Il territorio delle Valli di Lanzo, come molte altre zone montane, negli ultimi anni ha subito un drammatico spopolamento. Esaminando alcuni dati anagrafici, tanto per fare un esempio, si scopre che a Usseglio nel 1861 risiedevano 2495 abitanti, mentre oggi il Comune registra solo 211 residenti.
L'esododalla montagna, avviato alla fine del secolo scorso, ha avuto delle forti ripercussioni sull'assetto economico, culturale e territoriale di questa zona, i cui effetti sono ancora evidenti nelle borgate semi abbandonate che si incontrano lungo il cammino, così come nella forestazione spontanea che ha ricoperto di vegetazione molti pascoli in quota, o ancora nella marginalizzazione delle attività agricole, che avevano un ruolo importante nell'economia di queste aree.
Eppure, queste tre valli, Val Grande, Val di Viù e Val d'Ala, sono ricche di racconti, cultura e vie panoramiche di gran fascino.
Il percorso
Uno dei percorsi più interessanti, per capirne la storia e la varietà paesaggistica, è il sentiero che dal Paese di Usseglio, località in Valle di Viù, conduce al Rifugio Cibrario, al Lago Peraciaval e, infine, al Lago della Rossa.
Un percorso impegnativo per chi non ha molta dimestichezza a consumare chilometri, visto la lunghezza del tragitto, ma incantevole per la ricchezza di vegetazione e di reperti storici che si possono ammirare lungo la via. Il sentiero inizia da Villaretto, una piccola frazione di Usseglio. Proprio vicino a una piazzetta si trovano le indicazioni per iniziare il percorso da seguire per conquistare il Rifugio Cibrario (raggiungibile in tre ore di cammino).
Il primo tratto passa accanto a un alpeggio, in cui spesso sostano tranquille mandrie di mucche. Percorsi pochi metri si attraversa un ponte in pietra, che conduce all'interno di un bosco dove meravigliosi e imponenti ontani si ergono davanti ai nostri occhi come fossero silenti sentinelle.
Il tragitto prosegue per una buona mezz'ora nella quiete e nella frescura della selva. Dopodiché, usciti dalla boscaglia, si ritrova la luce che, illuminando le magnifiche rotaie della Decauville, ci fa entrare in un sogno d'altri tempi.
La Decauville
La Decauville ha una lunga e affascinante storia alle sue spalle. In Val di Viù venne realizzata, quando si decise di costruire le dighe, allo scopo di agevolare lo spostamento dei materiali dal Lago di Malciaussia al Lago dietro La Torre.
Il percorso, rimasto in buono stato fino ai giorni nostri, si snoda per diversi chilometri dentro le rocce e i macigni, per transitare poi in mezzo a lunghe gallerie che bucano i ripidi pendii delle montagne.
Si tratta principalmente di una ferrovia a scartamento ridotto, il cui binario è costituito da elementi tutti smontabili. Essendo costituita da spezzoni di binari e rotaie leggere montate su traverse di metallo, venne allora molto apprezzata: aveva infatti la capacità di poter essere costruita sopra qualsiasi tipo di terreno.
Nel 1873 l'ingegnere Paul Decauville concepì un vero e proprio "sistema di ferrovia portatile" con binario in acciaio e vagoni a due assi. Il sistema Decauville risultò talmente efficiente, che all'epoca venne sfruttato sia in agricoltura che nell'industria.
In Val di Viù il progetto fu avviato verso la fine degli anni '20, al fine di sfruttare l'acqua che in zona, grazie ai tanti ghiacciai presenti, fu sempre particolarmente abbondante.
In pochi anni, le centrali idriche provenienti dai ghiacciai di Punta Maria, Punta d'Arnas, Croce Rossa, Rocciamelone furono fatte confluire in tre grandi bacini artificiali. Il vecchio villaggio di Malciaussia fu sommerso totalmente dal grande lago artificiale che occupò l'intera conca a 1800 mt s.l.m.
A quota 2716, sotto le pareti della Croce Rossa e Punta D'Arnas, sorse l'incantevole lago semi-artificiale, denominato "Lago della Rossa", le cui acque, nelle giornate di sole, diventano più azzurre dello stesso cielo.
Più sotto, accanto al "Lago dietro La Torre", a quota 2370 mt. fu infine istallata una piccola centrale idrica.
Tornando al percorso, superata la via, che per alcuni metri corre sopra l'affascinante Decauville, si continua lungo il sentiero, ben segnalato dal CAI.
Alcuni chilometri dopo, sorpassato un tratto pietroso, attraversato da piccoli torrenti, si raggiunge il pianoro del Peraciaval. Ancora un ultimo strappo e finalmente si può scorgere il profilo dell'ospitale rifugio gestito dai volontari del Cai di Leinì.
Accanto al rifugio ci sono le indicazioni per avviarsi, in un'altra ora e mezza di cammino, verso il bellissimo Lago della Rossa. Oppure, in soli venti minuti di tragitto, si può decidere di approdare sulle rive del Lago del Peraciaval. Quest'ultimo, a quota 2772 metri s.l.m., è una vera e propria gemma incastonata in mezzo alle rocce e ai pendii erbosi.