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Il Museo di Storia Naturale di Firenze, da sempre aperto a tutti

Il Museo di Storia Naturale di Firenze, che quest'anno ha compiuto 250 anni è, sin dalla sua nascita, un museo pensato per essere aperto a tutti. Ospita numerose meraviglie della natura, tra cui collezioni zoologiche, anatomie in cera e minerali. Tra gli esemplari esposti, anche un ippopotamo che avrebbe vissuto nel giardino del Granduca di Toscana e l'elefante Hensken, le cui storie sono tutte da scoprire.

  • Testo e foto di Annamaria Nistri
  • Aprile 2025
  • Martedì, 15 Aprile 2025
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L’ippopotamo de La Specola: uno degli esemplari più antichi conservati nel Museo. L’ippopotamo de La Specola: uno degli esemplari più antichi conservati nel Museo.

Da sempre un museo aperto a tutti

Il Museo di Storia Naturale di Firenze, che costituisce il nucleo più importante del Sistema Museale dell'Università di Firenze, ha compiuto i suoi primi 250 anni lo scorso 21 febbraio. Fu infatti all'inizio del 1775 che, grazie alla volontà dell'illuminato Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena, le stanze del Palazzo Torrigiani, attiguo alla residenza del sovrano, si riempirono di preziosi reperti e curiosità naturali appartenenti in massima parte alle collezioni medicee e frutto della passione che Pietro Leopoldo aveva per la scienza. L'idea del Granduca era quella di mostrare tutte le meraviglie della Natura passando dalla Terra, e quindi dai reperti mineralogici, al cielo, cioè all'astronomia, attraverso collezioni botaniche, zoologiche e antropologiche. Non solo una semplice ostensione di oggetti ma anche un modo per consultare, studiare e istruire. E proprio per quest'ultimo aspetto il Granduca volle che il suo Museo aprisse le porte a tutta la popolazione e non solo a una ristretta élite di scienziati, mostrando "... i suoi tesori per illuminare il suo popolo e per renderlo felice col farlo più culto". Da allora il museo è enormemente cresciuto, tanto che verso la metà del XIX secolo parte delle collezioni migrarono in altri luoghi del centro fiorentino lasciando negli spazi di via Romana le sole raccolte zoologiche e quelle della ceroplastica anatomica. Solo recentemente, grazie a lavori di riqualificazione dell'edificio la mineralogia e le collezioni botaniche in cera sono tornate nel luogo originario ampliando la già ricca offerta di sale espositive.

L'origine del nome

Il Museo, nella sua sede di origine, è da sempre conosciuto come La Specola, nome arcaico con il quale si indicavano gli osservatori astronomici (dal latino specere "osservare"). Infatti, alla fine del XVIII secolo al palazzo fu aggiunto un torrino destinato allo studio dell'astronomia, torrino che caratterizza il profilo dell'edificio e che contiene al suo interno particolari di gran pregio. Prima fra tutte una bellissima meridiana a camera oscura in marmo, rame, argento e scagliola con funzione di orologio realizzata nel 1784 e tuttora funzionante. La meridiana è collocata sul pavimento di una sala denominata Sala delle Cicogne per la presenza di stucchi rappresentanti tali uccelli nell'atto di spiccare il volo. Oggi questa parte del museo ospita alcuni telescopi e altri strumenti astronomici che riportano alla sua funzione originaria. Particolarmente spettacolare è poi la sala ottagona, corrispondente all'ultimo piano del torrino che ha delle grandi finestre, una su ognuno dei lati, dalle quali si gode un'insolita e magnifica vista su tutta la città.

Le collezioni zoologiche

Quello di Firenze è, fra i musei naturalistici italiani, il museo con le più ampie collezioni e fra queste sono conservate alla Specola quelle relative ai vari gruppi animali. Delle raccolte iniziali di fine '700 non è restato molto ma nel corso dei secoli le acquisizioni si sono susseguite fino a far diventare il museo un importante centro per la comunità scientifica nazionale e straniera. Oltre a numerosi scambi con istituzioni di tutte le parti del mondo e di donazioni da parte di collezionisti privati, la crescita del museo è frutto anche di spedizioni scientifiche in paesi lontani fra le quali si annoverano le numerose missioni in Somalia che hanno contribuito a far diventare La Specola il luogo dove sono conservate fra le più ampie raccolte di questo Paese e il più importante per quelle relative all'ex Somalia italiana, raccolte avvenute durante vari decenni del XX secolo e che rappresentano ancora oggi un fondamentale punto di riferimento per gli studiosi della fauna del Corno d'Africa. Attualmente i reperti zoologici ammontano a oltre 4,5 milioni. I nuclei più consistenti sono quelli dei molluschi, con circa 2,8 milioni di esemplari, e degli insetti con 1,8 milioni di campioni.

