Parole di ieri, immagini possibili ancora oggi. Sensazioni possibili ancora oggi, perché a 70 anni di distanza quei luoghi così ben descritti dal Maestro non sono granché mutati. Sulla strada lungo il Belbo l'asfalto ha coperto terra e ghiaia, ma il silenzio è sempre quello. E non impedisce "di udire belati di greggi invisibili su lontani versanti".
Alta Valle Belbo, dove "Letteratura e Natura" si fondono. Un paesaggio dolce, morbido, accogliente. Colline dai versanti poco scoscesi che evocano più i verdeggianti poggi dello Yorkshire di Emily Brontë che le ondulazioni "apocalittiche" tanto care a Fenoglio:
"Il cielo da ogni parte, ma soprattutto sopra il crinale di Mombarcaro, preparava pioggia per la notte, una pioggia lunga ma pacifica. Mi fissai a contemplare San Benedetto nella conca sottostante" (Beppe Fenoglio, Superino).
Nella valle, a monte di San Benedetto tutto "scorre" lungo il Belbo, torrente dalle acque variegate "come la pelle del serpente". Scorre come una sequenza di fotogrammi: le colline asimmetriche in alto, le distese pianeggianti a valle, i boschi, i campi, la strada.
La "strada lungo Belbo".
Da San Benedetto alla Riserva naturale delle Sorgenti Belbo
"I vapori del mattino si alzavano adagio e le colline apparivano come se si togliesse loro un vestito da sotto in su" (L'andata).
Le parole di Fenoglio sono un invito a un viaggio di conoscenza. E per conoscere l'Alta Valle Belbo, le sue forme, i colori, la strada, il mezzo giusto è la bicicletta. Non da corsa al titanio, e neppure ipertecnologica MTB. Niente cardiofrequenzimetro e body in lycra: sulla "strada lungo Belbo" al massimo può servire un conta-sensazioni...
Il percorso
Partenza. Dallo spiazzo dell'area ricreativa del Lago delle Verne, nei pressi del ponte sul Belbo (la località è denominata Monastero, per l'antica presenza di un'abbazia benedettina). Un varco nel ponte consente l'accesso a un anfiteatro di blocchi di arenaria affacciato sul torrente, dove un pannello propone il breve, ma intenso racconto "Il Gorgo".
Uno sguardo in alto su San Benedetto e si va, barra fissa a mezzogiorno nella valle. Passata dopo poche pedalate la deviazione a sinistra per Lunetta, si viaggia lungo il torrente in un paesaggio che presenta la tipica sequenza asimmetrica dei fondovalle delle Langhe: a destra il versante ripido e boscoso detto a "reggipoggio", a sinistra il lato terrazzato, detto a "franapoggio", disseminato di borgate e cascine. Poche pedalate ancora e una diramazione sulla destra suggerisce una breve variante: la meta è un piccolo ponte in pietra, un passaggio fra i tanti di antiche origini che garantivano gli scambi tra i versanti. Intanto il Belbo scorre discreto fra gli ontani, attorniato da distese di prato con belle fioriture a primavera.
Superata a destra una sterrata diretta a un boschetto di ontani neri, si scorgono in alto sul lato opposto le case della Borgata Costalunga di Mombarcaro, premessa a un altro guado, un altro piccolo ponte in pietra a schiena d'asino, a una sola arcata. Un'altra occasione per "curiosare" le acque del Belbo nel loro aspetto tipico con grossi ciottoli piatti ricoperti di muschio verde: la "pelle di un serpente" di Fenoglio.
La valle si apre
E si accentua il contrasto con il versante sinistro orografico che si eleva imponente verso Mombarcaro. Gli appezzamenti coltivati segnalano l'ingresso nel territorio del "Consorzio per la valorizzazione e tutela della Patata dell'Alta Valle Belbo". I campi non cintati, i prati di erba medica e il bosco si fondono in un'unica dimensione, rurale e naturale.
Ogni via laterale è lo spunto per cedere a una curiosità: sulla destra una sterrata conduce a un vecchio mulino, oltre il quale un viale di salici capitozzati guida a un altro ponte in pietra sul Belbo. Sotto una tettoia i meccanismi e le rotaie che mettevano in funzione il mulino lasciano immaginare il via vai di carri che dalle colline scendevano macinare le granaglie. Un tempo non lontano...
