specie ittiche native come osservato ad esempio nel fiume Po (Castaldelli et al. 2013), ma anche in alcuni fiumi francesi (Boulêtreau et al. 2020) e iberici (Carol et al. 2009). Gli impatti della predazione del siluro, inoltre, non si limitano alle sole specie ittiche, ma possono interessare anche altri vertebrati acquatici o terrestri come osservato per i pulli di germano reale alla confluenza tra il fiume Oglio e Lago di Iseo (Milardi et al. 2022). Inoltre, la predazione di specie ittiche migratrici, come ad esempio il salmone (Boulêtreau et al. 2018), può alterare i flussi energetici che, ad esempio, collegano ecosistemi fluviali e marini, estendendo i possibili impatti ad un livello di organizzazione biologica più complesso, quello ecosistemico. Infine, la pressione predatoria esercitata dal siluro va a sommarsi ad altre problematicità come inquinamento e frammentazione degli habitat (ad esempio costruzione di dighe) che già mettono a rischio di sopravvivenza la fauna locale.
La rapida espansione del siluro nelle aree invase è solo in parte attribuibile alle capacità migratorie della specie poiché, sebbene in grado di effettuare migrazioni di distanze ragguardevoli, tende ad essere generalmente stanziale (Copp et al. 2009). Il principale vettore di espansione della specie rimane tutt'ora rappresentato dai rilasci volontari ed illegali, effettuati per scopi di pesca sportiva soprattutto nell'ambito della pesca ai pesci trofeo (Cucherousset et al. 2018). Considerato che la specie continua ad espandersi, soprattutto nell'Europa mediterranea (es. Mancini et al. 2022; Gkenas et al. 2023), vi è la necessità di sviluppare una strategia efficace in grado di contrastare tale tendenza, evitare nuove introduzioni e contenere le popolazioni invasive di questa specie per mitigarne gli impatti.
Il progetto LIFE PREDATOR
È da questa esigenza che è nato LIFE PREDATOR, un nuovo progetto co-finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma LIFE, che avrà durata quinquennale (settembre 2022-agosto 2027). Tale progetto prevede lo sviluppo di una strategia multipla e replicabile volta a prevenire, identificare e contrastare la diffusione del siluro nei laghi dell'Europa meridionale, in particolare in Italia e Portogallo, dove la specie ha sviluppato popolazioni invasive costituendo un pericolo per la biodiversità autoctona. Al fine di ridurre future introduzioni della specie, il progetto prevede di agire direttamente sul vettore principale, ovvero i pescatori, attraverso il loro coinvolgimento attivo ed un'estesa campagna di sensibilizzazione. Verrà costruita una rete di pescatori formati che avrà il compito di identificare precocemente la potenziale espansione della specie in quei laghi in cui quest'ultima è attualmente assente, agendo da sentinelle. Alla rete di pescatori, verrà affiancato uno strumento molecolare innovativo, l'analisi del DNA ambientale, dimostratosi molto efficace nell'identificare la presenza di specie esotiche anche quando la loro distribuzione in ambiente è ancora contenuta. Tale strategia verrà applicata su di un gruppo di 50 laghi, con caratteristiche ambientali distinte. Inoltre, in alcuni laghi selezionati in cui la specie risulta essere ampiamente diffusa (sei in Italia: Lago di Avigliana piccolo e grande, Sirio, Campagna, Comabbio e Maggiore), i pescatori affiancheranno gli operatori del progetto nella messa a punto di tecniche di cattura efficaci ed economicamente sostenibili per contenere la specie e limitare i danni causati dalla sua presenza. Infine, il progetto prevede la promozione e lo sviluppo di un'economia circolare basata sull'utilizzo gastronomico del siluro stesso, in modo da incentivarne la cattura e rendere realistico l'obiettivo del contenimento.