"Un momento importante di riflessione e pianificazione per il futuro delle aree protette italiane, nell'ottica di contemperare le necessarie esigenze di tutela ambientale con quelle di uno sviluppo economico sostenibile". Così ha commentato gli Stati Generali delle Aree protette il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Un'occasione, quella degli Stati generali, tenutasi a Roma il 17 e 18 dicembre scorsi nella prestigiosa cornice della Biblioteca Nazionale, in cui è intervenuto, tra gli altri, anche il Sottosegretario Claudio Barbaro per fare il punto sulla situazione dei parchi in Italia e sulla Legge quadro delle Aree protette (L. 6 dicembre 1991, n. 394).
Tra incontri istituzionali e tecnici, sono state raccolte le esigenze e i punti di vista di tutti portatori di interesse coinvolti sul tema: regioni, enti locali, presidenti dei parchi e associazioni ambientaliste.
Secondo il ministro è necessario superare quel "limite culturale" che definisce i parchi naturali nella imposizione di vincoli e divieti, anzichè in opportunità per il territorio: un "malinteso supremo", lo ha definito Pichetto Fratin, che è evidente ogni volta che i Comuni non vogliono entrare a far parte di un'area protetta. Ha quindi auspicato una vera e propria azione culturale, che renda tutti gli attori del territorio personaggi attivi.
Dal dibattito sono emerse molte esigenze che, secondo il saottosegretario Barbaro, richiedono la riformulazione di una nuova norma sui parchi: la Legge 394, a detta di tutti, è stata fondamentale ma necessita di un aggiornamento sulla base di un contesto ambientale, sociale, culturale ed economico profondamente cambiato.
Tra i temi principali discussi, la necessità di costruire una vera rete delle aree protette e allinearsi con i percorsi indicati dall'Unione europea: e quindi includendo nel panorama delle aree protette italiane, anche i siti delle rete Natura 2000 non considerati finora nella norma nazionale.
Il Sottosegretario Barbaro ha sottolineato la necessità di semplificare i modelli di governance territoriali per rendere i processi decisionali più veloci ed efficaci, mentre il Ministro Pichetto Fratin ha ribadito, a conclusione dei lavori, che gli enti gestori dei parchi devono sempre più diventare uno strumento di sviluppo del territorio, mutando la fuorviante percezione che spesso suscitano negli amministraori locali: ovvero, essere considerati soggetti che impongono vincoli anzichè opportunità per il territorio.
L'auspicio è che gli Stati generali delle Aree protette, il cui documento di sintesi sarà redatto entro il mese di gennaio del prossimo anno, siano l'inizio di un reale processo per arrivare a formulare una nuova normativa dal rinnovato equilibro tra tutela della biodiversità e sviluppo del territorio.
Il contributo dei parchi regionali piemontesi
In Piemonte, l'estensione complessiva delle a Aree naturali, comprese nella rete ecologica regionale, ammonta a quasi 460mila ettari di territorio protetto, pari a più del 18% della regione (considerati i due parchi nazionali, Gran Paradiso e Val Grande, i parchi a gestione provinciale e comunale) con una biodiversità composta da 56 habitat, 9.804 specie animali e 3.971 specie vegetali.
Numeri importanti, riportati nel Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità (Legge regionale 29 giugno 2009, n. 19) che individua dieci enti strumentali della Regione Piemonte - Alpi Cozie, Alpi Marittime, Parchi reali, Po piemontese, Parco paleontologico astigiano, Ossola, Ticino e Lago Maggiore, Valle Sesia, Monviso e Appennino piemontese - dedicati alla gestione di 77 tra parchi e riserve naturali, a cui si aggiungono la Città metropolitana di Torino, cui è affidata la gestione di sei parchi naturali; il Comune di Cuneo che gestisce il Parco fliviale Gesso e Stura, la Unione montana Valle Cervo-La Bursch che si occupa della Riserva naturale del Brich Zumaglia. In totale, sono 178 i Comuni che ricandono in un'area protetta, pari a circa il 6% della superficie del Piemonte.
Nei parchi regionali lavorano 330 persone, impegnate in molteplici attività: che vanno dalla vigilanza, alla ricerca, manutenzione, ammnistrazione, comunicazione, promozione, solo per individuarne alcune. E impegnate quotidianamente a dialogare con il territorio.
Per tutte queste ragioni, l'Assessore ai parchi della Regione Piemonte, Marco Gallo, in occasione degli Stati generali, ha sottolineato l'importanza di favorire e supportare la crescita del sistema delle Aree protette per contribuire a uno sviluppo sostenibile del territorio.
Attualmente, in Piemonte, gli enti di gestione sono protagonisti di uno sviluppo sostenibile e costituiscono di fatto una risorsa già strutturata e fondamentale in chiave di sviluppo locale.
E' infatti, attraverso un'organizzazione tecnica ed amministrativa consolidata che, oltre a tutelare la biodiversità, gestiscono il territorio garantendo la sua manutenzione e una sicurezza idrogeologica, creando condizioni per attrarre turismo e attività economiche (soprattutto in aree marginali) e intercettando importanti risorse economiche dall'Unione europea re-investite sulle comunità locali.
*Jacopo Chiara è Dirigente del Settore Sviluppo sostenibile, Biodiversità e Aree naturali della Regione Piemonte.