La storia
Già nel lontano 1983 si progettava un "Museo Calabrese di Storia Naturale". L'esigenza di far confluire in un unico centro didattico-divulgativo i campioni di flora, fauna, minerali e rocce provenienti dalle ricerche in atto sul territorio calabrese si fece impellente. Il progetto museale si è concretizzato con la nascita del MuSNOB (Museo di Storia naturale e Orto botanico), il più importante Museo di Storia Naturale della Calabria con le sue diverse sezioni dislocate all'interno del Campus universitario della Calabria: Orto Botanico, Paleontologia, Mineralogia e Petrografia e Zoologia. Nel corso degli anni il Polo Museale si è arricchito ulteriormente di nuove sezioni e nuove strutture di ricerca. Nella realtà odierna si parla di SiMU (Sistema museale dell'Università della Calabria): una realtà che nonostante la sua recente istituzione, ha accolto nel solo 2023 oltre 20.000 visitatori. Nel SiMU c'è tutto ciò che accade nei musei scientifici: attività di ricerca, cura delle collezioni e divulgazione scientifica. Nelle sezioni museali è possibile fare un vero e proprio viaggio nelle scienze naturali e ambientali. I visitatori, nel Rimuseum-museo dell'Ambiente, possono scoprire il mondo dei rifiuti e la loro corretta gestione, un percorso che considera la prevenzione e l'impatto sulla vita dell'uomo; possono rimanere affascinati dalla magnificenza dei nostri antichi popoli grazie all'Archeolab-centre (in fase di realizzazione); passeggiare nell'Orto Botanico e scoprire la biodiversità vegetale della Calabria e i diversi aspetti della botanica, attraverso una ricca collezione di specie rare, endemiche, ma soprattutto di habitat sia naturali che seminaturali; e ancora, percorrere i viali del "Giardino geologico", area open air in cui sono esposti 16 grossi blocchi rocciosi, rappresentativi dei minerali e delle rocce più diffuse nell'appennino calabrese e ammirare oltre 2.000 esemplari di rocce e minerali provenienti da tutto il mondo, nella sezione di Mineralogia. E' possibile inoltre, scoprire le origini della vita sulla Terra e la sua evoluzione, nella sezione di Paleontologia; infine conoscere, nella sezione di Zoologia, la ricchezza faunistica del territorio calabrese che include specie rare ed endemiche.
Migliaia di reperti di micromammiferi
Molteplici sono gli spunti di fascinazione per i visitatori nelle sale tematiche della sezione di Zoologia, dai primi vertebrati alle prime forme di vita terrestre. La collezione erpetologica è costituita da 395 esemplari, donati al Museo dal Dipartimento di Ecologia del DIBEST (Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra). La collezione degli Uccelli accoglie la Collezione dell'ornitologo calabrese Aldo Di Giorgio (Cosenza, 1956-2008) che comprende oltre 100 esemplari. La collezione ha un elevato valore naturalistico per la presenza di specie rare, rapaci diurni e notturni, uccelli di ripa, anatre e picchi. Ma il vero tesoro nascosto della sezione di Zoologia è la collezione Teriologica che include circa 2500 esemplari di micromammiferi preservati in liquido e 13000 reperti ossei ottenuti da borre di Rapaci.
Tra i micromammiferi, i reperti più numerosi appartengono ai Roditori (che contano 1651 esemplari), seguiti dagli Insettivori (con 806 esemplari).
I reperti provengono principalmente da specifiche campagne di ricerca su tutto il territorio regionale condotte dal personale afferente al Dipartimento DIBEST, da studenti di scienze Naturali e Biodiversità e Sistemi Naturali e da appassionati naturalisti. Gli esemplari sono stati determinati e catalogati da Gaetano Aloise, teriologo afferente al Museo di Zoologia.
L'importanza di queste collezioni, oltre a contribuire alla conoscenza e divulgazione della biodiversità regionale, rappresentano un fondamentale punto di riferimento per ulteriori indagini e studi zoogeografici e filogenetici, oltre che per azioni mirate alla conservazione e gestione di ambienti e habitat minacciati anche dai cambiamenti climatici. Inoltre, i dati locali, rappresentano la parte predominante tra quelli utilizzati per la realizzazione dell'Atlante dei mammiferi italiani, in fase di pubblicazione.
