Il Sentiero delle Fontane
Andarci... è più semplice dopo l'inaugurazione del Sentiero. Un anello di un chilometro mezzo soltanto. Ma le ragioni di sosta, di indugio, sono tali che anche mezza giornata può non bastare. Occorre andare piano sul Sentiero delle Fontane. Piano per entrare in sintonia con l'intorno, per perdersi sotto le fronde, per non perdersi i dettagli, le piccole-grandi meraviglie. E occorre fare silenzio: per stupirsi del suono dei propri passi sul terreno, per sentire lo scoscio dell'acqua, la brezza tra i rami, gli uccelli. Non è retorica: non è facile trovare incanti di natura in tal concentrazione. Sul Sentiero delle Fontane si può anche imparare: a entrare per un po' di tempo in armonia con l'ambiente naturale, e a conoscerne alcune finezze. Nel primo caso si fa appello alle sensazioni, il secondo è facilitato dall'opuscolo che aiuta nell'individuazione dei punti "ufficiali" di sosta. Difficoltà? Nessuna. Si cammina su terreno perlopiù pianeggiante guidati da segnavia. Si cammina là dove fino ad alcuni decenni or sono passava la Stura, poi il torrente si è spostato a nord lasciando in sua vece avvallamenti e sponde, segni della sua azione di rimodellamento, della sua vitalità (con acqua abbondante se ne avverte la presenza al di là delle fronde). Il periodo? La prima volta è d'obbligo la primavera, ma ogni stagione ha le sue ragioni di interesse (inverno compreso!)
Il percorso
Partenza al limite dell'abitato delle Grange, presso la bacheca della Zona naturale di Salvaguardia della Stura di Lanzo. Una stradina si inoltra subito nel bosco e dopo una cinquantina di metri si biforca. Si va sulla strada di sinistra guidati da due pioppi neri monumentali: paiono colonne d'ercole con il compito di separare il grande mare aperto dell'ambiente antropizzato dal mare residuo della natura libera. Una breve discesa conduce al primo appuntamento: la Fontana 'd Genta (Fontana Genta, dal nome di di una famiglia locale), la prima risorgiva del percorso. Se ne segue la riva destra fra ontani, querce, cespugli di biancospino e felci, accompagnati dalla musica ruscellante dell'acqua che si cheta di lì a poco in una bella lanca: 'l Fontanin, secondo appuntamento "ufficiale" del percorso. Ufficiale o meno, è davvero arduo non fermarsi ad apprezzare questo piccolo frammento di natura libera, di acqua verde di lenticchie e crescione. Con rammarico ci si accomiata dalla risorgiva e si va a destra a piccoli saliscendi (i citati segni lasciati dalla Stura). In un avvallamento più ampio si incontra anche un segno lasciato dall'uomo. Il pilastro di sostegno della pianca (passarella) costruita nel 1915 e che fino agli anni '50 consentiva agli abitanti di Grange di recarsi oltre Stura senza lunghi cammini. La motorizzazione ha poi reso obsoleto il manufatto (peraltro ricostruito più volte), tuttavia la realizzazione di una passerella a esclusivo uso ciclo-pedonale sarebbe oggi opportuna per consentire, a ciclisti e pedoni, di attraversare in sicurezza e tranquillità il torrente. Auspici a parte, fa impressione questo blocco di calcestruzzo "perso" nel bosco, fantasma di un tempo che era appena ieri, ma che appare remoto. Il pilastro costituisce il terzo punto sosta, poi si prosegue su un sentiero incrociando di lì a breve un'altra carrareccia boschiva. La si imbocca verso valle. Pochi passi e, con occhio attento, si scorgono sulla sinistra, nascosti nella vegetazione, alcune pietre di grossa taglia: il basamento del ricovero del custode della passarella, incaricato di riscuotere il pedaggio e di sorvegliarne l'utilizzo (niente telecamere un tempo). Al successivo bivio si va a sinistra per affacciarsi dopo circa 500 metri sull'alveo della Stura. Il torrente costituisce un altro punto sosta: basta un colpo d'occhio