Il progetto, giunto alla sua 67esima edizione, si concretizza come un viaggio critico nell'attualità che vuole mettere in risalto l'importanza del giornalismo nelle dinamiche della società.
Secondo Stefano Tallia, presidente dell'Ordine dei giornalisti del Piemonte, si tratta di un'importante occasione per permettere alla cittadinanza di entrare in contatto con la professione del giornalista, grazie a lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica, firmati per le maggiori testate internazionali.
Una visione induttiva del Mondo
I 130 scatti esposti sono stati selezionati da sei giurie regionali e una globale – presieduta da Fiona Shields, responsabile della fotografia del The Guardian - tra le 61mila fotografie candidate.
Il concorso, così come le giurie e la stessa esposizione, è suddiviso in sei aree geografiche corrispondenti ai Continenti (scindendo in due le Americhe) e l'obiettivo è costruire una visione globale partendo dagli occhi dei fotografi che, spesso, sono giornalisti dell'area, fortemente coinvolti e partecipi della dinamica che vogliono mettere in luce: è il caso, ad esempio delle immagini su Gaza.
Esempio eclatante di questa interpretazioneè il vincitore del Contest, Mohammed Salem, neo-genitore palestinese che con il suo scatto, intitolato "Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote" (già ribattezzato "La Pietà di Gaza") ha non solo immortalato la morte di una bambina, ma racchiuso l'uccisione di 40mila persone dall'inizio del conflitto a Gaza, come spiega Martha Echevarria, curatrice della mostra.
Le principali tematiche in campo
Oltre a una divisione tipologica, tra scatto singolo, storie, progetti a lungo termine e il più recente Open Format, Vito Cramarossa, direttore di Cime, partner della World Press Photo Foundation, propone ai visitatori anche una tematica: la guerra, tramite le sue molte declinazioni (dalla donna palestinese che cammina tra le macerie della propria casa all'immagine di ciò che è rimasto dopo l'attacco al festival di Israele), la migrazione di uomini e di animali, fino al tema ambientale. Più che una cesura, il direttore mette in evidenza la ciclicità di tali eventi: per secoli guerra e migrazione di popoli si sono succeduti e alternati, accompagnati negli ultimi decenni dalla necessità di spostarsi per motivazioni climatiche.
Il cambiamento climatico nell'obiettivo
La tematica ambientale emerge in ogni Continente, anche in Europa, dove il fotografo franco-tedesco Daniel Chatard ha immortalato le proteste della popolazione della regione Renania, fortemente colpita dalla deforestazione per la produzione di carbone, ancora principale risorsa energetica ("No mans land").
Oppure in Nord America, dove possiamo riscontrare l'arrivo dei primi rifugiati climatici degli Stati Uniti, fotografati da Sandra Mehl e provenienti dall'Isola di Jean-Charles, sotto New Orleans: la loro casa sta sprofondando a causa del cambiamento climatico e loro sono diventati la prima comunità tutelata da un programma di reinsediamento climatico ("The First Climate Refugees of the United States").
Più a nord, in Québec, Charles-Frederick Ouellet immortala un vigile del fuoco che, in una posa monumentale, scruta la situazione dell'incendio boschivo causato dalla siccità crescente, impotente nei confronti della natura, ma al contempo mantenendo una visione di perenne arroganza umana, nell'interpretazione favorevole della giuria ("A Day in the Life of a Quebec Fire Crew").
Anche in Sud America la siccità emerge come protagonista nello scatto di Lalo de Almeida: una distesa di sabbia, che sostituisce quello che un tempo era un ramo del Rio delle Amazzoni, diventa il percorso quotidiano di un pescatore per raggiungere il porto ("Drought in the Amazon").
Esattamente opposta la tragedia di Lotomau Fiafia, un anziano dell'Isola di Kioa che, come gli abitanti dell'isola di Jean-Charles, ha visto la sua terra sparire e nella foto di Eddie Jim mostra, con l'acqua alle spalle, a suo nipote dove un tempo si trovava la costa ("Fighting, Not Sinking").
Anche in Australia la situazione incendi è ormai incontrollabile, come testimonia Aletheia Casey tramite il lavoro di post produzione di immagini: l'obiettivo è trasmettere la sua frustrazione nei confronti degli incendi del 2019-20, ma anche per quelli futuri, che non potranno che essere peggiori ("A lost place").
La farfalla monarca di Jaime Rojo
Jaime Rojo consente, tramite i suoi scatti, di immergerci nell'incredibile quanto fragile viaggio delle farfalle monarca, che lo hanno affascinato e incuriosito per quasi vent'anni.
La migrazione intergenerazionale di questi insetti è stata negli ultimi decenni oggetto di studio, ma anche di interesse per l'ampio pubblico, come traspare dal romanzo La collina delle farfalle di Barbara Kingsolver, un romanzo del 2013 nel quale l'autrice metteva già in evidenza le problematiche legate al cambiamento climatico che queste farfalle devono affrontare nella loro migrazione.
Attualmente, Canada, USA e Messico stanno cercando di fermare e invertire il calo della popolazione (circa l'80%) di farfalle avvenuto a partire dagli Anni '90. Oltre alla perdita del loro habitat, l'estensione dell'agricoltura industriale influisce negativamente anche sulla diminuzione dell'euforbia, nutrimento privilegiato dei bruchi, come emerge dagli scatti di Rojo. A tutto questo si è aggiunto l'innalzamento delle temperature.
La foto principale, quasi idilliaca, ci mostra le farfalle che volano attraverso le foreste protette di abeti autoctoni: i versanti montani dei boschi di abeti sacri del Messico forniscono un microclima ideale per lo svernamento: è proprio su questi abeti che si ammassano per riscaldarsi durante l'inverno, sulle stesse piante che hanno ospitato le generazioni precedenti. In Messico, la comunità Mazahua ritiene questi esemplari sacri e le celebra in quanto considerate anime dei loro cari defunti.
Altro aspetto importante che il fotografo mette in risalto è l'euforbia, protagonista di due delle cinque foto esposte, che viene osservata dai piloti aerei statunitensi per valutarne la quantità, in un'ottica di recupero dell'habitat ideale alla crescita dei bruchi di farfalla monarca che se ne nutrono (in quantità fino a 200 volte il loro peso!).
Da Palazzo Barolo verso ogni angolo del Mondo
Vito Cramarossa fornisce una perfetta sintesi della rilevanza contenutistica dell'esposizione: "World Press Photo Exhibition 2024 propone scatti di straordinaria intensità, capaci di emozionare e stimolare una profonda riflessione su temi cruciali del nostro tempo, come la guerra e l'ambiente. Il pubblico torinese, sempre più sensibile e desideroso di confrontarsi con le realtà globali, trova in questa mostra un'occasione unica per approfondire e comprendere meglio ciò che accade nel mondo. Le fotografie esposte non sono solo immagini, ma veri e propri documenti, finestre aperte su un presente complesso e in continua evoluzione".
Il fotogiornalismo riesce, nelle sale di Palazzo Barolo, a catapultare i visitatori nei vari scenari racchiusi negli scatti, offrendo la possibilità di osservare con i propri occhi ciò che i fotografi hanno immortalato, dando vita a un intreccio di luoghi e tematiche imperdibile.