#piemonteparchi

Salta al contenuto
Logo Piemonte Parchi
  • Home
  • Parchi Piemontesi
  • Parchi nel mondo
  • Territorio
  • Natura
  • Ambiente
  • cerca
  • facebook
  • twitter
  • instagram
  • rss

Piemonte Parchi

Il riso nel mare a quadretti che non c'è più

Un tempo si diceva che l'acqua è la culla del riso, per sottolineare l'importanza che la prima aveva per la sostenibilità del secondo. Oggi forse sarebbe più giusto invertire il detto, poiché la risaia sommersa è diventata indispensabile per gli equilibri della falda acquifera della pianura padana.

  • Nicola Scevola
  • Maggio 2019
  • Lunedì, 27 Maggio 2019
  • Stampa
 (Foto A. Lasagna) (Foto A. Lasagna)

Allagare i campi aiuta a tenere il seme e la pianta del riso appena sbocciata a una temperatura costante, proteggendola dagli agenti atmosferici: l'acqua evita gli eccessivi sbalzi termici, cedendo il calore accumulato con il sole primaverile nelle ore notturne, come la copertina che avvolge il neonato in culla. Ma il riso che si sta diffondendo oggi somiglia più a un adolescente robusto che a un neonato indifeso: non ha bisogno della protezione della coperta idrica e può essere piantato direttamente nella terra. Così la diffusione della coltivazione in semi-asciutta, che prevede la sommersione solo quando le piante sono già spuntate, sta facendo sparire quello che i frequentatori del triangolo d'oro fra Vercelli, Novara e Pavia erano abituati a chiamare il mare a quadretti, quel paesaggio antico fatto di distese d'acqua attraversate da un'intricata rete di canali. Qui, fra aprile e giugno, le strade di campagna non somigliano più a nastri grigi sospesi fra specchi allagati. E la questione non è meramente estetica. Il fenomeno sta creando uno squilibrio idrico che indebolisce la falda e mette a rischio i raccolti.

La semplicità della coltivazione in asciutta

"Senza le risaia sommerse, l'acqua che cade in primavera va dispersa nel giro di poche settimane", sottolinea Alberto Lasagna, dirigente del Consorzio Est Sesia che gestisce le acque d'irrigazione su oltre 300mila ettari, un comprensorio che va dall'Oltre Po pavese al Lago Maggiore. "Mentre con l'innalzamento delle temperature, il territorio avrebbe bisogno di accumulare acqua nei mesi di aprile e maggio, quando è più abbondante. I metodi tradizionali di coltivazione del riso fanno proprio questo: le camere di risaia aiutano a ricaricare la falda nei mesi più secchi".
Ma i dati parlano chiaro, agli agricoltori italiani la coltivazione in sommersione piace sempre meno, tanto che circa metà del riso italiano oggi è coltivato in asciutta, una percentuale che sale al 67,5% nelle province di Pavia, Lodi e Milano. Capire il perché è facile: il sistema è stato messo a punto più di trent'anni fa per risparmiare manodopera e mezzi nella gestione della semina e dei trattamenti. A fine raccolto, la quantità d'acqua utilizzata è più o meno la stessa rispetto alla coltivazione a sommersione, così come la resa della pianta. Ma lavorare i campi asciutti è più facile di quelli fangosi del mare a quadretti. Non c'è bisogno di trattori con ruote dentate, più soggetti a usura e scomodi da trasportare, perché non possono circolare su strada. Inoltre permettono di utilizzare agenti anti infestanti più efficaci rispetto a quelli usati con il riso sommerso.
Da quando alcune delle principali molecole per contrastare gli infestanti acquatici sono state vietate, la coltivazione in semi-asciutta è diventata ancora più attraente per gli agricoltori. A partire dal 1994, i grafici dell'Ente Risi sulla diffusione della semina interrata mostrano una linea in crescita continua. "Moltissimi si stanno convertendo. Permette di usare lo stesso trattore per tutto. Questo si traduce in un risparmio di circa un operaio ogni 100-150 ettari", sottolinea Marco Romani, agronomo dell'Ente Risi. Se si insiste troppo col seminare il riso sotto terra, però, nel lungo periodo i vantaggi nella lotta agli infestanti potrebbero rivelarsi vani. "Il quadro malerbologico cambia con le due semine: da un lato si rischiano gli infestanti acquatiche, dall'altro le graminacee", spiega Romani. "Ma entrambe tendono a sviluppare resistenze alle grandi famiglie di erbicidi. Rotare la tipologia di semina a seconda del tipo di malerbe che si manifesta, permetterebbe di avere il miglior controllo rispetto a qualsiasi tecnica chimica".

