a cura di Stefano Camanni e Cristina Girard
Parlare di corna vuol dire spesso spettegolare su scappatelle matrimoniali o scherzare con il tipico gesto delle due dita in una fotografia di rito. In realtà le corna sono una delle caratteristiche morfologiche più evidenti di alcuni mammiferi, e in particola degli ungulati. Sulle montagne piemontesi non è difficile osservare stambecchi e camosci, riconoscibili facilmente proprio dalle loro corna. Il maschio dello stambecco presenta delle corna ricurve molto sviluppate che crescono di anno in anno e sono caratterizzate da nodi o anelli successivi. Nei maschi possono arrivare anche a una lunghezza di un metro mentre nelle femmine sono più lisce e decisamente più corte. Il camoscio ha invece delle corna molto più piccole e dalla tipica forma a uncino. Anche in questo caso si osservano gli anelli di accrescimento annuali ma in modo molto meno evidente. Meno comune è il muflone che presenta, generalmente solo nei maschi, corna imponenti avvolte a spirale, tanto da chiudersi fino a livello del collo. Diverso è il discorso per il cervo e il capriolo che in realtà non hanno delle vere e proprie corna ma delle strutture ossee, ovvero vive. I loro palchi, esclusivi dei maschi, cadono e ricrescono ogni anno e questo ciclo è regolato dagli ormoni sessuali. La forma è decisamente più ramificata e raggiunge il massimo della complessità nei cervi: un cervo adulto di 12 anni di età e dal peso scheletrico di circa 30 chili può produrre nel corso della sua vita fino a 60 chili di palchi. Ma cosa servono le corna e i palchi? Una loro funzione può essere legata all'attacco o alla difesa, o a un utilizzo a scopo intimidatorio. In realtà però il significato principale è legato al corteggiamento. Nel periodo degli amori le corna e i palchi rappresentano un segno di potenza e di rango sociale e vengono utilizzate nelle lotte fra maschi per la conquista delle femmine, capaci di fronteggiarsi in modo spettacolare senza mai mettere in pericolo la propria salute.