Come tutti sanno l'Italia è uno dei Paesi più ricchi al mondo di tesori. Oltre a quelli artistici e culturali, innumerevoli, vi sono quelli del patrimonio naturale, altrettanto numerosi. Foreste, laghi alpini, montagne, spiagge e coste (in gran parte custoditi in parchi, riserve naturali e siti della Rete Natura 2000) attraversati da sentieri più o meno impegnativi tra i quali non è difficile trovare quelli più adatti alle proprie capacità.
E' dalla consapevolezza di questo grande patrimonio che è nata l'idea di creare un "Sentiero dei Parchi": un tracciato che toccherà le due grandi isole, risalirà gli Appennini e attraverserà orizzontalmente le Alpi, collegando le Aree protette italiane ed offrendo delle opportunità strutturate per la loro fruizione e - quindi – per il rilancio del territorio. Ma andiamo con ordine e partiamo dall'inizio.
Un'idea nata prima della pandemia
A gennaio di quest'anno, prima dell'esplosione dell'emergenza sanitaria, il Ministero dell'Ambiente aveva proposto al CAI l'idea di creare un grande percorso complessivo che attraversasse i parchi nazionali italiani, unificando i tracciati già esistenti. Il nome è già pronto: si chiamerà "Sentiero dei Parchi" e collegherà tra loro le Aree protette, attraversando tutta l'Italia, per una lunghezza totale di oltre 7000 chilometri.
Un progetto ambizioso che implica un lavoro complesso, ma che parte da un presupposto molto concreto: il "Sentiero Italia".
Si tratta di un "vecchio" progetto del CAI, realizzato a partire dagli anni '80 e inaugurato nel 1995 con l'iniziativa "Camminaitalia" e poi rifinanziato dal CAI nel 2002.
Attualmente il Sentiero Italia è lungo 7mila chilometri e attraversa 16 parchi nazionali italiani (su un totale di 25 iscritti nell'Elenco ufficiale delle aree naturali protette - EUAP) con 85 tappe, utilizzando alcune grandi vie sentieristiche già esistenti: la Grande Traversata delle Alpi in Piemonte (GTA) lunga circa 1000 km; l'Alta Via dei Monti Liguri in Liguria (oltre 400 km); la Grande Escursione Appenninica in Toscana e in Emilia Romagna (425 chilometri) e il Sentiero del Brigante in Calabria, con i suoi 120 km di lunghezza.
E' grazie a questa grande rete che l'idea del Ministero è da subito parsa concreta e realizzabile, portando quindi alla firma di un protocollo d'intesa, fra lo stesso Ministero e il CAI nazionale, nella Giornata mondiale dei Parchi (il 24 maggio), una circostanza voluta ma che fa ben sperare per il proseguimento dell'iniziativa.
La fase due del progetto
Sul tavolo non c'è solo la realizzazione del Sentiero dei Parchi, ma anche un ulteriore sviluppo del progetto, particolarmente interessante perché prevede la valorizzazione dell'itinerario dal punto di vista turistico.
"Il Ministero dell'Ambiente, Federparchi e il CAI hanno in programma di firmare una convenzione specifica che regolerà nel dettaglio l'ulteriore avanzamento dell'idea iniziale" spiega Antonio Montani, Vicepresidente generale con delega a rifugi, escursionismo e sentieri, che è tra coloro che si stanno occupando dello sviluppo del progetto.
"Partiremo dall'aspetto infrastrutturale, curando la percorribilità dei tracciati e verificando l'esistenza di punti di accoglienza o posti tappa, dove l'escursionista possa fermarsi a mangiare e a pernottare. Per quanto riguarda il primo aspetto, l'intenzione è quella di sfruttare il più possibile il tracciato già esistente del Sentiero Italia e, laddove esistano dei 'buchi', di andare a creare delle bretelle di collegamento utilizzando altri sentieri già esistenti o da realizzare. Per garantire la ricettività, inoltre, occorre prevedere delle strutture anche laddove attualmente non esistono. Fatto questo il passo successivo è la comunicazione di quanto realizzato, per far conoscere sia in Italia che all'estero l'esistenza del Sentiero dei Parchi".
Ma come organizzare concretamente la fruizione? Lo spiega ancora Montani: "L'idea è quella di offrire agli escursionisti dei 'pacchetti' che prevedano la possibilità di camminare a tappe, per tratti più o meno lunghi e - se possibile - compiendo un anello, usufruendo della ricettività lungo il percorso e dei servizi di trasporto alla partenza e all'arrivo. Si tratta insomma di creare una rete, con una gestione in comune dei servizi. Una volta realizzato ciò, il nostro ruolo come CAI termina: la gestione materiale del 'pacchetto', così come l'accompagnamento dell'ospite, sarà a cura dell'Area protetta, con guide o personale ad hoc".