Fra i vertebrati più iconici e antichi è presente un ippopotamo che secondo alcuni sarebbe vissuto nel Giardino di Boboli, monumentale area verde annessa alla residenza del Granduca, e che alcuni studiosi farebbero risalire al XVII secolo rappresentando così uno dei primi e rari animali "imbalsamati" presenti a Firenze. L'impronta di una corda visibile sul collo dell'animale ha fatto pensare a una conseguenza della tenuta in cattività ma non ci sono certezze in questo senso. Il suo aspetto generale mette in evidenza la scarsa conoscenza da parte dei preparatori dell'epoca sulle reali sembianze del pachiderma. Un altro curioso e interessante reperto custodito a La Specola è uno scheletro di elefante indiano con una storia molto particolare. Questo animale intorno alla metà del Seicento fu portato in giro per l'Europa e ammirato da migliaia di persone che non avevano mai visto qualcosa di simile. Divenne talmente famoso da meritarsi anche un nome proprio: Hansken, nome maschile nonostante si trattasse in verità di una femmina nata a Ceylon nel 1630 e approdata ad Amsterdam pochi anni dopo. Alla fine del suo peregrinare l'elefante fu portato a Firenze dove fu esposto nella Loggia de' Lanzi. Era ormai in precarie condizioni fisiche e nel novembre del 1655 morì e il suo scheletro fu preparato e montato. Adesso fa mostra di sé nel monumentale Salone degli Scheletri al piano terreno del Museo e nel 2014, in seguito a studi approfonditi, si è scoperto essere l'esemplare tipo di Elephas maximus descritto da Linneo nel 1758.

L'anatomia in cera

Una delle maggiori particolarità de La Specola è costituita dalla collezione di cere raffiguranti l'anatomia umana. La produzione di queste opere uniche inizia nel 1771, pochi anni prima dell'inaugurazione del Museo, e prosegue fino alla seconda metà dell'Ottocento. La raccolta che a qualcuno può sembrare macabra, nasce in realtà con scopi scientifici e didattici e la rappresentazione del corpo umano è riprodotta in maniera così precisa che fino a non molti anni fa le sale delle cere anatomiche erano ancora visitate da studenti di medicina come preparazione agli esami. La collezione si compone di circa 1400 pezzi conservati in 513 teche coeve a cui si aggiungono 65 lavori dedicati all'anatomia comparata e 5 opere della fine del XVII secolo realizzate dall'artista siracusano Gaetano Zumbo raffiguranti teatrini allegorici della precarietà del corpo umano. Alle cere di anatomia umana ed animale è possibile osservare, nei più recenti allestimenti del museo anche la suggestiva collezione di piante e frutti in cera, anch'essi risalenti alla fine del XVIII secolo, così come le tavole di anatomia e fisiologia vegetale realizzate grazie alle osservazioni al microscopio ottenute in seguito all'implementazione di tale strumento derivante dagli studi di Giovan Battista Amici.

I minerali

Al primo piano dell'edificio sei sale di recente allestimento ospitano il museo di Mineralogia, tornato a La Specola dopo oltre un secolo e mezzo di permanenza in altra sede. Scorrendo le vetrine che mostrano bellissimi campioni di cristalli dai più svariati colori, forme e dimensioni, si arriva in una saletta in cui sono esposti i reperti di pietre lavorate radunate dalla famiglia de' Medici. Fra questi preziosi oggetti spiccano le coppe in diaspro appartenute a Lorenzo il Magnifico che recano incisa la sigla del suo nome. Di particolare attrazione è poi la sezione dedicata alle meteoriti allestita in suggestivo ambiente che riproduce effetti visivi e sonori del loro passaggio nell'atmosfera.

 

Gli articoli "I Musei delle Meraviglie" sono curati da Sabrina Lo Brutto, Università degli Studi di Palermo e National Biodiversity Future Center; Vittorio Ferrero, Università degli Studi di Torino; Franco Andreone, Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.

 

Uno scorcio delle sale dedicate alle cere di anatomia umana realizzate a partire dal 1771 fino ai primi decenni del XIX secolo.
La Sala delle Cicogne nel torrino astronomico del Museo.
Una delle sale del nuovo allestimento della Mineralogia al primo piano del palazzo.
Il Salone degli Scheletri. In questo spazio espositivo sono conservati quasi esclusivamente scheletri o parti di essi appartenenti a mammiferi.
Una delle vetrine del percorso zoologico de La Specola recentemente rimessa a nuovo.

 

 

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