Tra il 17 e il 31 agosto del 1689, mille valdesi e ugonotti attraversarono le Alpi per tornare dalla Svizzera alle loro valli – Val Germanasca e Val Pellice - da cui erano stati esiliati tre anni prima. Non fu un trekking di 250 chilometri, ma una vera spedizione militare tra valli e montagne selvagge, con alcune battaglie per sfuggire alle truppe sabaude che inseguivano quel piccolo, veloce drappello di protestanti. Un viaggio avventuroso e affascinante, che venne ripercorso fin dall'Ottocento da viaggiatori a piedi e che ora sta diventando uno dei primi trekking storici tra la Francia e il Piemonte. Il percorso si snoda ancor oggi su sentieri di montagna, e l'accurato diario di Henri Arnaud, pastore valdese e ideologo dell'impresa, permette di individuarlo con precisione. Ma prima di parlare dell'attuale valorizzazione storico-escursionistica del Rimpatrio, sono necessarie alcune informazioni sull'impresa 13 giorni tra le Alpi Nel 1687 i valdesi sopravvissuti alla feroce repressione scatenata contro i protestanti dal Duca di Savoia vengono esiliati in Svizzera (vedi box). In 2500 raggiungono Ginevra, ma nonostante l'ottima accoglienza, tentano presto di tornare alle loro valli. Alcuni gruppi tentano il ritorno già nel 1687 e 1688, ma vengono bloccati al di là del lago. Poi la situazione politica cambia radicalmente: contro Luigi XIV si forma la Lega di Augusta, le truppe francesi sono impegnate su altri fronti, e i valdesi trovano importanti appoggi, ideali e finanziari (trasformati in buone armi). Così un piccolo esercito di 250 ugonotti e 700 valdesi tra il 16 e il 17 agosto attraversa il lago di Ginevra e sbarca sulla sponda francese. Ecco le tappe del Rimpatrio. 1. Si susseguono le scaramucce e si cammina per 50 km, entrando nel Faucigny e raggiungendo di notte Cormand. 2. Appena 3 ore di sonno e si riparte: trattative con gli abitanti per superare la città fortificata di Cluses e le barricate a Sallanches, poi per disorientare gli inseguitori si lascia la valle dell'Arve salendo a Combloux. 3. L'ambiente si fa più alpestre e si entra in Beaufortin, dove si susseguono i colli: Very, du Joly, de la Fenêtre, Plan de Jovet, in "un vero deserto". 4. Salita sotto la pioggia al Col du Bonhomme dove "non trovammo persona che ci opponesse resistenza"; discesa a Bonneval, nessuna opposizione della popolazione di Bourg St. Maurice e Seez. 5. Risalita della Val d'Isère, superando Tignes, e accampamento dove oggi sorgono immensi condomini. 6. Salita al Col d'Iseran (2764 m), quota più alta del Rimpatrio, e discesa lungo la valle dell'Arc, sempre senza problemi. 7. Salita al Colle del Moncenisio, traversata al Colle del Piccolo Moncenisio e al Col Clapier, quindi lunga discesa in Val Clarea fino a San Giacomo. 8. Impossibile proseguire verso Giaglione, presidiato dalle truppe sabaude: risalita ai Quattro Denti, traversata in quota, e la sera discesa a Salbertrand. Qui 2500 soldati francesi controllano il ponte sulla Dora. Al buio, con una decisiva battaglia, i valdesi riescono a superare il torrente e a salire nel Gran Bosco a Monfol. 9. Poche ore di sonno e ancora al buio salita al Colle di Costa Piana, da cui finalmente appaiono le natie montagne della Val Germanasca. Discesa a Pragelato e campo a Jossaud. 10. Salita sotto la pioggia al Colle del Pis, e discesa in Val Germanasca, con bivacco all'Ortiaré. 11. Cambia la tattica: finora la marcia era stata veloce, per sfuggire alle truppe sabaude. Ora invece bisogna lentamente liberare le valli natie. Si comincia con Balsiglia, il vallone di Massello, e Campo la Salza. 12. Superato il Colletto delle Fontane, si riprende Prali: il tempio valdese, trasformato in chiesa cattolica, viene liberato dalle immagini dei santi, e il pastore Arnaud tiene un appassionato sermone. 13. Solo il Col Giulian separa dalla Val Pellice: cento sabaudi oppongono resistenza, ma grazie alla nebbia vengono messi in fuga. Il campo è al riparo della Guglia. 14. Sui pendii di Serre Cruel vengono messi in fuga 600 soldati e si conquistano i pendii sopra Bobbio. 15. Discesa a liberare Bobbio. 