Un progetto che riguarda tutte le Aree naturali protette
Secondo quanto si legge sul sito del Ministero dell'Ambiente "grazie all'accordo è prevista la realizzazione di specifiche varianti, così da comprendere tutte le aree protette, in un percorso di visita eco-sostenibile che unisca parchi, riserve della biosfera, siti naturalistici Unesco e patrimonio culturale immateriale dell'umanità. Obiettivo del progetto è rilanciare le aree protette come luoghi di conservazione e di gestione della natura, che consentono ai residenti la possibilità di realizzare filiere economiche sostenibili."
"Personalmente ho già visitato e parlato con una dozzina di parchi e ho contatti con diverse aree protette e tutti hanno dimostrato grande attenzione e interesse per l'iniziativa" posegue ancora Montani. "Il Piemonte da questo punto di vista presenta diverse aree particolarmente vocate, anche perché sono attraversate dal Sentiero Italia del CAI. Si tratta di un'occasione per affiancare all'essenziale funzione di tutela anche quella di promozione del territorio, sempre con una particolare attenzione alla salvaguardia dell'ambiente. Voglio precisare che il tipo di turismo considerato è 'slow' e la nostra volontà è quella di promuoverlo soprattutto nelle stagioni meno frequentate dell'anno, in modo da avere una fruizione attenta e rispettosa dell'ambiente, fatta di numeri sostenibili e non da masse esagerate di persone. Tra i possibili frequentatori ci aspettiamo anche molti stranieri che sono particolarmente interessati e attenti a questo tipo di escursionismo"
Tra le ipotesi al vaglio c'è anche quella di fornire un documento "green", con cui il trekker avrà modo di dimostrare la sua partecipazione al percorso e avrà diritto a specifiche facilitazioni ed accessi. Il modello preso in considerazione per la gestione di un tale percorso è quello del passaporto del pellegrino tipico dell'altro grande sentiero europeo, il Cammino di Santiago.
Escursionismo, un mondo in fermento
Tra chi è interessato in Piemonte c'è, a titolo esemplificativo e non esaustivo, l'Ente di gestione delle Aree protette dell'Appennino piemontese che sul proprio sito istituzionale illustra il suo progetto, denominato "Cammino del Piemontesud" .
L'idea, anche in questo caso, è quella di partire dall'esistente, mettendo in rete i sentieri già tracciati e costituendo una dorsale percorribile a piedi e in mtb, che attraversi tutto l'Appennino piemontese, raggiungendo a Est il piacentino e il mare e ad ovest le Alpi. L'obiettivo è di andarsi a congiungere, rispettivamente, con l'Alta Via dei Parchi appenninici e con i percorsi che giungono in Francia. Il Cammino del Piemontesud, secondo quanto è stato proposto al CAI e al Ministero dell'Ambiente, potrebbe costituire il bypass al costituendo Sentiero dei Parchi, che dovrebbe percorre la Liguria sull'Alta Via dei Monti Liguri. A questo percorso l'Appennino intende affiancarne un altro, fruibile da chi si sposta in automobile, moto o bicicletta stradale, in modo da includere anche i portatori di disabilità. Anche in questo caso si prevede che ogni tappa percorsa serva a completare un "passaporto" dell'escursionista.
Iniziative come quelle delle Aree protette dell'Appennino non sono isolate ma bisogna anche ricordare quello che già c'è e che, semplicemente, non si conosce per nulla o si conosce ancora troppo poco. In Piemonte è il caso della già citata GTA (Grande Attraversata delle Alpi), di cui Piemonte Parchi si è occupato in occasione dell'articolo dedicato al viaggio a piedi che Giulio Pedretti sta compiendo dalle Alpi al Mar ligure ("Il viaggio di Giulio, a piedi dalle Alpi al Mar Ligure") e da cui emerge come questo tracciato, che attraversa tutto il Piemonte da nord a sud, sia noto e frequentato più dagli stranieri che dagli italiani. Le guide più dettagliate, pare, sono quelle scritte in tedesco e pubblicate in Germania. Sulle ragioni di questo apparente paradosso è interessante la conversazione che lo stesso Pedretti ha avuto con Enrico Camanni (già direttore di Piemonte Parchi) che è possibile riascoltare su Facebook.