Frequentare un luogo in compagnia di chi ci vive, senza farne una meta turistica ma sperimentandone il carattere più autentico, consente di partecipare ad un senso di comunità effettivamente impagabile. Esistono posti, in Austria, dove questo fatto è amplificato dal sentimento di condivisione e armonia che permea gli spazi e le persone, ovvero l'ambiente naturale che tutti li contiene e coinvolge. È il senso profondo di un ecosistema. Fare un elenco delle mete innumerevoli e parimenti degne è, forse, meno efficace che approfondire la conoscenza di una sola. E allora si può finire facilmente in Carinzia, la regione che comincia appena varcata la frontiera. Dove ci si inoltra, fra paesaggi montani dall'aspetto dolce e accogliente, fino ad addentrarsi ancora di più nel particolare.
Un luogo che si esprime intorno al lago che gli dà il nome
È il Millstätter See, l'esperienza di uno dei magnifici e numerosi specchi di acqua dolce carinziani, nell'Austria più vicina al confine italiano passando per il Friuli – Venezia Giulia. È un emozionante e diretto contatto con la natura del posto: dove il paesaggio, l'ambiente, lo stile di vita degli abitanti, il cibo, l'atmosfera quieta ed esemplarmente felice che pervade ogni cosa riescono a rendere il soggiorno e la visita memorabili. In ogni stagione dell'anno, e ogni volta diversa.
Una volta, sono stata al Millstätter See nel mese di settembre – una guida privilegiata mi ha accompagnato. Un servizio offerto dall'ufficio turistico locale, dove un gruppo di persone specializzate nella conoscenza del luogo, proprio perché vi vivono tutti i giorni e, magari, vi sono nate, oppure l'hanno scelto nel tempo, si prestano volentieri ad accogliere familiarmente chi vuole avvicinarsi in maniera autentica a questo posto, svelandone unicità e usi, sia dal punto di vista naturalistico e storico-culturale, sia dal punto di vista sociale e personale. Qualche giorno insieme, quella ragazza mora dall'aspetto franco ed io, è bastato per proiettarmi in quel ritmo inconfondibile, che non è lento eppure del tutto rilassante, che si evoca universalmente ogniqualvolta si pensa all'Austria.
Di quella comunità, che comprende otto villaggi disseminati intorno al lago, monti alti fino a duemila metri ed una varietà di panorami pressoché infinita, non si può dire che è soltanto l'area che vive intorno al secondo specchio d'acqua più grande della Carinzia. L'invaso placido che prende nome dal pittoresco promontorio del borgo di Millstatt, per quella gente, è infatti un protagonista vivo del territorio. D'inverno, mitiga il clima; d'estate, è teatro di svago e via di comunicazione. Tutto, qui, ruota intorno al lago. È il figlio prediletto della famiglia. Segna – forte – l'identità locale. È amato, tutelato nelle sue caratteristiche biologiche. Decisamente, vissuto: dentro e sopra l'acqua.
Devo dire che mi ha insegnato questo, Michaela, in quei tre giorni. Senza spiegarmelo, me l'ha dimostrato. Con una determinazione dolce e naturale. Dunque è questa la lezione più importante da imparare, per un estraneo che desideri visitare l'area. Avvicinarsi al lago, viverlo, lasciarsi toccare il corpo e lo spirito. Guardarlo di sera, dal versante abitato, con le luci rade e lo specchio celeste denso che le riflette. Nel silenzio, in armonia. È una specie di cura, dotata di una certa sacralità. Beninteso, per chi decide di esprimere sensibilità ed empatia, di conseguenza lasciandosi guidare dal genius loci.
Facile capire perché la chiamano la perla della Carinzia
L'impatto estetico che ne deriva, percorrendo quelle sponde, definisce all'istante perché la chiamano la perla della Carinzia: il Millstätter See – la traduzione letterale è lago (see, in tedesco) di Millstatt – appare incastonato fra le cime morbide del Parco Nazionale della Biosfera dei Monti Nockberge. Lungo una dozzina di chilometri, largo meno di due: uno sviluppo quasi perfetto sull'asse est-ovest. La visuale è leggera, semplicemente incantevole.
Ad uno sguardo complessivo, presenta sul litorale settentrionale tre degli otto villaggi che compongono l'area: la porta aperta ad occidente è Seeboden; segue – al centro – il panoramico promontorio di Millstatt; all'estremo orientale c'è Döbriach. Alle spalle e al di sopra di questi, si innalzano per oltre millecinquecento metri i massicci montuosi che conducono – in breve tempo – in pieno ambiente alpino, su vette arrotondate, con pendenze assai ripide ma mai aspre. Di fronte, dolci colli boscosi meno elevati restituiscono alla vista un versante dall'aspetto naturale e non abitato, ma che nasconde altri paesi: a ovest Spittal, il borgo più vivace e destinazione ferroviaria del lago; poco più in là Baldramsdorf e, verso nord, Lendorf; collocati decisamente a sudest, appaiono Fendorf e Fresach.
Hanno ancora l'aria di quelle località di villeggiatura per signori che, fin dai tempi antichi, hanno fatto la fortuna della regione. Dotate di strutture ricettive di alto livello, disseminate di ville asburgiche tuttora ben conservate, in un contesto paesaggistico che ha raccontato l'Austria in innumerevoli cartoline dell'epoca. La tradizione termale è consolidata e ha anche i suoi fiori all'occhiello: uno su tutti, il frigidario naturale dell'Hotel Koller's di Seeboden, dotato di una spa aperta anche d'inverno, con sauna e trattamenti interni e una piscina di lago che è un piccolo gioiello di design – l'acqua, hanno assicurato, si mantiene fra i +2°C e i +4°C.
La patria del granato
L'identità locale del Millstätter See, tuttavia, a dispetto del nome, non si esprime solo nel lago. Le montagne, lì, sono l'equivalente di rilevanza dal liquido al solido. Lo stesso: dentro e fuori. Infatti, da una parte, i lunghi e numerosi sentieri della stagione estiva si trasformano in piste per sci e ciaspole, con la neve. Dall'altra, la roccia conserva nel tempo l'aura preziosa che ha fatto di questa zona la patria del granato: il minerale di colore rosso scuro, in cristalli, che da tradizione antica fu estratto in abbondanza da queste gole, per prendere la celebre via commerciale della Boemia. I monti Nockberge ne sono pieni. Il museo Granatium di Radenthein – che è stato aperto sul sito della cava dismessa – lo racconta oggi nel centro di interpretazione e comunicazione: le attività di scavo, le caratteristiche mineralogiche della pietra, gli esempi della sua diffusione e le tipologie rinvenute nel mondo; al termine del percorso di visita, l'occasione di impugnare l'apposito martelletto da minatore e cercare il proprio cristallo sulle pareti esterne della roccia, da estrarre seguendo le istruzioni del personale e portare a casa come gemma della Carinzia, è un invito che non manca di essere apprezzato.
Ambiente, quiete, lago e monti: gli spunti di visita sono infiniti. L'ente turistico della regione, nell'ufficio a Seeboden, è il punto di partenza: l'allettante porta a cascata scorrevole di acqua di lago, che si apre al passaggio e ricomincia a scrosciare dopo averci accolti, è autentico emblema capace di evocare l'emozione del viaggio al Millstätter See.