I Tre Moschettieri della zoologia calabrese
Tra le varie specie di mammiferi meritano sicuramente un'attenzione particolare il Lupo appenninico (Canis lupus italicus), il Driomio (Dryomys nitedula) e lo Scoiattolo nero calabrese (Sciurus meridionalis).
Il lupo, che si lascia ammirare in un diorama dedicato, è il super predatore delle nostre montagne; è l'animale più iconico del territorio calabrese tanto da essere immagine simbolo del Parco Nazionale della Sila, del Cosenza Calcio e della Volley Cosenza.
Le attività di ricerca del museo di Zoologia hanno permesso di scoprire nuovi dati sulle specie rare ed endemiche (ovvero presenti solo in un area geografica limitata). Il Driomio, ad esempio, è un piccolo roditore presente in Italia con due sottospecie separate tra loro da centinaia di chilometri: Dryomys nitedula intermedius, che vive sulle Alpi orientali e Dryomys nitedula aspromontis che abita le aree montane boscose della Calabria. I ricercatori si sono chiesti se questa separazione geografica possa avere prodotto effetti sulla parentela evolutiva delle due sottospecie. In effetti, le differenze sia genetiche che morfologiche suggeriscono che queste due popolazioni di Driomio siano state così lontane e per così tanto tempo che adesso quelle calabresi potrebbero appartenere a una specie distinta, non riconosciuta in precedenza.
Nero di Calabria
Un altro importante filone di ricerca riguarda il simpatico Scoiattolo nero calabrese, endemismo regionale, una vera e propria mascotte che nel Parco Nazionale della Sila è conosciuto con il nome di "Zaccanella". Questa specie è stata a lungo considerata sottospecie di Sciurus vulgaris (S. vulgaris meridionalis). Solo nel 2017, è stata elevata al rango di specie, (Sciurus meridionalis Lucifero 1907), grazie ad analisi morfometriche e geografiche. Ma al nostro scoiattolo questo riconoscimento non basta: secondo ulteriori studi genetici recenti, è stato scoperto che le tre popolazioni di S. meridionalis, coincidenti per distribuzione geografica con i tre comprensori montani principali ovvero Pollino, Sila e Aspromonte, sono geneticamente distinti tra loro. Il motivo è che da molte generazioni queste tre popolazioni non "scendono mai dalle loro montagne" e non si mescolano mai, le valli e le pianure calabresi tra un comprensorio montano e l'altro sono barriere e non corridoi. Attualmente la specie ha avuto una forte espansione di areale che ha portato al ricongiungimento delle popolazioni della Sila e del Pollino attraverso la Catena costiera e ad una forte espansione verso nord fino a distribuirsi anche nell'Appennino Lucano.
Le avanzate tecniche di ricerca hanno quindi confermato ciò che, nei primi anni del '900, il Naturalista crotonese Armando Lucifero aveva già intuito relativamente alla specificità di questa popolazione di cui è nota, in Calabria, solo la colorazione nera, come scriveva per la rivista Mammalia Calabra: "(...) nessuno vide mai in Calabria Scoiattoli bruno-rossicci e le tradizioni più antiche e più autentiche non ricordano e non constatano che sempre il nero".
Presto i nostri tre moschettieri troveranno un nuovo spazio espositivo presso la nuova sede della Sezione di Zoologia, in fase di allestimento e ubicata sempre all'interno del Campus dell'università, dove la componente espositiva che comprenderà nuove collezioni di uccelli e mammiferi, si arricchirà di un percorso immersivo e interattivo con lo scopo di traghettare e integrare la tradizione delle collezioni zoologiche nel futuro della divulgazione museale.
Tutte le foto di questo articolo, di Giacomo Gervasio, sono gentilmente concesse dal Museo di Storia Naturale dell'Università della Calabria.
Gli articoli "I Musei delle Meraviglie" sono curati da Sabrina Lo Brutto, Università degli Studi di Palermo e National Biodiversity Future Center; Vittorio Ferrero, Università degli Studi di Torino; Franco Andreone, Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.