I ponti di questi mesi sono l'occasione perfetta per immergersi nelle migliaia di fiori colorati con diversi itinerari, come La Conca dei Rododendri all'Oasi Zegna, un giardino tra le montagne, oppure quelli dedicati in generale alle fioriture di primavera al Parco della Burcina e alla Riserva Naturale delle Baragge.
La Conca dei Rododendri
Si trova all'interno del Parco della Burcina "Felice Piacenza", un grande giardino storico di 57 ettari, sito sull'omonimo "Brik Burcina", una dolce collina a ridosso delle alpi biellesi. L'ingresso del parco è a Pollone, dove aceri, ontani e abeti rossi sottolineano il passaggio dall'ambiente esterno antropizzato al giardino. Salendo lungo la strada che risale il colle si incontrano, oltre al laghetto delle sequoie e la conca dei rododendri, boschetti frammisti ad ampi spazi erbosi, cascine, radure fiorite. Di notevole interesse paesaggistico, la vista sulle montagne del biellese e sulla pianura. Oltre all'aspetto botanico, è di particolare rilievo la composizione paesaggistica: un laghetto romantico, le aree prative contornate da boschi come in zona Valfenera, la faggeta del Pian plà, il viale dei liriodendri, la valle dei rododendri, l'area mediterranea, le viste sulle montagne e sulla pianura che spaziano dal Monviso all'Adamello.
La Conca dei Rododendri ospita oltre 1200 esemplari, appartenenti più di 500 varietà (in gran parte originarie del Caucaso e dell'Himalaya), che raggiungono spesso un'altezza di 12-15 metri e che proprio adesso, in primavera, danno luogo ad una spettacolare fioritura. Queste piante sono note generalmente come azalee ma in realtà fanno parte del genere Rhododendron e appartengono alla famiglia delle Ericaceae. Solitamente azalee e rododendri si distinguono perchè quest'ultimi, tranne un paio di esemplari, hanno un'altezza che supera i 4 metri mentre le azalee sono piccole, perfette per essere coltivate in vaso e generalmente perdono le foglie durante l'inverno. I rododendri in natura vivono vicino ai corsi d'acqua, all'ombra nelle zone boscose di alta montagna. Sono piante che provengono dall'Asia, dalla Florida e dal Nord Europa. La loro introduzione nel nostro Paese risale al 1800, proprio nel Biellese dove trovarono le condizioni ottimali per crescere. La conca si estende per circa due ettari e, tra maggio e giugno, durante la fioritura, rappresenta uno spettacolo veramente di eccezione. Sono inoltre presenti numerose conifere e latifoglie esotiche, perfettamente integrate con la vegetazione; si possono ammirare tra gli altri: l'albero dei fazzoletti, diverse cultivar di faggio, sorbo acero, prunus da fiore, pini, abeti, larici, sequoie, cipressi, oltre ad una collezione di rose antiche.
Il giardino si denota anche per il netto contrasto con il bosco circostante. Il bosco fa da contorno e da sfondo al Parco, insieme raggiungono un equilibrio di rara bellezza. Il giardino è informale, paesistico, le piante sono disposte con apparente casualità, ad imitazione di ciò che avviene in natura: boschetti alternati a prati e radure, grandi alberi isolati; la vista a volte è chiusa da barriere verdi a volte può spaziare sia verso la pianura sia verso le montagne retrostanti. Una strada tortuosa si inerpica sino alla sommità del colle offrendo ad ogni svolta sempre nuove emozioni e sorprese. Come nei giardini paesistici anche nel Parco Burcina sono state introdotte molte specie esotiche perfettamente inserite nel disegno generale del parco; nel bosco invece si ritrovano le latifoglie tipiche dei nostri ambienti: faggi, castagni, aceri, frassini, querce, ciliegi, betulle.
Le origini del Parco Burcina
Risalgono alla metà del 1800 quando l'industriale Giovanni Piacenza (1811-1883) iniziò ad acquistare vari terreni siti nelle parti inferiori dei versanti rivolti a sud e a ponente della collina, per allestirli con sequoie (al lago), cedri dell'Atlante (a monte della sede), pini strobus e altro. Il figlio Felice (1843-1938) per quasi 50 anni lavorò giorno dopo giorno per acquisire nuovi terreni, per tracciare strade e sentieri, per piantare alberi e la spettacolare valle dei rododendri che a metà maggio incanta il visitatore. È abbastanza sorprendente il fatto che l'industriale Felice non si avvalse di architetti nella composizione del paesaggio, ma fu lui stesso l'artefice. Ispirato ai canoni romantici ottocenteschi del giardino inglese, il parco vanta molti esemplari arborei ultracentenari, provenienti da tutto il mondo, che si mescolano alla vegetazione tipica della zona in un piacevole scenario di forme, colori e prospettive, arricchito da elementi architettonici e paesaggistici: strade, sentieri, cascine, il laghetto, i viali, la torre. Un giardino botanico inserito in un ambiente alpino, accuratamente ricreato dalla mano dell'uomo, che ne fa una vera e propria opera di land art ante litteram. Il figlio di Felice, Enzo (1892-1968) nel 1950 donò il nuovo ingresso progettato dal paesaggista fiorentino Pietro Porcinai come da volere del padre. Nei suoi ultimi 15 anni invitò al parco i più famosi botanici europei. Pochi mesi prima di morire ripiantò varie zone del parco distrutte dal tremendo vento föhn che si abbattè sulla zona nel febbraio 1967. Nel 1934 il parco è divenuto proprietà del Comune di Biella, che ha provveduto ad ampliare la superficie fino ai 57 ettari attuali; nel 1980, con la legge regionale n° 29, è stata istituita la Riserva Naturale del Parco Burcina "Felice Piacenza".
La fauna
La Riserva Naturale Speciale del Parco Burcina occupa una posizione strategica per quanto riguarda il passo degli uccelli. Osservando il brich Burcina da una delle montagne circostanti, questo appare isolato tra le montagne e la pianura, luogo di sosta ideale per le specie migratrici, che qui trovano tranquillità e protezione in quanto da molti anni la caccia non è più praticata e la copertura forestale offre riparo e possibilità di cibo ad uccelli e piccoli mammiferi.