Una "variante" rispetto a un tratto "ufficiale" della Via Francigena - quello da Torino a Casale Monferrato - considerato troppo immerso nel cemento. Un percorso alternativo decisamente più panoramico, che si snoda per 70 chilometri da Superga a Crea, tra boschi e vigneti. Un itinerario, insomma, adeguato alle esigenze del pellegrino del terzo millennio.
La proposta arriva dal CAI (Club Alpino Italiano) di Casale Monferrato che l'8 e il 9 aprile scorsi ha organizzato a Superga e al Santuario di Crea, in collaborazione con il parco naturale della Collina Torinese e con il Parco del Sacro Monte di Crea, un convegno dedicato all'argomento. Una due giorni di dibattiti intensi, durante i quali amministratori locali, storici, esperti, esponenti del mondo del turismo, del volontariato e dell'Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), hanno affrontato il tema da differenti prospettive. Da più parti, in ogni caso, è stato sottolineato come ottenere l'accreditamento della variante significherebbe avvantaggiare il territorio interessato dal punto di vista della ricaduta turistica. Di turismo, come si dice, sostenibile. Ma come nasce l'idea di una "Via" un po' diversa? Racconta Enrico Bruschi, presidente del CAI di Casale Monferrato e vera "anima" dell'iniziativa: "Il primo a percorrere e a trasformare in itinerario la Crea-Superga fu Cesare Triveri, un nostro socio, che nel 1990 la affrontò con un gruppo di amici. Alpinista di buon livello, capì che non era essenziale fare chilometri in auto o in aereo per godere le emozioni offerte dalla natura. Poi - prosegue Bruschi - nel 1999, in vista dell'anno giubilare, un'associazione di escursionisti di ispirazione cattolica, la Giovane Montagna, proprio per evitare le zone più antropizzate e deteriorate, effettuò il percorso della Via Francigena attraverso la Superga-Crea. Pubblicarono anche una guida che presentava i due tracciati seguiti: uno partiva dal Nord Ovest, l'altro dal Nord Est dell'Italia per incontrarsi a Modena e raggiungere Roma lungo il percorso del monte Bardone.
Ecco - conclude Bruschi - l'idea arriva da qui: a noi piacerebbe, però, che si trattasse di un percorso stabilmente inserito nel sistema della Via Francigena, ma è del tutto evidente che senza la convinta adesione degli enti locali ogni sforzo risulterebbe vano".
Ne è consapevole William Casoni, assessore regionale ai parchi: "Gli itinerari devozionali rappresentano un'importante realtà di valorizzazione del nostro territorio e dei Sacri Monti piemontesi. Trovo davvero interessante la proposta di affiancare una variante al tracciato storico della Via Francigena. Sia i pellegrini, sia i semplici amanti dell'escursionismo avranno così la possibilità di scegliere tra il tracciato tradizionalmente percorso nei secoli dai pellegrini che volevano raggiungere Roma dal nord, che si snoda nella nostra regione passando attraverso il canavese per poi dirigersi a est verso l'Emilia, attraversando la provincia di Vercelli e una variante dal sicuro interesse panoramico e paesaggistico in cui si trovano anche strutture turistiche e alberghiere di prim'ordine".
Annibale Salsa, già presidente nazionale del CAI, allarga il ragionamento agli aspetti storici: "Personalmente ritengo che per il significato storico e culturale del suo punto di partenza (Basilica di Superga) e del suo punto di arrivo (Sacro Monte di Crea), la variante basso monferrina possa costituire un'interessante digressione per i pellegrini escursionisti del nostro tempo, sempre più attratti da tali esperienze. In tutti i grandi itinerari escursionistici (Via Alpina, Alte Vie ecc.) la presenza di alternative secondarie è abbastanza normale. Alla condizione però che, nel caso di Vie Storiche documentate, si dichiari con assoluta onestà e chiarezza la tipologia della variante, il suo valore aggiunto, senza esibire patenti di originalità. La validità scientifica dei percorsi storici, infatti, deve essere sempre garantita".
