Se cercate "arido" sul vocabolario troverete una definizione a dir poco sconfortante. "àrido agg. [dal lat. arĭdus, der. di arere «esser secco»]. – 1. Asciutto, secco, privo di umidità: campagna a.; suolo, terreno a.; quindi anche sterile, infecondo. Clima a., quello in cui non sono possibili coltivazioni senza l'ausilio d'irrigazione. 2. fig. Privo di vitalità, di attività creativa, scarso di soddisfazioni spirituali: O dell'a. vita unico fiore [la giovinezza] (Leopardi); povero di idee o di sensibilità affettiva: mente a.; cuore a.; stile a., senza varietà, privo di ornamenti; studî a., che richiedono un'applicazione esclusivamente cerebrale".
In realtà, le drylands, letteralmente terre aride, raccontano di una grande ricchezza in termini di biodiversità.
Le zone aride tutelate dall'Europa
Partiamo dall'inizio: nel settembre 2019, l'Unione Europea, nell'ambito del programma Life, ha stanziato un finanziamento pari a 1,3 milioni di euro per la proposta di ripristino degli habitat delle zone aride a rischio, la loro conservazione e futura gestione, il Life Drylands.
Il Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Pavia ha proposto il progetto e la professoressa Silvia Assini ne è la responsabile scientifica. Cofinanziato dalla Fondazione Cariplo, il programma vede coinvolti, oltre all'Università di Pavia, l'Ente di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino, l'Ente di Gestione delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, il Parco Lombardo della Valle del Ticino, la Rete degli Orti Botanici della Lombardia, e il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna.
Gli habitat aridi acidofili continentali oggetto di studio e ripristino si trovano all'interno di otto siti Natura 2000 lungo il corso dei Fiumi Po, Ticino e Sesia.
La rete Natura 2000 è stata istituita nel 1992, ai sensi della Direttiva Habitat, con lo scopo di proteggere e conservare gli habitat e le specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dagli Stati dell'Unione europea. E' il principale strumento per la conservazione della biodiversità e l'Italia ospita la metà delle specie vegetali e un terzo di quelle animali presenti in Europa, aggiudicandosi così il primato di paese europeo più ricco di biodiversità.
Nel 1992 nasce il programma Life grazie a una nuova e collettiva consapevolezza della necessità di tutelare la natura e l'ambiente. Eventi come il disastro nucleare di Chernobyl e l'aggravamento delle conseguenze del riscaldamento globale hanno accelerato i tempi della definizione di una politica ambientale europea e degli annessi programmi di finanziamento per progetti di valore e rilevanza comunitaria in materia ambientale.
In questo scenario, si inserisce il progetto Life Drylands che pone l'attenzione su zone aride a rischio estinzione. Dal Secondo Dopoguerra, infatti, le praterie su fondo sabbioso, così come le brughiere e le praterie aride sono diminuite drasticamente a causa della frammentazione degli habitat legata all'antropizzazione.
L'utilità degli ambienti aridi
Il 2020 è stato proclamato dall'ONU l'anno internazionale della salute delle piante per ricordare ad ognuno di noi che la vita sulla Terra è strettamente connessa allo stato di salute del mondo vegetale, da cui provengono l'ossigeno che respiriamo e le risorse alimentari, oltre a costituire un vero e proprio scrigno di biodiversità.
Oggi abbiamo piena coscienza dell'importante ruolo svolto anche dagli ambienti aridi, da sempre considerati poco utili per l'agricoltura, abbandonati o frammentati per fare spazio all'urbanizzazione: sono le brughiere, le lande, le steppe, i gerbidi che ospitano fiori delicati, misteriosi licheni, farfalle. Tutti nomi fortemente evocativi, carichi di rara poesia e soprattutto di biodiversità.
Spesso sono aree pubbliche comprese nel territorio gestito dagli enti-parco coinvolti, ma, talvolta, sono proprietà private, in luoghi davvero impensabili: ad esempio, uno degli habitat target del progetto è la brughiera all'interno dell'Aeroporto di Milano Malpensa, con cui si è condivisa una pratica di gestione in grado di favorire la biodiversità e la colonizzazione da parte di specie autoctone.
Drylands propone la riqualificazione o ricostituzione ex novo di alcuni habitat aridi in zone con grande potenziale vegetale ma molto degradate, come avviene ad esempio sotto le linee dell'alta tensione. In questi spazi aperti prende piede una vegetazione di scarso valore, dominata da specie alloctone invasive come il prugnolo tardivo (Prunus serotina) o la robinia (Robinia pseudoacacia), e Solidago. Ci sono però alcune specie che denotano il carattere di brughiera di questi corridoi verdi, come Potentilla hirta, Cytisus scoparius, la Ginestra dei Carbonai cantata da Giacomo Leopardi, o, in alcune zone, Calluna vulgaris. Mentre muschi e licheni rappresentano la fase pioniera della brughiera.
I risvolti del progetto Drylands
Il progetto si pone l'obiettivo di riportare questi ambienti a uno stato di conservazione favorevole attraverso interventi di vario tipo come lo sfalcio delle specie erbacee troppo esuberanti, la ripulitura da specie esotiche invasive come la robinia, la quercia rossa (Quercus rubra) o Amorpha fruticosa, che, entrando in competizione con le specie autoctone, si sviluppano in maniera incontrollata andando a semplificare la composizione paesaggistica dell'ambiente.
La biodiversità rende gli ecosistemi più resistenti agli attacchi esterni e alle calamità naturali: deve essere preservata e valorizzata.
I prati aridi ospitano una grande varietà di specie officinali, utili per i loro principi attivi in medicina: occorre censire le specie presenti. Per questo il progetto si fregia anche di una lettera di supporto della Federazione Erboristi Italiani. Questo è senza dubbio un valore aggiunto del progetto che pone in primo piano la tutela della biodiversità ma presenta anche benefici a vantaggio della comunità.
Questi ambienti rivestono un ruolo fondamentale per gli insetti impollinatori: in questo periodo difficile anche per le api, minacciate dalle conseguenze negative di alcune azioni umane, preservarne gli habitat è indispensabile.
Il progetto si propone di rendere fruibili, in maniera consapevole e responsabile, le aree pubbliche oggetto di intervento. Attività come il butterfly watching (l'osservazione delle farfalle) o la conservazione e la valorizzazione di muschi e licheni, svolte nel pieno rispetto delle brughiere, rimanendo, per esempio, sui sentieri tracciati, comportano una ricaduta anche di tipo socio-economico, in quanto favoriscono la nascita di imprese di servizi per il turista.
Per questo sono previste azioni di miglioramento floristico con l'introduzione di specie erbacee tipiche per rafforzare la composizione: sono, dunque, necessari interventi di tipo meccanico atti a rimuovere il primo strato superficiale del terreno creando una base "nuova" con le condizioni ideali per il miglioramento dell'habitat.
Gli arbusteti, le brughiere e le praterie ospitano anche organismi legati per lo più agli ambienti umidi, come le libellule. La metamorfosi dallo stadio larvale alla fase adulta avviene proprio negli ambienti aridi, dove, questi insetti trovano abbondanza di prede e una vegetazione che offre riparo dai predatori.
Il progetto non si limita agli interventi di restauro delle brughiere nei siti individuati, ma presenterà linee guida mirate a garantire lo stato di conservazione ideale per la gestione di questi ecosistemi oltre alla sensibilizzazione del pubblico attraverso i media in merito all'importanza degli habitat di Rete Natura 2000.
Per saperne di più
Profilo Instagram @LifeDrylands
Sito web www.lifedrylands.eu