"... le acque della Cenisia, che in cascate pittoresche biancheggiano su gli erbosi banchi delle circostanti rupi, e vanno a crescere gli argentei tesori della nostra Dora."
Giuseppe Regaldi, La Dora (1867)
Tra le tante meraviglie naturali della Val Susa ci sono varie cascate e tra queste le più note sono forse quelle della Novalesa. Il luogo è molto propizio ai grandi salti d'acqua: la Val Cenischia è di morfologia tipicamente glaciale e sulla sua sinistra idrografica la bastionata montuosa tra il Rocciamelone e la Punta Marmottere, di altezza ben superiore ai tremila, strapiomba su un terrazzo glaciale attorno ai milleottocento metri di quota. Questo si raccorda con il fondovalle, situato a poco più di novecento metri, con una ripida scarpata incisa da alcuni torrenti. In primavera la neve accumulata ai piedi delle cime si scioglie e questi ultimi, riempiendosi d'acqua, danno vita a cascate altissime e spettacolari. I salti d'acqua sono molti, ma i due più famosi si trovano a poche decine di minuti di cammino dal centro del piccolo comune di Novalesa. Si tratta della cascata del rio Claretto , di circa cento metri di altezza e ben visibile anche da lontano , e di quella del rio Marderello , che si trova un centinaio di metri a sud della prima. A scanso di equivoci va subito detto che, nonostante il nome poco accattivante, anche le acque di questo secondo torrente in primavera sono bianchissime e spumeggianti. La sua cascata è però un po' meno evidente da lontano perché si trova al fondo di un breve canyon, formato dall'azione erosiva del torrente e caratterizzato da altissime pareti rocciose lisce e grigiastre. Esplorare – con la dovuta prudenza - questa rimbombante e freschissima "camera segreta" è una esperienza che si ricorda a lungo.
Touristes, ice-climbers e merenderos
Le cascate della Novalesa nel loro complesso non sono però mai state un segreto. Anzi, già nell'Ottocento rappresentavano una meta turistica rinomata, in particolare quando per la Val Cenischia e il Colle del Moncenisio passava la più frequentata via di comunicazione tra Piemonte e Savoia, e nel "Dizionario corografico degli Stati Sardi di Terraferma" del 1854, compilato da Gugliemo Stefani, sono menzionate come "le famose cascate che i viaggiatori non mancavano di visitare quando tenevasi la strada di quella valle".
Passata ormai da tempo l'epoca dei "touristes" e dei loro lunghi viaggi attraverso l'Europa, i veri esperti di cascate sono oggi gli appassionati di arrampicata su ghiaccio, e durante l'inverno la zona della Novalesa offre loro una variegata gamma di percorsi di diversa difficoltà e altezza. La "Coda di cavallo", il "Lungo cammino dei ghiacciatori" o il "Fungo magico" sono solo alcuni dei nomi delle vie su ghiaccio della zona, alcune delle quali scoperte e descritte più di quaranta anni fa dal mitico Gian Carlo Grassi. Le due cascate principali non sono però incluse nella top-ten degli ice-climbers: prendono troppo sole e, complice anche la quota piuttosto bassa, difficilmente l'acqua riesce a trasformarsi in un ghiaccio con le caratteristiche giuste per l'arrampicata.
Con la bella stagione invece le due grandi cascate diventano una meta importante per il "turismo di prossimità", e attirano molti ammiratori dalla Valsusa e dal Torinese. Un ampio piazzale sterrato offre un comodo parcheggio ai visitatori motorizzati, che in pochi minuti di cammino possono raggiungerne la base. Nelle calde giornate estive i salti d'acqua non sono forse così spettacolari come in primavera, ma l'acqua nebulizzata offre un piacevole refrigerio a chi passa da quelle parti. Poco prima del paese di Novalesa si trova un'area attrezzata per un picnic, e la zona offre vari bar, agriturismi e ristoranti. Tra l'altro, oltre alle cascate, di sicuro meritano una visita anche il piccolo ma interessante centro storico, l'antica e suggestiva Abbazia della Novalesa e i laghetti di Ferriera Moncenisio che, a pochi km di distanza dalle cascate, costituiscono un altro incantevole angolo di natura valsusina.