Un viaggio nel tempo: è quello che si intraprende curiosando nei cassetti che ospitano le collezioni di fossili dell'Università di Torino. Un tempo lontano, espresso nei milioni di anni delle ere geologiche che hanno dato vita a questi organismi, oppure più recente, quello degli ultimi due secoli e mezzo in cui i reperti sono stati riuniti in un museo.
Si tratta di una parte di quel corpus di raccolte delle diverse discipline della Storia naturale che intorno alla metà del Settecento erano ospitate nel Palazzo dell'Università in via Po a Torino: con l'aumento della loro consistenza e la conseguente inadeguatezza degli spazi, nel 1801 le collezioni furono destinate al Palazzo dell'Accademia delle Scienze, dopo aver temporaneamente sostato in stanze prese in affitto nei palazzi dei nobili Chiablese, Isnardi di Caraglio e Gonteri di Cavaglià del centro torinese. Nel 1878 le raccolte vennero trasferite a
Palazzo Carignano per essere valorizzate in un museo aperto al pubblico, di grande successo per quei tempi. A partire dal 1936 avvennero nuovi spostamenti delle ormai centinaia di migliaia di reperti: la meta fu il Palazzo dell'Ospedale di San Giovanni, dove ancora oggi sono conservati a seguito dell'istituzione nel 1978 del Museo Regionale di Scienze Naturali (MRSN) e della convenzione stipulata nel 1980 per il passaggio in gestione a quest'ultimo delle collezioni naturalistiche universitarie.
In particolare alle raccolte paleontologiche universitarie afferiscono gli oltre 43.000 esemplari delle "collezioni tematiche", gli 8.000 della "collezione generale sistematica" e i 21.300 della "collezione Bellardi & Sacco" di molluschi del bacino terziario del Piemonte e della Liguria.
Questi sono stati affiancati, tra gli altri, da reperti provenienti da scavi effettuati sul finire del Novecento, nell'astigiano, a Roatto e al "Bosco delle conchiglie", e a Bayeux nella Francia settentrionale.
Per conoscere alcune fra le innumerevoli tappe nel percorso temporale di oltre 250 anni che ha coinvolto i reperti ancora oggi conservati nelle collezioni paleontologiche torinesi continua a leggere l'articolo nella sua versione integrale su Fossili, memorie di un territorio, numero speciale di Piemonte Parchi.
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