Ha registrato successo di critica e di partecipanti l'incontro che si è svolto lo scorso 12 agosto, a Salbertrand, per imparare a difendersi dalle zecche di montagna, senza creare eccessivi allarmismi.
Luca Rossi e Laura Tomassone, docenti del dipartimento di Scienze Veterinarie Università degli Studi di Torino, hanno spiegato le conseguenze della comparsa di queste nuove specie sulle normali abitudini e modo di vivere la montagna.
Da decenni paesi come la Francia, la Svizzera, l'Austria e la Germania hanno imparato a convivere con il problema "zecche". In Italia, soprattutto le regioni del nord est, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino, a partire dagli anni 90 hanno rilevato la presenza crescente di zecche e di patologie trasmissibili.
In Piemonte solo negli ultimi anni si è iniziato a parlate di zecche in montagna e anche in Valle di Susa stanno aumentando le segnalazioni di Ixodes ricinus.
Il morso della zecca non è di per sé pericoloso per l'uomo, i rischi sanitari dipendono invece dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori. Le zecche del genere Ixodes possono trasmettere malattie come la malattia di Lyme (batterio Borrelia burgdorferi) e la TBE (virus della meningoencefalite, la cui diffusione non è ancora stata segnalata in Piemonte).
Durante la serata sono stati anche resi noti i primi risultati dell'indagine sull'espansione geografica di zecche appartenenti al genere Ixodidae condotta nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand e nei comuni di Exilles e Oulx da Donatella Pafundi e Chiara Vair, tesiste tirocinanti del corso di laurea di 'Pproduzione e gestione degli animali in allevamento e selvatici' dell'Università degli Studi di Torino che ha avviato una collaborazione con l'Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie.
Da maggio ad agosto le due tesiste hanno raccolto oltre 2000 zecche in zone individuate sulla base di segnalazioni dei cittadini e del personale del parco. Una volta raccolte e messe sotto alcool, le zecche sono state determinate come stadio di sviluppo (la zecca ha 3 stadi: larva, ninfa e adulto e si nutre con un solo pasto per ogni stadio) e come specie.
In questo momento sono in corso le prime analisi di laboratorio per verificare su un campione di circa 300 zecche la presenza o meno del batterio responsabile della Sindrome di Lyme.
DOVE VIVONO
Ixodes ricinus vive abitualmente tra l'erba e le foglie preferendo luoghi umidi e ombreggiati. Si trova a quote al di sotto dei 1.500 metri, solitamente nei boschi o nei prati dove vi è la presenza di animali selvatici o al pascolo. Montagna, collina o pianura non fanno la differenza. I mesi di massima diffusione vanno dalla primavera all'autunno con picchi da marzo a giugno. In agosto la diffusione è già in calo.
PRECAUZIONI
Esistono alcune precauzioni per ridurre significativamente la possibilità di venire a contatto con le zecche, o perlomeno per individuarle rapidamente, prima che possano trasmettere una malattia. In generale, si consiglia di indossare abiti chiari (rendono più facile l'individuazione delle zecche), pantaloni lunghi infilati nelle calze, camicie a manica lunga e usare repellenti sugli abiti e sulle parti scoperte del corpo. Al termine dell'escursione, è opportuno effettuare un attento esame visivo e tattile della propria pelle per verificare eventuale presenza di zecche così come trattare gli animali domestici (cani) con adeguati prodotti in commercio.
Qualora si individuassero zecche sulla pelle, occorre prontamente rimuoverle perché la probabilità di contrarre un'infezione aumenta dopo le prime 48 ore di permanenza sull'ospite. Infatti, solo dopo un certo periodo di tempo in cui è saldamente ancorata per alimentarsi, la zecca rigurgita parte del pasto, inoculando nel sangue dell'ospite eventuali patogeni.
COME RIMUOVERE LA ZECCA
Il morso di zecca non rappresenta una situazione di un'emergenza. La rimozione della zecca è un'azione che il singolo individuo può fare da solo, senza ricorrere al Pronto Soccorso: basta una pinza pulita (in commercio sene possono trovare anche di specifiche), afferrare il parassita il più possibile vicino al piano cutaneo facendo attenzione a non schiacciarlo, effettuare una leggera trazione verso l'alto e contemporaneamente girare il parassita in senso antiorario. Dopodiché è bene eseguire un'accurata disinfezione con un comune disinfettante.
Solo una piccola percentuale di individui è portatore di infezione e per questo non è quindi consigliato un trattamento antibiotico preventivo.
Dopo aver estratto la zecca bisogna tenere sotto osservazione la zona della puntura per 30 giorni e assicurarsi che non compaiano sintomi riconducibili alle malattie trasmissibili (febbre o dermatite).
È meglio conservare la zecca estratta in freezer o in alcool etilico70%, in modo da poterla fare analizzare qualora si presentassero sintomi sospetti. Solo in quest'ultimo caso e, anche nel caso in cui non ci sia ricordo del morso di zecca, se si è consapevoli di essere venuti a contatto o di aver frequentato zone a rischio infezione, diventa importante rivolgersi al proprio medico curante o al pronto soccorso più vicino.