Enea Fiorentini e Piero Lanza, dell'associazione Giovane Montagna, hanno voluto insistere sulla dimensione spirituale del cammino: "È una strada che ci permette di scoprire un pezzo d'Italia spesso sconosciuta, ingiustamente ritenuta "minore". L'Italia degli antichi borghi contadini, delle colline ondulate, delle montagne inesplorate, dei tesori artistici. Siamo convinti che tale percorso lungo un'Italia "minore" possa rappresentare la chiave di volta per il rilancio della Via Francigena. D'altronde anche i pellegrini medievali seguivano il percorso più idoneo ai tempi...".
Sugli elementi di marketing dell'operazione si è invece soffermata Maria Elena Bruschi: "Per realizzare questa proposta - ha detto - è necessaria un'efficace strutturazione del progetto". Gli elementi necessari? L'esperta non ha dubbi: "Serve una chiara segnaletica del percorso che indichi senza equivoci la direzione da seguire. La possibilità di utilizzare per la segnaletica il simbolo della Via Francigena rappresenterebbe certo un valore aggiunto. E poi luoghi di sosta con punti acqua e, possibilmente, servizi igienici. E ancora luoghi di ristoro e di pernottamento adeguatamente distribuiti in modo da consentire tappe più o meno lunghe che si adattino alle diverse esigenze degli escursionisti. Infine - ha concluso - sarebbe opportuno che le strutture che ospitano i posti tappa rispettassero l'architettura tradizionale dei luoghi utilizzando, dove possibile, edifici storici, antiche locande, foresterie di monasteri, cascinali, castelli, con sistemazioni sobrie che prevedano camere a più letti in modo da poter offrire il servizio a prezzi accessibili".
Inevitabile, dunque, arriva il capitolo costi. "La segnatura e la manutenzione di un percorso così - riprende Enrico Bruschi del Cai casalese - non richiede grandi finanziamenti, è più una questione di volontà e di scelte culturali". Ragiona Graziano Delmastro, direttore del parco della Collina torinese: "Siamo favorevoli a un'iniziativa in grado di valorizzare e recuperare una certa idea di mobilità sostenibile.
In effetti il percorso non necessita di particolari ristrutturazioni né di finanziamenti onerosi.
Il tratto da Cinzano a Crea è stato finanziato dal piano di sviluppo rurale 2007-2013 (fondi comunitari), mentre per il tragitto in provincia di Torino, fra Superga e Cinzano, il nostro ente ha predisposto uno studio di fattibilità (per la sistemazione e la posa della segnaletica e la sistemazione delle aree destinate alla fruizione, ndr) per un importo totale di 80mila euro".
L'operazione "variante" continua.
La Via Francigena, 2mila chilometri di cultura
Mille anni di storia, duemila chilometri di tradizioni, natura, cultura attraverso Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia.
È la Via Francigena, una grande arteria di comunicazione che congiunge il Nord Europa con Roma. "Una via di cultura", ebbe a definirla lo storico Jacques Le Goffe, una via lungo la quale si è costruita l'Europa dei popoli.
La sua storia affonda le radici nel 990 d. C. quando, durante il viaggio di ritorno da Roma alla sede episcopale di Canterbury, il vescovo Sigeric annota le 79 tappe che scandirono il suo tragitto. Nella geografia moderna il cammino solca sette regioni italiane (Lazio, Toscana, Emilia, Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta).
Nel 1994 il Consiglio d'Europa la riconosce come "Itinerario culturale", dieci anni dopo ottiene la qualifica di "Grande itinerario culturale".
Il 22 aprile del 2001, a Fidenza (Parma), 34 enti locali presenti lungo il percorso italiano della Via Francigena firmano l'atto costitutivo di quella che oggi è l'Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF).
Attualmente formata da oltre cento enti locali territoriali, l'AEVF svolge un'azione di impulso degli interlocutori del progetto di valorizzazione dell'itinerario, raccordando tutti i livelli istituzionali (locale, regionale, nazionale ed europeo).
Da qualche anno viene anche diffusa, in versione bilingue inglese-italiano, una pubblicazione semestrale divenuta la voce ufficiale delle iniziative di divulgazione della Via Francigena in Europa.