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Piccoli esploratori

Quasi estinto alla fine del 1800, oggi la popolazione di stambecco sulle Alpi conta quasi 50mila individui. Una densità soddisfacente che però torna a essere minacciata a causa dell'emergenza climatica. 

  • Testo e foto di Filippo Cravero*
  • Gennaio 2022
  • Lunedì, 4 Luglio 2022
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Piccoli di stambecco - Capra ibex Piccoli di stambecco - Capra ibex

A qualcuno sarà capitato, durante una gita in montagna, di imbattersi in qualche individuo di stambecco. I maschi hanno delle corna veramente grandi che arrivano anche a 92 centimetri di lunghezza e crescono per tutta la vita dell'individuo (a differenza di cervi e caprioli, gli stambecchi, così come i camosci, non perdono mai le corna); le femmine invece sono più piccoline e le corna mediamente sono di una trentina di centimetri.

Lo stambecco è un po' il simbolo della montagna e nell'immaginario comune: è un animale forte e resistente, e vive in posti spesso irraggiungibili per l'uomo. È un ottimo scalatore grazie alla particolare conformazione delle sue zampe con polpastrelli molto aderenti e un'unghia tagliente adatta a incastrarsi nella roccia.

Sono animali tendenzialmente confidenti e, se si sta a debita distanza e accucciati per terra, senza disturbarli, si possono osservare mentre brucano l'erba o mentre i piccoli si rincorrono e saltano su e giù dalle rocce.

Quello che forse non tutti sanno è che oggi la popolazione sulle Alpi si aggira attorno ai 50.000 individui, ma alla fine del 1800 era quasi estinto a causa della caccia indiscriminata. L'ultima popolazione, che contava meno di 100 stambecchi, fu trovata da degli alpinisti sui versanti del massiccio del Gran Paradiso e, grazie a successivi progetti di conservazione e reintroduzione, è tornato a popolare tutto l'arco alpino.
Questo fenomeno, che tecnicamente si chiama "collo di bottiglia", fa si che la popolazione sia ancora oggi estremamente debole da un punto di vista genetico. Facciamo un esempio: quando arriva una malattia c'è il rischio concreto che si trasformi rapidamente in una epidemia dal momento che, tutti gli stambecchi delle Alpi sono come fratelli e hanno, detta in modo semplice, la stessa tipologia di anticorpi per difendersi.

Purtroppo lo stambecco, come tutte le specie di alta quota, soffre anche lui per i cambiamenti climatici e sono in corso numerosi studi per indagare il legame tra l'aumento della temperatura, le primavere precoci e la sopravvivenza della specie.

 

Chi è Filippo Cravero*

Filippo Cravero nasce a Torino nel 1993, fin da piccolo si innamora della natura e delle montagne. Questa passione si concretizza nella scelta di studiare Scienze Naturali all'Università di Torino, dove consegue una magistrale in "Scienze e Gestione Sostenibile dei Sistemi Naturali", anche se come lui stesso dice:"Non si smette mai di essere studenti nell'ambito naturalistico". Già dal periodo universitario collabora con alcuni parchi naturali tra i quali il Parco nazionale Gran Paradiso dove ha svolto un anno di servizio civile.

Si appassiona alla fotografia naturalistica quasi per caso, durante gli anni dell'università e da lì inizia il suo sodalizio con la reflex, dalla quale non si separa mai, tenendola sempre al collo a portata di scatto. Per lui, la fotografia naturalistica è fatta di lunghe attese e innumerevoli uscite a vuoto, e dice che prima di tutto bisogna imparare a conoscere gli ambienti e le abitudini degli animali.
"La soddisfazione più grande è quando ti rendi conto di essere parte della natura, i caprioli accettano la tua presenza e continuano a brucare tranquilli a qualche decina di metri da te, mentre gli uccelli, incuriositi, si posano sui rami più bassi", racconta.

Nell'ottobre 2021 è diventato Guida ambientale Escursionistica e la sua idea è quella di avvicinare le persone al mondo naturale, guidandole attraverso un processo di scoperta di quello che le circonda. Conoscere è infatti il primo passo per proteggere.


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