La rivista ".eco" e la Rete italiana di educazione ambientale WEEC promuovono una inchiesta che mira a valutare l'impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto sulle attività di educazione ambientale tra febbraio e ottobre 2020 e le previsioni per i prossimi mesi, anche alla luce della nuova ondata di contagi in corso, e per il 2021.
Sono invitati a rispondere i soggetti pubblici e privati che operano nel settore: amministrazioni locali, agenzie di protezione ambientale, aree protette, centri e laboratori di educazione ambientale, musei ed ecomusei, associazioni, cooperative, scuole e università, fattorie didattiche, asili nel bosco, imprese sociali, società private ecc. che commissionino o svolgano su affidamento o propria iniziativa attività di educazione ambientale.
Il lockdown, il blocco forzato di molte attività, le scuole costrette a una didattica online, l'impoverimento di ampie fasce di popolazione fruitrici dei servizi di aree protette, CEA o musei e ecomusei, infatti, hanno colpito fatturati e livelli occupazionali di associazioni, cooperative, educatori ambientali precari che lavorano a partita Iva o prestazione occasionale. È tutto un settore che ha, nella relazione interpersonale, nel lavoro sul campo, nell'uscita in natura, le basi fisiche e metodologiche della sua attività. L'educazione ambientale non formale fa le spese della pandemia, ma anche insegnanti o amministrazioni e strutture pubbliche hanno visto fortemente limitata la possibilità di organizzare attività direttamente o tramite altri soggetti o di fruirne.
Per partecipare all'inchiesta è possibile compilare il questionario online a questo link entro il 21 dicembre