L'imprevedibilità e la rapidità dei cambiamenti che si verificano in natura non cessano mai di stupire. Sono fenomeni tanto più "misurabili" quanto più accurate e prolungate negli anni sono le banche-dati disponibili. Così è in Piemonte: cambiamenti considerevoli e in larga misura inaspettati della fauna regionale sono sotto gli occhi dei naturalisti che da oltre un trentennio hanno avviato nella regione regolari attività di monitoraggio sul campo.
Tra gli uccelli e i mammiferi (ma le stesse considerazioni valgono anche per altre componenti della nostra fauna) vi sono specie che, sino a venti o trenta anni orsono, erano presenti solo in alcune aree e ambienti del Piemonte, ma che sono ora diffuse, e numericamente molto più rappresentate, su tutto o quasi il territorio (ad esempio, la gazza e il capriolo). Ve ne sono altre che erano, nello stesso periodo, presenti in modo sporadico (il cormorano), o anche assenti (il lupo), e che sono ora divenute componenti "consolidate" della nostra fauna.
In alcuni casi si tratta di fenomeni attribuibili in misura più o meno diretta (il ritorno del gipeto o della cicogna) o indiretta (la diffusione di una specie esotica come lo scoiattolo grigio) all'azione umana. In vari altri casi, però, si tratta di cambiamenti riconducibili a più cause e riflesso di fenomeni complessi (cambiamenti d'habitat o climatici) che spesso agiscono su scale spaziali ben più ampie di quella regionale.
E' questo il caso dell'incremento di presenza della gru, fenomeno che - considerati l'entità che ha assunto, le dimensioni dell'animale e alcuni suoi tratti comportamentali (i forti e caratteristici richiami) - sta destando meraviglia e sorpresa anche tra i non "addetti ai lavori".
Sino agli anni '80 del secolo scorso questa specie era un visitatore relativamente scarso in Piemonte, come anche in altre regioni italiane. Nel corso degli anni '90, la gru manifesta, a livello europeo, una consistente ripresa numerica delle sue popolazioni (come riflesso di protezione legale, miglioramenti ambientali, trasformazioni agrarie e tendenze climatiche favorevoli per migrazione e riproduzione), con una popolazione attualmente stimata a quasi mezzo milione di esemplari.
A tale incremento fa riscontro, anche in Italia e sin dai primi anni 2000, un crescente numero di segnalazioni nei periodi migratori, con flussi inediti per intensità e vie di transito. Il fenomeno trova, dal 2009 in poi, particolare riscontro in Piemonte e nel nord-ovest italiano, divenuto snodo-chiave di una nuova rotta migratoria autunnale seguita da migliaia di gru che dall'Europa orientale (in particolare Ungheria) raggiungono, attraverso le Alpi Marittime, il Sud della Francia e le aree di svernamento spagnole.
Ma le novità non si fermano qui. Negli ultimissimi anni, le gru hanno iniziato a sostare nelle aree planiziali della nostra regione anche nei mesi invernali (dicembre-febbraio), in numeri sempre più considerevoli. Lo scorso inverno, ad esempio, nuclei di diverse centinaia di individui hanno regolarmente frequentato alcune aree dell'alessandrino, vercellese, torinese e dell'alta pianura cuneese. Gli stormi si spostano regolarmente tra gli ambienti di alimentazione (aree coltivate, spesso stoppie di mais) e i "roost" (zone di aggregazione) notturni, posti su ampi greti fluviali. In ogni caso, si tratta di ambienti estesi dove questi diffidenti uccelli si sentono al sicuro da ogni eccessiva vicinanza umana.
Considerata la rilevanza faunistica, e non solo, della specie, il GPSO (Gruppo Piemontese Studi Ornitologici "F.A. Bonelli") ha deciso di avviare, nell'ambito delle attività del Programma triennale del Centro di referenza "Avifauna Planiziale" istituito presso il Parco del Po vercellese-alessandrino, il progetto "CraneWin.it" (Crane Wintering in NorthWest Italy). Il progetto propone un'attività di regolare monitoraggio delle gru svernanti nel nord-ovest italiano, al fine di studiarne la distribuzione spaziale (localizzazione delle aree principali di alimentazione e di roost), i movimenti dei gruppi, la dinamica temporale, gli ambienti frequentati e gli eventuali impatti sulle coltivazioni, nonché i fattori di rischio o disturbo.
Al progetto possono partecipare tutte le persone interessate, come esempio di quel coinvolgimento dei cittadini in ambiti di ricerca naturalistica - la così detta "citizen science", in crescente sviluppo nei paesi anglosassoni - che può apportare importanti contributi di conoscenza, grazie anche alla diffusione degli strumenti tecnologici.
Il primo appuntamento per un conteggio in simultanea delle gru presenti nella regione è stato sabato 28 gennaio, ma il lavoro continua!
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Per approfondimenti: www.ebnitalia.it