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L'Appennino piemontese diventa 'Terra di fiaba'

Incontrarsi in biblioteca per leggere le fiabe raccontate in tutte le lingue del Mondo e promuovere l'integrazione fra culture diverse. Succede a Voltaggio, nel cuore delle Aree protette dell'Appennino piemontese

  • Lorenzo Vay
Mercoledì, 11 Dicembre 2019
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Laboratorio Terra di Fiaba  - letture sentiero della fiaba a Voltaggio  | Foto arc. Aree protette Appennino piemontese Laboratorio Terra di Fiaba - letture sentiero della fiaba a Voltaggio | Foto arc. Aree protette Appennino piemontese

 

Inglese, francese, spagnolo, portoghese, albanese, rumeno, arabo, cinese. Ma anche dialetti, come quello piemontese o genovese. Oppure, semplicemente, italiano. Chiunque abbia voglia e tempo da dedicare alla lettura, in lingua italiana, straniera o dialetto, può prendere parte attiva al laboratorio 'Terra di Fiaba' organizzato nell'ambito del Programma nazionale "Nati per Leggere" - il cui obiettivo è la promozione della lettura in famiglia ai bambini – e di cui le Aree protette dell'Appennino piemontese sono promotori.

La sede del laboratorio – che peraltro è alla continua ricerca di volontari - è la "Biblioteca della Fiaba" del Centro di documentazione della Storia e della Cultura locale di Palazzo Gazzolo, a Voltaggio, dove sono raccolte fiabe e favole classiche, della tradizione popolare italiana, l'opera completa di Rodari, i testi bilingue della sezione "intercultura" e libri che raccontano temi d'attualità.
Il laboratorio è composto da "lettori volontari" che si incontrano una volta al mese per la discussione e la scelta dei testi, la preparazione dei materiali per l'animazione e la drammatizzazione delle favole e la lettura in pubblico: prossime date già in programma, 14 dicembre, 18 gennaio, 15 febbraio.

La fiaba serve al piccolo che le ascolta, ma anche all'adulto che la racconta. Scopo del laboratorio, riscoprire quel "mondo di fiaba" di cui i nostri tempi hanno sempre più bisogno, per riscoprire il piacere del viaggio fantastico nel nostro desiderio più profondo di pace, a suon di quel "... vissero felici e contenti" che soltanto la parola affabulata è ancora in grado di dare. Ricerca di un lieto fine, dunque, ma anche di strumenti autili all'integrazione fra culture diverse.

La fiaba come elemento di integrazione

La fiaba è di per sé interculturale. Ogni storia è un intreccio di tanti racconti. Attraverso la fiaba si può viaggiare con la fantasia e conoscere differenti culture, sorpassando le barriere del tempo e dello spazio. L'utilizzo di fiabe di popolazioni e culture lontane offre un terreno d'incontro fertile, che permette di attivare un approccio multiculturale.
Attraverso l'affabulazione,conflitti e tensioni possono stemperarsi e quel senso di ineluttabile distacco può allentarsi a favore di un "luogo" della mediazione, a volte fantastico, dentro il quale bambini, ma anche gli adulti possono incontrarsi, riconoscersi, confrontarsi e, infine, sentirsi parte di un unico mondo. Personaggi-ponte come Giufà e i suoi analoghi, presenti nel patrimonio favolistico di diverse culture, collega elementi culturali diversi e di Paesi lontani. Quanto più un racconto viene accolto e riconosciuto in tutto il suo valore, tanto più ne promuove altri, sempre più liberi da timori e censure. Così il metodo narrativo della fiaba può diventare uno dei principali strumenti per l'integrazione, promotore di quel senso di appartenenza e condivisione fondamentali per la promozione e il dialogo.