Un equilibrio in bilico

La diffusione massiccia del metodo in semi-asciutta crea però problemi di scarsità a un sistema che sull'abbondanza d'acqua ha fondato la sua storia. La rete idrica, creata dal tempo delle marcite e sviluppata nei secoli con la costruzione dei Canali Cavour e Regina Elena, fino a oggi ha funzionato bene perché tarato su una richiesta spalmata nel tempo, che sfrutta la sommersione delle risaie più a monte per alimentare fontanili più a valle, permettendo in pratica di riutilizzare la stessa goccia per bagnare tre chicchi in posti diversi. Ritardare a giugno l'allagamento delle risaie seminate in asciutta crea una sovrapposizione con la bagnatura del mais, che mette a rischio questo equilibro.
Una mappatura recente della falda ha rivelato che il sottosuolo vanta fra i 750 milioni e 1 miliardo di metri cubi d'acqua. Una ricchezza immensa, sottolineano gli esperti, che andrebbe gestita al meglio. Cosa pressoché impossibile, se si lasciano le risaie asciutte fino alla vigilia dell'estate. Oggi le piante coltivate in sommersione in alcune zone sono meno del 30%. Questo dato, insieme a un inverno siccitoso, ha determinato un abbassamento della falda su tutto il comprensorio a est del Sesia: si parte da un deficit di 40-50 cm in meno nella parte alta per arrivare a 1,5/2 metri nella parte più bassa.
"Nel prossimo futuro la falda sarà l'unica arma per contrastare la risalita del cuneo salino in modo organico", avverte Lasagna. "E' come un'immensa spugna sotterranea che permette di accumulare acqua in modo ingente in tutta la pianura padana". L'alternativa sarebbe costruire uno o più invasi con una portata simile ma, considerato che la falda ha una capacità di assorbimento pari a 4 o 5 volte la diga del Vajont, si fa presto a capire che gli eventuali lavori avrebbero costi inaffrontabili da tutti i punti di vista: ambientale, sociale ed economico.
"La falda è utile a tutto il bacino del Po, però va aiutata", sottolinea il dirigente del Consorzio Est Sesia. "Per questo è fondamentale che più risaie vengano allagate ad aprile, come si è sempre fatto prima dell'avvento del riso in semi-asciutta".

La vocazione delle risaie

Certo non tutte le risaie hanno la stessa vocazione. Ci sono aree in cui la semina sommersa è fondamentale per rimpinguare la falda e alimentare le reti di colatura, altre, magari più ai margini dei consorzi, dove l'acqua arriva più difficilmente, in cui invece la coltura semi-interrata ha più senso perché il riso resiste meglio a momenti di siccità temporanea. Questo rende la pianificazione e il coordinamento fra province e regioni ancora più importante.
Il nuovo condirettore del Consorzio Est Sesia, l'ingegner Mario Fossati, ha lanciato un appello alle associazioni di agricoltori e alle istituzioni preposte affinché si crei un meccanismo di coordinamento e gli incentivi economici per invogliare gli agricoltori a coltivare il riso in sommersione. Le stime del Consorzio ipotizzano un contributo di 200-250 euro all'ettaro per permettere ai coltivatori di ammortizzare i costi più alti della coltura del riso in sommersione. Questo significa che con una cifra intorno ai 40 milioni di euro si potrebbe garantire il funzionamento di una portentosa riserva idrica sotterranea naturale. Un costo tutt'altro che sproporzionato se si pensa al beneficio che ne trarrebbe l'intero ecosistema della pianura Padana. "Il servizio reso dalla falda è inestimabile ma per adesso i nostri appelli sono caduti nel vuoto", conclude Fossati.

(Fonte Ente Risi)
Tramonto sulle risaie, Comprensorio Est Sesia (Foto A. Lasagna)
Risaie, semina in sommersione (Foto A. Lasagna)
Saluggia, imbocco Canale Farini (Foto A. Lasagna)
Risaie, Comprensorio Est Sesia (Foto A. Lasagna)
Monte Rosa sulle risaie (Foto A. Lasagna)
Riso seminato interrato (Foto A. Lasagna)
Piantine di riso (Foto A. Lasagna)

 

Altro sull'argomento

Mais, alimento dei re e dei poveri

Mais, alimento dei re e dei poveri  

Prà da Smens, semi per ricreare habitat

Prà da Smens, semi per ricreare habitat  

Quasi nessuno... nelle terre del riso

Quasi nessuno... nelle terre del riso  

Chicchi di riso piemontesi

Chicchi di riso piemontesi  

Tags

agricoltura riso ecomuseo delle terre d'acqua terre d'acqua

Potrebbe interessarti anche...

