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Piemonte Parchi

Sulla rotta delle gru

E' arrivato il primo freddo, e con lui il volo delle gru. Così grandi stormi o sparuti gruppi vocianti attraversano la pianura piemontese, dalla Lomellina alla Provincia di Cuneo.

  • Raffaella Amelotti
  • Novembre 2020
  • Giovedì, 26 Novembre 2020
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Gru in formazione  | Foto N. Scatassi Gru in formazione | Foto N. Scatassi

Le gru prima di vederle, le senti arrivare. Di notte è tutto ancora più magico: mi è capitato di sentirle passare anche in città, molto basse, nascoste allo sguardo dall'oscurità.

Proprio in queste giornate in cui le temperature si abbassano, migrano abbandonando l'Europa orientale alla volta dei siti di svernamento: attraversano la Pianura Padana da est a ovest, valicano le Alpi in corrispondenza delle vallate piemontesi.

Quest'anno il loro viaggio contrasta particolarmente con la situazione di chiusura con cui dobbiamo tutti fare i conti: così la loro libertà ci attrae ancora di più e ci ritroviamo tutti con il naso all'insù, ad aspettare di vederle sfilare in formazione, oppure in volo alla ricerca della termica favorevole.

Il Piemonte, rotta migratoria consolidata

Da oltre due decenni il Piemonte è una rotta migratoria consolidata di migliaia di uccelli appartenenti alla specie gru cenerina (Grus grus) e, soprattutto in questi ultimi cinque-sei anni, le popolazioni presenti nell'Italia centro-settentrionale sono gradualmente aumentate, a fronte della locale estinzione delle popolazioni nidificanti nell'Europa centro-meridionale, Italia compresa, registrata quasi un secolo fa.

Soprattutto nel periodo di migrazione autunnale, in Piemonte aumentano le osservazioni lungo la rotta verso i luoghi di svernamento nella Penisola Iberica e nell'Africa nord-occidentale.

Tra la fine di ottobre e dicembre, migliaia di gru utilizzano il Fiume Po come corridoio di volo, e alcuni gruppi hanno trovato proprio in Piemonte il luogo adatto dove trascorre i mesi freddi, complici i cambiamenti climatici che determinano inverni meno rigidi.

Animali gregari 

Le Riserve naturali rappresentano per loro una forte attrattiva: le aree di greto più nascoste si trasformano in dormitori per centinaia e, a volte, migliaia di individui, mentre i campi coltivati forniscono cibo per tutti.

Durante la migrazione e lo svernamento sono animali gregari, e come tali, affrontano il viaggio, in gruppo. L'areale di nidificazione, da cui partono, è molto ampio: va da Est, nelle steppe ucraine, a Ovest, in Germania e nella Penisola scandinava. La prima tappa del lungo viaggio è in Ungheria, nei siti di alimentazione: da qui, percorrendo circa 500 km al giorno, in una settimana di viaggio raggiungono i siti in cui trascorrere l'inverno.

Si orientano con il sole e con le caratteristiche geografiche del paesaggio che scorre sotto di loro, mentre, la notte, come ancestrali esploratori, sfruttano le stelle e il campo magnetico terrestre, e durante la migrazione, si passano informazioni sulle rotte e sui siti di alimentazione.

La formazione di volo

Le condizioni atmosferiche di questi giorni freddi e limpidi sono favorevoli, dunque le osservazioni sono numerose e davvero spettacolari. Le grandi dimensioni e l'apertura alare che sfiora i 2 metri e 40 centimetri, le rende riconoscibili e facilmente fotografabili, unica condizione, è che non siano troppo alte in quota. La quota del loro volo è influenzata dal vento: si spostano laddove soffia a favore, e si alzano parecchio anche in conseguenza dei valichi alpini.

Volano sicure della rotta con zampe e collo distesi, sincronizzate le une con le altre nel loro volo battuto e in formazione a V. Una gru vola al vertice e le altre la seguono disponendosi in un doppio schieramento, nel quale ciascun individuo vola con una traiettoria parallela a quello che lo precede, ma leggermente spostato verso l'esterno. E' una scelta dettata da ragioni aerodinamiche: ogni elemento dello stormo può sfruttare i vortici generati dall'esemplare che lo precede. L'uccello al vertice della formazione, fendendo l'aria, fa più fatica degli altri, e, per questo, viene periodicamente sostituito nel suo ruolo di apripista.

Rimangono nelle aree di svernamento fino alla fine di febbraio, poi, intraprendono il viaggio di ritorno, verso i siti di riproduzione, ripercorrendo in senso contrario l'Europa.

Solitari nel tempo degli amori 

Nel periodo riproduttivo, i grandi stormi si disgregano, e le gru conducono vita solitaria: sono, infatti, animali monogami e fedeli nei confronti del partner, con cui costruiscono il nido sul terreno utilizzando materiale vegetale.

Tra maggio e giugno la femmina depone due uova, covate per 28 giorni da entrambi i genitori, che si alternano anche nell'alimentazione dei pulcini. La famiglia resta unita fino alla primavera dell'anno successivo.

Sono animali longevi, possono superare i vent'anni di età, e la grande dimensione le rende meno vulnerabili dagli eventi atmosferici.

L'estinzione della popolazione nidificante in Italia è legata principalmente alla distruzione delle zone umide oltre a secoli di caccia indiscriminata e al disturbo da parte dell'uomo. Per questo gli stormi tendono a concentrarsi nelle stesse aree ritenute sicure per la sosta e l'alimentazione.

Ora non ci resta che attendere il loro vociare, il caratteristico gru gru che ha dato il nome alla specie: ecco arrivata davvero la stagione invernale, da cui, in volo, le gru scappano via. 

 

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