per coglierne l'energia e la vitalità, la sua opera alterna di erosione e deposizione. È bene però prendersi il tempo per scendere (con acqua tranquilla si intende) sull'ampio greto per osservare nelle scarpate di sponda le formazioni sedimentarie degli strati fossili di Glyptostrobus (una bacheca fornisce le opportune informazioni). Tornati sulla strada, con pochi passi a destra si accede al guado che consente di passare il rio formato dalle risorgive: le loro acque ormai unite concluderanno di lì a poco il loro breve viaggio, arricchendo la Stura di acqua di buona qualità. Tornati sui propri passi si prosegue nel bosco verso l'ultimo appuntamento. Che non può essere che un'altra fontana: la Fontana 'd Cup. Se ne risale brevemente la riva sinistra circondati da un letto di pervinche (straordinaria fioritura a inizio primavera) verso il luogo di risorgenza, proprio accanto al limitare di Grange. Il luogo è detto Casa 'd Cup dal nome di un'altra famiglia del luogo (cup: tetti in piemontese). Sulla sponda destra un grosso masso arrotondato fungeva da inginocchiatoio per il bucato. Si prosegue a destra per far ritorno sulla strada iniziale e chiudere l'anello. Chiudere? A pensarci bene l'anello si può riaprire, in senso contrario magari...
Un sentiero voluto
Da Piero e Rita Beria innanzitutto, proprietari dell'area dove passa il sentiero, che da anni gestiscono sulla Stura di Lanzo attività di fruizione nell'area naturalistica dei Goret, sulla riva sinistra del torrente. E dall'Ente di gestione del Parco La Mandria che gestisce anche la Zona di Salvaguardia della Stura di Lanzo. La manutenzione del sentiero sarà curata dai proprietari tramite una convenzione con l'ente di gestione del parco e il Comune di Nole. Un "sentiero voluto", ma anche un sentiero fin da subito apprezzato, come testimonia la folta partecipazione il giorno dell'inaugurazione, domenica 3 aprile.
Come arrivare al sentiero
Entrare in sintonia con l'ambiente naturale. Può bastare un attimo, ma può occorrere più tempo. Ed è per questo che si consiglia di iniziare la visita da "un po' più lontano" in bicicletta, mezzo ideale per creare la giusta predisposizione. Si può ad esempio partire dalla Borgata Vastalla (di Ciriè), separata da Grange da un chilometro di gradevole campagna. Passata la chiesa di Grange una iniziale breve discesa conduce ai limiti dell'abitato, alla bacheca che indica l'inizio del cammino. La bicicletta sarà poi il mezzo giusto per spingersi, al termine della camminata, ai Prati di Villanova e, attraversata la Stura, andare in favore di corrente sulla riva opposta per visitare la citata Oasi naturalistica dei Goret.
Con mezzi propri. Da Torino si segue la S. P. delle Valli di Lanzo (detta Mandria) fino a Robassomero, dove si lascia la provinciale e si seguono a destra le indicazioni per Cirié. Al termine della discesa dopo Robassomero, prima del ponte sulla Stura, si svolta a sinistra per Vastalla (fraz. Di Cirié) e Grange di Nole. È bene lasciare il mezzo nel parcheggio accanto al cimitero, all'ingresso dell'abitato.
Con mezzi pubblici. Linee di pullman da Torino a Robassomero. Possibilità interessante: con treno e bicicletta al seguito da Torino Stazione Dora a Ciriè, distante circa 6 Km da Grange di Nole (attenzione nel transito sul ponte sulla Stura, incautamente ricostruito dopo l'alluvione del 2000 senza passaggio ciclo-pedonale).
Info e visite guidate
Piero e Rita Beria, Azienda agricola "Le Campagnette", tel. 011 9235377; e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Visite anche all'Oasi naturalistica dei Goret. Parco La Mandria, punto info Ponte Verde, tel. 011 4993381. È disponibile, in particolare per le scuole, un opuscolo curato dal servizio fruizione del Parco La Mandria (scaricabile anche da Internet).