Che la salamandra di Lanza sia un animale di piccole dimensioni ed elusivo, nonché endemico delle aree alpine intorno al Monviso, in particolare dell'alta Valle Po, è cosa nota. Quali siano invece le sue principali caratteristiche biologiche o gli straordinari adattamenti evolutivi che ha sviluppato per sopravvivere in un ambiente poco ospitale come quello dell'alta montagna è tutto un altro paio di maniche. Per rendere più "accessibile al pubblico" la salamandra di Lanza, il Parco del Monviso ne ha fatto realizzare un modellino in scala maggiorata. Questa straordinaria riproduzione, lunga ben 50 centimetri (contro i 9 cm dell'animale reale), non è solo un'opera di artigianato specializzato, ma un vero e proprio strumento divulgativo e didattico per far conoscere questo prezioso abitante delle alte valli intorno al Re di Pietra.
Un modello che rivela segreti nascosti
Il modellino, realizzato dall'artista e naturalista francese Robert Franceschi, è un capolavoro di dettagli scientifici e meccanismi interattivi che permette di scoprire le caratteristiche di questo anfibio. Costruito in resina poliuretanica microporosa e rifinito con una doppia mano di vernice acrilica nera lucida, riproduce fedelmente l'aspetto esteriore della salamandra. La vera particolarità è data dalla possibilità di aprire il corpo dell'animale, rivelando al suo interno tre embrioni a diversi stadi di sviluppo e ovociti. Questa caratteristica consente di spiegare perfettamente la particolare gestazione dell'anfibio che, per adattarsi alle rigide temperature d'alta quota ha evoluto la capacità di sviluppare le proprie larve all'interno del corpo materno, partorendo successivamente piccoli già completamente formati anziché uova. Il modellino si distingue anche per i sofisticati elementi meccanici che riproducono alcune funzioni fisiologiche della salamandra. È possibile osservare la simulazione dell'emissione dalle ghiandole parotoidi di una sostanza liquida repellente, un meccanismo di difesa che l'anfibio utilizza contro i predatori grazie all'odore sgradevole che emana. Inoltre, sono riprodotti il caratteristico movimento della gola e il sistema di umidificazione del corpo, fondamentale per mantenere la giusta idratazione sul delicato tegumento dell'anfibio, particolarmente sensibile alle alte temperature e alla disidratazione. Questa fedele e dettagliata riproduzione consente quindi di "incontrare" virtualmente la salamandra di Lanza senza disturbarla nel suo fragile habitat naturale.
Appuntamento al Terres Monviso Outdoor Festival
Il Parco del Monviso ha organizzato un'area interamente dedicata alla conoscenza della Salamandra lanzai durante il Terres Monviso Outdoor Festival, che si svolgerà da venerdì 14 a domenica 16 marzo a Saluzzo. Gli appassionati e i curiosi potranno partecipare agli incontri intitolati "A tu per tu con la Salamandra di Lanza", speciali momenti divulgativi a partecipazione gratuita che si terranno sabato 15 (alle ore 11, 15.30, 16.30 e 17.30), e domenica 16 (ore 11, 15.30 e 16.30).
Durante questi appuntamenti, esperti biologi del Parco del Monviso condurranno il pubblico alla scoperta di questa specie. Il modellino sarà lo strumento divulgativo principale di queste presentazioni, permettendo ai partecipanti di visualizzare concretamente caratteristiche altrimenti difficili da osservare nella realtà, considerata l'elusività dell'animale e le difficoltà di avvistamento nel suo habitat naturale.
Futuro nero per la salamandra nera?
C'è un aspetto più preoccupante dietro questa iniziativa educativa. La scelta di realizzare questo modellino nasce anche dalla crescente necessità di sensibilizzare il pubblico sulla vulnerabilità di questa specie e sui rischi concreti che minacciano la sua sopravvivenza nel prossimo futuro.
