La famiglia botanica delle Liliaceae, presente nell'emisfero boreale, comprende 15 generi tra cui quello della Frilillaria, rappresentato da 130 specie distribuite in Europa, Asia e Nord America. Si tratta di piante di una bellezza eccezionale che, insieme a molte altre specie della famiglia, sono spesso coltivate come piante ornamentali e, nella forma selvatica, minacciate da raccolte indiscriminate che potrebbero persino compromettere la sopravvivenza di alcune popolazioni locali. È il caso della specie oggetto della fotografia, la Fritillaria montana (meleagride minore, in italiano), presente anche nel Piemonte meridionale in un unico monte di difficile accesso.
Nel resto della Penisola è sempre rara o - addirittura - rarissima, anche se la sua distribuzione, attraverso le montagne che s'affacciano sul Mediterraneo e sul Mar Nero, è piuttosto ampia e si estende dalla Francia sudorientale all'Ucraina passando, oltre che per l'Italia, per i Paesi balcanici (a sud della Slovenia e della Crozia) e per la Romania.
La pianta cresce sui pendii rupestri soleggiati e nei prati aridi steppici e, proprio nelle steppe della Persia è, secondo alcuni autori, individuato il luogo nel quale ha avuto origine insieme alle altre specie affini.
Il nome del genere deriva dal latino fritillus, il bossolo per il gioco dei dadi cui assomiglia l'infiorescenza, mentre il nome italiano deriva dal greco μελεαγρίς (meleagrís), faraona, per la similitudine con la livrea dell'uccello.
Le fritillarie per la loro discreta eleganza e, talvolta, per il loro valore simbolico (riconducibile alla fuga e alle persecuzioni degli Ugonotti) hanno attirato l'interesse di famosi pittori fiamminghi, in particolare tra il XVI e il XVII secolo. Una tradizione ripresa in seguito da Vincent van Gogh in una sua celebre opera intitolata Fritillaires couronne impériale dans un vase de cuivre. Il quadro, conservato al Musée d'Orsay, non ritrae la nostra Fritillaria montana ma l'affine Fritillaria imperialis, specie dell'Asia orientale, coltivata nei giardini francesi e olandesi alla fine del XIX secolo. Nella primavera del 1887 l'artista, per corteggiare Agostina Segatori, un'italiana che al tempo gestiva un famoso caffè parigino, aveva realizzato una serie di nature morte, tra cui questa tela, dipingendo fiori "che durano per sempre".
Un auspicio valido anche per la Fritillaria montana.
*Sono nato nel 1972 a Genova . Lì sono cresciuto (se così si può dire, almeno anagraficamente) e mi sono laureato in Lettere moderne. Da quell'incredibile città verticale il mio cuore, i miei occhi, il mio obiettivo fotografico spesso erano rivolti a quei monti dietro casa che presto sarebbero diventati il mio luogo di lavoro. La città di Eugenio Montale e di Giorgio Caproni confina infatti col Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, un Parco dai panorami sublimi, un Parco piemontese da cui si vedono il mare, la Corsica, l'arco alpino, dalle Alpi Liguri alle Giulie e le Apuane. Un'area naturale protetta sconosciuta ai più, uno scrigno di Natura da scoprire, anche per chi come me, da trent'anni, ha la fortuna di viverla come Guardaparco. Fin da ragazzo, ho coltivato un'inguaribile passione per la natura che ho sempre cercato di documentare attraverso la fotografia. Amo soffermarmi sui dettagli, sui particolari dei fiori, soprattutto delle orchidee, protagoniste del libro fotografico "Orchidee spontanee tra Marcarolo, la Val Lemme e il Piota", scritto insieme al professor Enrico Martini nel 2010.