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Il principe ranocchio

Rane, rospi & affini. Questa la passione di Giuseppe Ripepi, giovane agronomo che per mestiere si occupa di giardini. Gli anfibi occupano in tutto il suo tempo libero.

  • Mauro Pianta
  • Maggio 2011
  • Giovedì, 19 Maggio 2011
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Giuseppe Ripepi ha 27 anni, due stagni e le tasche (quasi) sempre piene di rospi o di rane. Già, gli anfibi. Sono la passione di questo ragazzo diplomato in agraria, studioso di naturopatia, progettista e realizzatore di giardini creati secondo i princìpi della biodinamica e dunque senza mai ricorrere ai fertilizzanti chimici. Rane, rospi & affini, quindi. Ne va matto (non dal punto vista gastronomico: domandargli se ha mai mangiato le rane significa beccarsi uno sguardo tra l'incredulo e l'afflitto).
E loro ricambiano. Quando lo abbiamo incontrato ha estratto dalla sua valigetta un sacchettino di cotone ("traspirante", ha subito chiarito) dal quale è sbucato un rospo di color marroncino.
"Bellissimo, vero? È un rospo comune. L'ho trovato ieri sera vicino la Dora (Ripepi vive a Collegno, nel torinese ndr), l'ho sentito gracidare e l'ho preso con me..." Chi lo conosce bene giura che Giuseppe quasi ogni notte trova uno di questi animali. Poi che cosa ne fa? "Niente - risponde - li fotografo, sto un po' con loro e li rilascio. Mi affascinano, da sempre. Quando l'ambiente è in pericolo sono fra i primi a sparire.
A vederli sono piccoli, certo, ma rappresentano un tassello fondamentale per l'equilibrio del sistema. E dire che basterebbe davvero poco per farli sopravvivere: è sufficiente scavare una piccola buca con un po' d'acqua ed ecco che arrivano...". ­­Lui di buche, o meglio di stagni, ne ha giusto un paio. Fra gli ospiti figurano: 15 tritoni e 8 rospi. Li chiama proprio così: "ospiti". "Vengono quando vogliono. Anche ai clienti per i quali realizzo giardini e che mi chiedono uno stagno suggerisco sempre di non comprare animali d'allevamento ma di lasciar fare la natura". Un tempo pure Giuseppe era un allevatore di anfibi, anche di specie particolarmente rare. Poi, qualche anno fa, è approdato allo sciamanesimo. "Ho imparato che non ha senso pretendere di possedere altri esseri viventi. E ho approfondito la conoscenza della dimensione simbolica della natura. Nella cultura sciamanica, per esempio, il rospo viene associato all'acqua, al ciclo vitale. Secondo una bella leggenda circolante fra alcune tribù di nativi americani, fu proprio il rospo l'unico animale che riuscì a immergersi nel mare per portare a galla un po' di terra sul dorso di una tartaruga. La terra ferma, sempre secondo la leggenda, nacque dunque grazie al generoso lavoro del rospo e della tartaruga. Ma il rospo - prosegue Ripepi - rappresenta anche il lato oscuro delle cose. Quelle cose che vanno affrontate, per non averne più paura".­ ­A proposito di paura: genitori, parenti e amici come hanno preso questa curiosa "ossessione"?
"Ormai sono abituati. Devo dire che fin da piccolissimo sono stato inesorabilmente attratto dal mondo della natura, spesso mi perdevo per contemplarne odori e colori. Eppure i miei genitori mi hanno lasciato libero, non hanno mai avallato alcuni pregiudizi nei confronti di certi animali". E comunque gli episodi legati all'originalità della passione non saranno certo mancati. "Beh, direi di no - conferma lui con un sorriso. Per esempio, ricordo che con l'alluvione del '94 i campi da tennis vicino casa mia si erano trasformati in un profondo acquitrino, un vero e proprio paradiso per i miei amici. Avevo raccolto centinaia e centinaia di girini messi in una specie di scatola che mi ero portato in casa. Ma non avevo fatto i conti con il mio gatto che, presa di mira la scatola, riuscì a rovesciarla: per settimane abbiamo trovato girini dappertutto...". Meglio le rane o i rospi? "Le prime - risponde ancora - sono decisamente più agili e nervose. I secondi, invece, sono più pacati, curiosi, a volte mangiano perfino dalle mie mani". Qual è stato il momento più bello nel suo rapporto con gli animali? "Spesso - racconta - vado in Liguria, nel savonese, in una valle sperduta e bellissima.
Lì, c'è quello che io chiamo il mio "angolo della contemplazione": mi siedo circondato da tantissimi marassi (una specie di vipera lunga circa 60 cm, ndr) e sono felice". È la biodiversità, bellezza.

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