Un recente e allarmante studio pubblicato dalla Società Erpetologica Britannica, dall'eloquente titolo "Dark future for a black salamander" (Un futuro nero per una salamandra nera), lancia infatti un serio avvertimento sulla conservazione di questo anfibio. Il gioco di parole nel titolo nasconde una realtà drammatica che non lascia molto spazio all'ottimismo: secondo i modelli statistici elaborati, già dal 2040 l'habitat idoneo alla vita della salamandra di Lanza potrebbe ridursi drasticamente, con contrazioni che potrebbero superare addirittura il 90% dell'attuale superficie entro il 2100. La ricerca, condotta nell'ambito del progetto ALCOTRA 2014-2020 PITEM Biodiv'Alp e coordinata da Davide Giuliano dell'Ente di Gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie, si è basata sull'applicazione dei Modelli di Distribuzione delle Specie (SDM), una metodologia sviluppata nell'ultimo decennio che ha permesso di stabilire correlazioni statistiche tra i dati di presenza dell'anfibio e le informazioni climatiche. Questo approccio consente di prevedere con una certa accuratezza gli effetti che le variazioni climatiche potrebbero avere sulla distribuzione geografica della specie nel corso del tempo.
Allo studio hanno contribuito diversi esperti, tra cui i tecnici dell'Ente di Gestione delle Aree protette del Monviso Anna Gaggino e Marco Rastelli, con la collaborazione dei colleghi francesi della Riserva Nazionale di Ristolas Mont-Viso, testimoniando l'importanza di un approccio transfrontaliero alla conservazione di una specie che non conosce confini politici.
Un piccolo grande tesoro da proteggere
L'auspicio condiviso dagli studiosi e dagli enti coinvolti è che questo accurato modellino non diventi, nel corso del prossimo secolo, la testimonianza di un animale ormai estinto. La situazione appare particolarmente critica considerando le caratteristiche intrinseche della specie: il fatto di essere un endemismo, ovvero una specie diffusa esclusivamente in una zona specifica e molto ristretta del pianeta, la rende già di per sé vulnerabile. Non a caso la salamandra di Lanza è classificata come tale nelle Red List nazionale, europea ed internazionale dell'IUCN, l'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, ed è inserita nell'Allegato II della Convenzione di Berna e nell'allegato IV della Direttiva Habitat, che la indicano tra le specie per le quali è necessaria una protezione rigorosa.
Ricerca, ma anche consapevolezza da parte di tutti
Per la conservazione della salamandra, le attività di ricerca scientifica si affiancano alle operazioni di sensibilizzazione sul tema, che talvolta possono portare a semplici ma fondamentali gesti di attenzione durante le escursioni. Durante le camminate estive nel Parco naturale del Monviso, specialmente in giornate piovose o nebbiose, è relativamente facile incontrare esemplari di salamandra di Lanza: data la colorazione completamente nera e le dimensioni ridotte, che rendono questi anfibi difficili da individuare sui sentieri umidi, si raccomanda ai visitatori la massima cautela per evitare di calpestarli, specialmente in alcune zone specifiche dove sono più diffusi. Tra queste, si citano in particolare aree escursionistiche nei territori di Crissolo e Oncino, come i sentieri tra Pian della Regina e Pian del Re, il percorso tra Pian del Re e l'imbocco del Couloir del Porco, la discesa dal rifugio Giacoletti, i dintorni del lago Chiaretto, il tratto di sentiero tra il lago della Pellegrina e il rifugio Alpetto, la zona degli impianti di risalita di Crissolo, in particolare in corrispondenza della sciovia Ghincia Pastour.
Un dato allarmante che dovrebbe far riflettere è che anche un numero relativamente limitato di esemplari accidentalmente schiacciati potrebbe compromettere seriamente il futuro di questa popolazione, considerato, oltre a quanto già esposto, anche il basso tasso riproduttivo della specie.
Conoscere la salamandra di Lanza attraverso il modellino e le attività didattiche del festival di Saluzzo rappresenta dunque un primo e fondamentale passo per proteggere questo straordinario endemismo alpino. Un tesoro della biodiversità montana che, come molte altre specie adattate agli ambienti d'alta quota, rischia di scomparire silenziosamente prima ancora di aver rivelato tutti i suoi segreti evolutivi e biologici alla comunità scientifica e al grande pubblico. L'impegno congiunto di ricercatori, enti di gestione delle aree protette e cittadini consapevoli diventa quindi cruciale per garantire un futuro meno fosco a questo piccolo ma insostituibile rappresentante della biodiversità alpina.