La segale, ecotipi locali per sfide globali

La segale, ecotipi locali per sfide globali La segale, ecotipi locali per sfide globali  
La segale accompagna la storia dell'umanità da migliaia di anni ed è di grandissima importanza ...

Calanchi (e non solo) del Roccaverano

Calanchi (e non solo) del Roccaverano Calanchi (e non solo) del Roccaverano  
Prosegue il nostro viaggio nei paesaggi rurali storici del Piemonte che sono stati inseriti nel C ...

Speriamo nella tarsòla!

Speriamo nella tarsòla! Speriamo nella tarsòla!  
La tarsòla è il terzo taglio dell'erba che si fa in settembre: un'erba che si taglia solo nei p ...

Nelle risaie vercellesi, un'alleanza tra agricoltori e ambiente naturale

Nelle risaie vercellesi, un'alleanza tra agricoltori e ambiente naturale Nelle risaie vercellesi, un'alleanza tra agricoltori e ambiente naturale  
Oggi la produzione agricola deve essere sostenibile e tener conto della biodiversità e della tut ...
Tutti gli articoli

Iscriviti a Piemonte Parchi News

Ogni settimana, nella tua posta elettronica, l'informazione sui parchi del Piemonte (e molto di più!)
Per te, il numero speciale 'A piedi nella natura piemontese - Nuova edizione!' (formato pdf) subito scaricabile.

 

Iscriviti gratis

Iscriviti alla newsletter di Piemonte Parchi

Iscrivendoti a Piemonte Parchi News riceverai, ogni settimana, notizie e approfondimenti dai parchi piemontesi e come regalo di benvenuto potrai scaricare il numero speciale 'Parchi da gustare - I Protagonisti' (in formato pdf).
captcha 
Con l'iscrizione si autorizza il trattamento dei dati personali ai sensi del Decreto legislativo n. 196/2003 e del Regolamento Generale sulla Protezione dei dati, di seguito (GDPR)

Autorizzazione al trattamento dei dati

Gentile Utente, La informiamo che i dati personali da Lei forniti a Piemonte Parchi sono trattati secondo quanto previsto dal d.lgs.196/2003 “Codice in materia di protezione dei dati personali”, di seguito Codice Privacy, e dal “Regolamento UE 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento Generale sulla Protezione dei dati, di seguito GDPR)” e illustrata nella Nota Informativa sul trattamento dei dati personali.

 

Tutte le categorie

  • Agricoltura
  • Alimentazione
  • Ambiente
  • Animali
  • Archeologia
  • Architettura e Paesaggio
  • Arte
  • Biodiversità
  • Biologia
  • Boschi e Foreste
  • Clima
  • Divulgazione
  • Ecologia
  • Ecomusei
  • Educazione ambientale
  • Enogastronomia
  • Etnografia
  • Fotografia
  • Geologia
  • Giardini botanici
  • Itinerari
  • Il Segna-Libro
  • Microcosmo
  • Miti, leggende, racconti
  • Musei
  • Musei delle Meraviglie
  • Natura
  • Natura 2000
  • Outdoor
  • Paleontologia
  • Parchi da gustare
  • Parchi nel mondo
  • Parchi piemontesi
  • Photostory
  • Piante
  • Ricerca
  • Salute
  • Scienze della Terra
  • Sentieri provati
  • Storia
  • Sviluppo sostenibile
  • Territorio
  • Turismo
  • Personaggi
  • Chi Siamo
  • Contatti
  • Pubblicazioni
  • Archivio
  • Copyright
  • Dichiarazione di accessibilità
  • Privacy Policy e Cookie
  • Trattamento dei dati
Editore Regione Piemonte - Piazza Piemonte, 1 - Torino | Registrazione Tribunale di Torino n. 5944 del 17/02/2006
Creative Commons
I contenuti del sito sono rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione Non commerciale 2.5 Italia eccetto dove diversamente ed espressamente specificato.
Torna su