Da uno scontrino o da un pezzo di carta parte la convocazione in ufficio. Oppure si utilizza una foto-trappola per inquadrare visivamente il trasgressore. Così i guardiaparco si calano nei panni dei detective e vanno a caccia di chi abbandona rifiuti lungo il corso del Po, nelle aree gestite dal Parco del Po torinese e da quello Vercellese e Alessandrino. Località fortemente colpite dal fenomeno di abbandono di rifiuti di ogni tipo: si va dalla mobilia agli elettrodomestici, passando per scarti della lavorazione aziendale e pneumatici fino alle lastre in amianto, particolarmente presenti nella zona che va da Casale Monferrato ad Alessandria.
I guardiaparco sono pertanto costretti a escogitare soluzioni da investigatori per rintracciare gli incivili che non hanno compreso come lo smaltimento di rifiuti, dai più piccoli ai più ingombranti, vada affidato a ditte specializzate o alle isole ecologiche predisposte dai Comuni.
Dagli scontrini alla segnalazione
"Tra i rifiuti che rinveniamo quotidianamente – ci racconta Fabrizio Nobili, guardiaparco del Parco del Po Collina Torinese – capita di imbatterci in alcuni scontrini o materiale cartaceo che ci permettono di risalire al proprietario dell'oggetto illegalmente abbandonato. Si procede poi a convocare in ufficio il soggetto: spesso, però, si dichiara innocente e afferma di aver affidato i suoi rifiuti da smaltire a terzi o a personaggi che promettono di liberarsene, salvo poi lasciarli sulle rive del fiume". Spesso, però, l'azione del guardiaparco ha avuto successo. I trasgressori sono stati segnalati al Comune dove sono residenti e hanno subito una sanzione amministrativa. Il reato, invece, entra nel campo penale se si tratta di aziende. E i casi non mancano.
Tra amianto e fototrappole
"Nell'area del Parco del Po Vercellese Alessandrino – spiega il guardiaparco Alessandro Molinari – ritroviamo numerosi scarti della lavorazione edile, provenienti anche da fuori Piemonte e, nonostante i numeri siano in diminuzione rispetto agli anni passati, lastre in amianto, soprattutto usate per la costruzione dei pollai. Quando rinveniamo questo tipo di materiale (il cui abbandono è perseguito legalmente anche nel caso di privati, ndr) avvisiamo immediatamente i Comuni che sono preposti allo smaltimento".
Così come visto per l'area del Po e della Collina torinese, anche Molinari e il suo staff vanno a caccia di tracce cartacee per scoprire i trasgressori. Ma non solo.
"Ci serviamo anche di foto-trappole – prosegue il guardiaparco – ovvero di strumenti utilizzati prima di tutti in ambito venatorio, ma poi diventati utili per fotografe, anche di notte, chi viene ad abbandonare i rifiuti nelle nostre aree, a ridosso del fiume o al loro interno". Le foto-trappole non sono passate inosservate agli occhi degli incivili: spesso sono state distrutte da chi si è accorto di essere nel mirino dell'obiettivo. "Pertanto – dice Molinari – stiamo pensando di disporre una fotocamera ben visibile di fronte a una nascosta, mimetizzata tra la vegetazione: in questo modo possiamo cogliere chi distrugge lo strumento più in vista".
Nonostante l'opera di controllo dei guardiaparco, non è facile punire i trasgressori né fermare i continui abbandoni. E così un territorio naturale ricco di bellezza e biodiversità viene deturpato dalla presenza di pattume di vario tipo che nulla ha a che fare con il fascino della natura.