Sulla destra un campanile su un piccolo poggio indica l'arrivo ai Bragioli (frazione di Mombarcaro). L'incrocio con la provinciale che taglia la valle indica invece la metà del viaggio: che prosegue, sempre uguale, sempre diverso, sempre ricco. La strada corre ora più lontana dal Belbo e, con un breve salita, raggiunge una costa più pronunciata sulla destra della valle. È uno dei tratti più belli: oltre la dorsale lo sguardo e la pedalata si distendono sull'ennesima conca. Il paesaggio si fa altopiano: è la zona delle sorgenti, la più ricca di biodiversità.
Si giunge così all'area del posto tappa "La Pavoncella", al centro di alcune belle borgate (Scraveizi, Spagnoli, San Giovanni. Si pedala ora nel Comune di Camerana. Passato un dosso si "divaga" in un anfiteatro di prati. La valle si fa pianura sospesa, contornata da ondulati rilievi. Un paesaggio arioso, "necessario" quasi per fare incetta di spazi aperti prima di accostarsi all'ambiente assai diverso della vicina Riserva naturale delle Sorgenti Belbo.
Incrociata la SP 111 che collega le due dorsali, la si imbocca a sinistra verso Camerana. Dopo un centinaio di metri si svolta a destra nuovamente nella valle. Su strada ora sterrata si va verso la riserva, annunciata dal bosco che colma la valle a mezzogiorno. Il bosco ne segna il confine e dà il benvenuto con un maestoso cerro centenario, vero patriarca della macchia, degno biglietto da visita di questo prezioso lembo di natura collinare.
Il cerro è il capolinea del viaggio, si torna sulla stessa via. Stessa via? Si va ora a tramontana, solidali con il Belbo. Si invertono le prospettive, ruotano e si allungano le ombre. Altri tagli di luce, un altro paesaggio, altre sensazioni. Un altro viaggio. La meta è San Benedetto, adagiato sul crinale e avvolto dalla luce del pomeriggio.
Alle Sorgenti Belbo, alla Riserva naturale
L'accesso diretto alla riserva dal lato nord è materia per specialisti dello sterrato, adeguatamente attrezzati. Con bici "normale" è possibile arrivare più agevolmente nel cuore della riserva da Montezemolo, mettendo in conto un paio di salite. Tornati all'incrocio, si prosegue a occidente salendo al crinale sinistro della valle, in Località Torelli, guidati da una monumentale pala eolica. Raggiunta la SP 661 "delle Langhe" si va a sinistra verso Montezemolo. Con paio di chilometri ad andamento aereo si perviene ai margini del paese, in prossimità del cimitero, dove si imbocca a sinistra una strada che scende sul fondovalle (direzione Saliceto).
Prima del ponte, una sterrata sulla sinistra nel bosco conduce a un'area attrezzata accanto al novello Belbo, protetto da un bel filare di ontani neri.
Tenere presente che nei giorni festivi la panoramica SP 661 è una rotta privilegiata da frotte di motociclisti.
Varianti... ed eventuali
Il viaggio in bicicletta nell'alta Valle del Belbo è per tutti: lunghezza andata e ritorno: 30 km, dislivello irrilevante.
Altro impegno richiede invece il ritorno sui due crinali. Che dispensano panorami a profusione ma le rampe che vi adducono esigono una certa dose di "fiato e gambe". Inoltre nei giorni festivi, in particolare il crinale sinistro orografico (la panoramica delle Langhe) è terreno di scorribande per centauri motorizzati. Consigliabile quindi il crinale opposto con salita (ripida) a Mombarcaro, comune "tetto delle Langhe", e discesa diretta a San Benedetto passando per Mimberghe, altro classico luogo fenogliano.
In primavera ed estate si vedono i gruccioni in volo. E in volo par d'essere una volta guadagnato il crinale, verso la cappelletta di San Rocco, con i suoi affreschi del tardo '400 raffiguranti la Cavalcata dei Vizi.
Info:
Comune di San Benedetto Belbo
Comune di Mombarcaro
Centro Studi Beppe Fenoglio
Riserva naturale Sorgenti Belbo