La fiaba non ha esaurito il suo tempo

La lettura delle fiabe può ancora essere uno strumento utile per formare il pensiero dei bambini e stimolare la loro immaginazione, per addolcire la realtà ai loro occhi e renderla magica e intrigante, compiendo la necessaria mediazione.
La fiaba è la forma letteraria popolare per eccellenza, sia come genesi sia come narrazione. È l'unico genere in cui il bene trionfa sempre sul male ed è caratterizzata da una narrazione chiara, lineare, che parte da una situazione iniziale, prosegue con uno sviluppo consequenziale e si conclude con un finale scontato negli esiti, ma ogni volta gratificante per la fantasia e per il sentimento, come spiega V.J. Propp nella sua "teoria delle funzioni".
I racconti danno la possibilità ai bambini, e non solo, di entrare alla scoperta del proprio mondo emotivo. È possibile attraverso le fiabe apprendere schemi nuovi di comportamento, imparare a rispondere a situazioni difficili o di disagio. In questo modo si impara a non rimanere vinti dalle emozioni che si vivono. Riconoscersi nei protagonisti può fare entrare in contatto con certe emozioni, imparare a riconoscerle, a dargli un nome e quindi ad esprimerle, sviluppando quella che è stata definita "intelligenza emotiva".
Forse, dunque, la fiaba non è così anacronistica, anzi. Appartengono all'umanità fin dalla notte dei tempi. I contenuti delle fiabe sono temi archetipici riscontrabili in tutti i popoli e in tutte le culture da millenni. Parlano, dunque, un linguaggio universale, hanno il potere profondo di coinvolgere tutti, adulti e bambini, trasportandoli in un mondo magico in cui tutto è possibile. L'antropologo-psicologo-filosofo C.G. Jung considerava le fiabe come "l'espressione più pura dell'inconscio collettivo", ovvero di quell'inconscio profondo che accomuna tutta l'umanità aldilà degli aspetti storico-culturali.

La fiaba nella tradizione

In tutte le fiabe del mondo, i fondamenti strutturali rimangono gli stessi, così come il tema della contrapposizione tra il bene e il male. L'ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi sono fortemente connesse ai territori di origine, mentre i ruoli dei protagonisti aderiscono a un canovaccio universale: l'eroe protagonista o il falso eroe che si presenta tale, senza esserlo; la principessa e suo padre; l'antagonista che ostacola l'eroe; l'aiutante che collabora con l'eroe nell'impresa; il donatore che offre all'eroe il modo per superare le prove da superare; il mandante che affida all'eroe l'impresa o la prova da fare.
Ne sono un esempio le fiabe del cosiddetto "ciclo dello sciocco": a partire dal personaggio letterario della tradizione orale popolare siciliana, Giufà, raccontato dallo scrittore L. Sciascia, si arriva ai diversi personaggi della tradizione popolare italiana. Un eroe/antieroe privo di ogni malizia e furbizia, che cade preda di molti personaggi truffaldini e si caccia spesso nei guai, ma che riesce sempre, con spensierata e candida saggezza, a venirne fuori proprio all'ultimo.

Troviamo quindi analoghi personaggi sull'Appennino ligure-piemontese (Giuanìn - Bergagi), in Toscana (Giovannino), nel Lazio (Giuccà), in Lombardia (Meneghino) e, addirittura, in Tunisia (Giuhà), in Albania (Giucà - Nastradin), con una probabile estensione a tutta l'area mediterranea. Storie che l'Ecomuseo di Cascina Moglioni, nel 2004, ha raccolto nel libro Favole dell'Oltregiogo del territorio del Parco Capanne di Marcarolo: tra queste è possibile trovare la storia, recuperata da un'anziana signora del comune di Mornese, di "Bergagi" che è l'esatto corrispettivo di un racconto della tradizione tunisina, con l'unica variante dell'ambiente fisico in cui si svolge: da una parte, i castagni e dall'altra, le palme.

AAA. - Il "Laboratorio Terra di Fiaba" cerca lettori volontari !

Per informazioni: Daniela Roveda – Paolo Tardito – Lorenzo Vay, tel 0143.877825 ; email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

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