16. Domenica 31 agosto solenne giuramento nel prato di Sibaud: nessun saccheggio, disciplina e fede dovranno guidare la liberazione delle valli. Il Rimpatrio come itinerario escursionistico Nel 1987 un gruppo di 7 valdesi, con l'aiuto della guida alpina Sandro Paschetto, ripercorrono a piedi l'itinerario del Glorioso Rimpatrio: uno di loro, lo storico olandese Albert de Lange, descrive in dettaglio l'iniziativa e l'itinerario in un utile fascicolo. Quindi si forma il comitato Rigrap, ovvero "Ripercorrere il Glorioso Rimpatrio a piedi", che per l'estate del 1989 organizza la camminata sulle orme dei valdesi che lo effettuarono 300 anni prima. Circa 100 persone partecipano all'iniziativa, con accampamenti al termine di ogni tappa e mezzi di appoggio per i bagagli. L'itinerario viene anche proposto sulla rivista ALP (n. 51, luglio 1989). Per il percorso vengono proposte due alternative: una filologica, da percorrere dormendo in tenda (o all'addiaccio come i valdesi); un'altra con varianti per dormire più comodamente in rifugi o posti tappa Gta (ancor oggi descritta sul retro della mappa IGC, foglio 1). Sul tracciato cominciano a comparire i primi cartelli, ma i percorritori sono ancora rari. Poi dal 2007 si susseguono le iniziative per farlo conoscere meglio. Esce la guida di Riccardo Carnovalini e Roberta Ferraris Il Glorioso Rimpatrio, 20 giorni a piedi tra Francia e Piemonte. L'anno successivo il professor Marco Fraschia organizza con gli studenti del Collegio Valdese di Torre Pellice una serie di attività didattiche collegate al Rimpatrio, che portano a uno spettacolo teatrale e culminano nell'estate 2009 con un trekking di 9 studenti e 4 accompagnatori sul tracciato seguito dalle milizie di Arnaud. I primi giorni sono in bicicletta, poi si prosegue a piedi, bivaccando in tenda. La camminata viene illustrata da una mostra fotografica e da un bel video. Nel frattempo si cimenta con il cammino anche Elena Di Bella, dirigente del Servizio gestione e programmazione risorse turistiche della Provincia di Torino. Elena si innamora del percorso, e lo trasforma in un progetto di sviluppo escursionistico, finanziato dalla Regione Piemonte nell'ambito dei PSR (Piani di sviluppo rurale), che vede la collaborazione della Fondazione Centro culturale valdese, del GAL "Escarton e Valli Valdesi", delle Comunità Montane. Il progetto è dedicato al tratto sul nostro versante, dal Colle del Moncenisio alla Val Pellice, e sta dando i primi risultati: è stato aperto il sito internet www.gloriosorimpatrio.it ora in corso di miglioramento, si è tenuto un convegno l'11 giugno presso il Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand (che lavorerà anche alla segnalazione del tracciato all'interno del parco), e si sta preparando un pieghevole con la descrizione e la mappa schematica. Il 27 e 28 agosto 2011 gruppi diversi di escursionisti percorreranno contemporaneamente le diverse tappe del tracciato piemontese del Rimpatrio. Per l'installazione della segnaletica si dovrà invece attendere il 2012, mentre resta ancora qualche problema per il pernottamento degli escursionisti. Alla fine di diverse tappe ci sono già rifugi e posti tappa Gta, ma al termine di altre tappe non è facile trovare da dormire in piena estate. Come è stato fatto notare nel convegno organizzato dal Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, la presenza alla fine di ogni tappa di una struttura ricettiva che ospiti gli escursionisti per una sola notte è indispensabile per il funzionamento di qualsiasi trekking. Attualmente manca un punto di appoggio in Val Clarea, tanto da suggerire una variante in quota che permette di effettuare in giornata la tappa dal refuge du Petit Mont Cenis al rifugio Levi Molinari. Il giorno successivo una piccola variante al tracciato originale dei valdesi conduce al rifugio Arlaud, nel cuore del Parco del Gran Bosco. La tappa successiva porta a Pragelato, dotato di strutture ricettive, ma dove è difficile trovare, in alta stagione, una stanza per una sola notte: qui servirebbe un posto tappa, come quelli della Gta che si incontrano nelle tappe successive, a Massello, a Salza di Pinerolo, a Prali Ghigo. Poi con l'ultima tappa del Col Giulian si raggiunge Bobbio Pellice.