Non avrebbe avuto scampo Hydra: un amo da palangaro le si era conficcato in fondo all'esofago mentre la pinna posteriore destra era stretta da un'enorme quantità di plastica che si era attorcigliata alla lenza. Invece, la giovane esemplare di tartaruga marina, incontra una famiglia di diportisti che chiamano il Centro di recupero per le tartarughe e la salvano. È l'estate del 2017 quando Hydra, tartaruga della specie Caretta caretta di tre chili, entra come paziente nel Centro Recupero Tartarughe Marine AMP Isole Egadi.
«Siamo molto legati a lei - racconta Ilaria Rinaudo, referente scientifico del Centro - quando l'abbiamo trovata era in una situazione decisamente critica, abbiamo dovuto amputarle un arto ormai compromesso dalla plastica, ma dopo un mese nella nostra struttura, non solo è sopravvissuta ma è riuscita a prendere il largo e a tornare a nuotare libera. Una seconda vita per lei e una gioia immensa per tutti noi».
Lo scorso anno altre 20 tartarughe, con una storia simile a quella di Hydra, sono state salvate; da quando ha aperto il Centro ha curato circa 85 tartarughe.
Dalle buone azioni alle buone pratiche
Aperto nel 2015 come Centro di primo soccorso per le tartarughe marine Caretta caretta, nel 2019 diventa Centro di recupero, un vero e proprio ospedale con sala diagnostica, sala operatoria, terapia intensiva e un reparto di degenza (stabulario) con cinque vasche dove le piccole pazienti possono restare anche diversi mesi per completare la riabilitazione prima di essere rilasciate in mare.
Il Centro ha sede nell'ex Stabilimento Florio di Favignana ed è stato realizzato con il contributo del Ministero dell'Ambiente, del Fondo Italiano per la Biodiversità promosso da Federparchi e del progetto europeo Tartalife. La gestione è affidata all'Area Marina Protetta delle Isole Egadi, che con i suoi 54.000 ettari è la più estesa del Mediterraneo, collaborano attivamente con l'Ente WWF Italia e Legambiente onlus.
«Una bella sinergia che mette insieme competenze e professionalità diverse e crea un valore aggiunto», aggiunge Ilaria.
L'ospedale raccoglie esemplari che arrivano da tutta la costa di Trapani, da Castellammare fino a Marinella di Selinunte e risponde a un bisogno evidente, visto che nell'area, prima che fosse aperto il Centro di Favignana, mancava una struttura simile.
«Da queste parti non ci sono spiagge sabbiose, infatti non è una zona di nidificazione per le tartarughe, però c'è un grande passaggio - racconta Ilaria Rinaudo - inoltre secondo la normativa regionale ogni provincia dovrebbe avere una struttura per il recupero delle tartarughe».
L'apertura del Centro va anche a completare un tassello importante per rispondere agli obiettivi di conservazione all'interno delle Aree protette.
Plastica, pesca e inquinamento principali pericoli
Protette a livello internazionale, le tartarughe marine sono una specie in pericolo, ogni anno, nel solo Mediterraneo, circa 130.000 esemplari finiscono catturati accidentalmente in strumenti utilizzati per la pesca, di questi almeno un terzo non sopravvive. Altre minacce sono la plastica abbandonata in mare, l'inquinamento e la cementificazione delle coste.
«Se guardo alla casistica delle nostre pazienti, plastica, ami e lenze rappresentano la causa principale di incidente - spiega Ilaria - quando sono nella vasca di degenza tutte defecano plastica, molte restano ferite, con arti amputati proprio perché impigliate in materiale plastico. Anche l'interazione accidentale con l'uomo, spesso pescatori, è fonte di pericolo, soprattutto nella nostra zona dove si pratica la pesca con il talangaro derivante (lunghe lenze che vengono calate con gli ami per pescare tonni e pesce spada)», ma Ilaria spiega come ci sia grande collaborazione da parte dei pescatori nel soccorrere le tartarughe ferite.
Rita, una tartaruga per il Mediterraneo
Tra gli obiettivi del Centro c'è anche quello di approfondire la conoscenza di questi delicati e preziosi animali marini. Nel 2018 insieme all'Università di Pisa e con il supporto di uno sponsor privato sono state monitorate attraverso tag satellitari quattro esemplari di tartarughe Caretta caretta per capire come si muovono e si comportano. «Con il TurtleTracking abbiamo scoperto che ognuna ha comportamenti ed abitudini diverse - racconta Ilaria - ma soprattutto sono delle grandi nuotatrici: Rita, ad esempio, in 538 giorni di monitoraggio ha percorso 10,500 chilometri toccando una velocità massima di 4.32 km/h».
Il centro di educazione ambientale
Tra le azioni portate avanti dal Centro ci sono anche diverse attività per sensibilizzare ed educare giovani e adulti alla conoscenza e al rispetto delle tartarughe. Ilaria, dal suo osservatorio privilegiato, spiega come negli ultimi anni abbia visto crescere l'interesse da parte di turisti e cittadini nei confronti delle tartarughe; frutto anche delle tante campagne realizzate in questi anni.
«Uno dei momenti più empatici - aggiunge - è quando liberiamo sulla spiaggia una tartaruga. Cerchiamo sempre di coinvolgere le persone presenti per far comprendere come l'animale, dopo la cura, riesca a tornare in mare libero».
Questo processo virtuoso ha fatto crescere le segnalazioni di animali in pericolo. Ilaria racconta ancora che negli ultimi anni, nel versante nord della costa trapanese sono state registrate alcune nidificazioni: «era decenni che non accadeva e fa ben sperare!».
Per quanto riguarda i visitatori, l'emergenza dovuta al Covid -19 ha limitato fortemente le attività di educazione ambientale. Nonostante ciò, il Centro ha accolto circa 6.000 visitatori nei soli mesi estivi, negli anni precedenti, i visitatori erano stati circa 12.000.
S.O.S. Tarta
Nel caso si individuasse una tartaruga in pericolo si può chiamare il Centro di recupero, il cui numero è attivo 24h. oppure la Capitaneria, che lavora a stretto contatto con l'Ente. Una volta fatta la segnalazione l'animale verrà recuperato e portato al Centro.
"SOS Tarta" 338.5365759, operativo H24 oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.