Le conseguenze del progressivo ritiro dei ghiacciai alpini sulla portata dei torrenti alpini e sulle caratteristiche chimico-fisiche delle loro acque (come temperatura, conducibilità, torbidità, concentrazione di nutrienti e ossigeno) sono evidenti e da tempo studiate. Ma quanto sappiamo dell'impatto che questi cambiamenti producono sulle comunità biologiche che vivono in questi ambienti?
Tra gli organismi acquatici le diatomee bentoniche sono molto reattive nel rispondere ai cambiamenti delle condizioni chimico-fisiche dei torrenti. Si tratta di microalghe con eccellente sensibilità nei confronti di disturbi di tipo chimico, ma anche di tipo fisico, come le fluttuazioni di portata e di carico solido e questo le rende decisamente interessanti per lo studio dell'impatto della fusione dei ghiacciai sui torrenti che da essi originano.
Lo studio pubblicato su Botany Letters
Il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino (DBIOS) e il Centro di Ricerca per lo studio dei torrenti alpini Alpstream, in collaborazione con Arpa Valle d'Aosta, hanno condotto uno studio sulla flora diatomica presente in 24 torrenti valdostani di origine glaciale, analizzando i dati raccolti nel periodo 2010-2019 nell'ambito del programma di monitoraggio condotto ai sensi della normativa europea WFD, focalizzandosi in modo particolare sulle specie classificate "in pericolo" a diversi livelli secondo la più recente Lista Rossa diatomica.
I risultati dello studio sono stati raccolti nell'articolo scientifico "Diatom assemblages in glacial-fed streams of Italian Western Alps" (Bert et al., 2024) pubblicato sulla rivista scientifica Botany Letters, al momento non Open Access, ma di cui è disponibile un abstract.
Le Diatomee
"Lo studio si è focalizzato in Valle d'Aosta, dove sono presenti numerosi torrenti di origine glaciale, ma anche in Piemonte, dove ha sede Alpstream, abbiamo rilevato analoghi risultati nei bacini interessati da ghiacciai del cuneese e nella Dora Baltea" spiega Francesca Bona, professoressa di Ecologia presso l'Università degli Studi di Torino e una delle responsabili del Centro di Ricerca per lo studio dei torrenti alpini Alpstream, che ha sede a Ostana, in Alta Valle Po in provincia di Cuneo. nelle aree protette del Monviso.
"Occorre premettere che i fiumi alpini non hanno certo una ricchezza in termini di biodiversità paragonabile a quella dei corsi d'acqua mediterranei, soprattutto per le diverse e più estreme condizioni ambientali in cui si trovano. Tuttavia in essi vivono specie interessanti, alcune vulnerabili o addiririttura a rischio di estinzione".
Tra le specie vegetali ci sono le diatomee: si tratta di piccole alghe suddivise in specie differenti, alcune delle quali sono in pericolo e per questo sono state inserite in una Lista Rossa ad hoc.
Ma perchè sono importanti gli studi Alpstream sui fiumi e torrenti alpini?
"Perchè si tratta di ambienti di alta quota che costituiscono tradizionalmente un rifugio per alcune specie animali e vegetali, anche grazie alla qualità delle loro acque. Le diatomee sono tra gli organismoi che ne beneficiano. Purtroppo con il cambiamento climatico è diminuita la biodiversità di questi ambienti, perchè la portata delle acque è spesso intermittente, alternandosi periodi di secca a periodi di elevate precipitazioni, e le specie che in essi vivono, animali e vegetali, ne soffrono. Anche fra le diatomee esistono alcune specie più invasive, benchè non possano definirsi alloctone nè tantomeno esotiche. Queste specie tendono a diffondersi in presenza di opere antropiche, dove l'uomo cioè ha creato barriere artificiali, dighe o canali e l'acqua è stata regimentata ed ha quindi un flusso più lento. Si tratta di specie oppurtuniste che non sono nella Lista Rossa di quelle in pericolo ma che, anzi, in queste condizioni proliferano fino a costituire un problema. Crescendo e diffondendosi molto, infatti, danno origine a masse vegetali che possono ostacolare la vita delle altre specie, sia vegetali che animali".
Tra queste specie invasive lo studio ha individuato in particolare la Didymosphenia geminata, diatomea di grandi dimensioni rilevata in torrenti con copertura glaciale marginale: verosimilmente le condizioni ambientali stanno diventando sempre più favorevoli alla diffusione di questa specie nelle Alpi.
"Lo studio condotto si può considerare pilota ed ha raccolto risultati conoscitivi che sono importanti anche per le aree protette del Piemonte, osservando le variazioni della biodiversità al variare delle dimensioni dei ghiacciai. Lo sviluppo interessante sarà ora quello di studiare questa tendenza nel tempo e quindi monitorarei cambiamenti nel lungo periodo" conclude Bona.
Alcuni dei risultati ottenuti
Didymosphenia geminata, specie invasiva, è stata rilevata in torrenti con una copertura glaciale marginale e si avvantaggia del ritiro dei ghiacciai, con una conseguente diminuzione della torbidità e un aumento dell'irraggiamento solare.
Sono ben 44 le specie che rientrano nella Lista Rossa come "altamente minacciate", "minacciate", "con minaccia di grado sconosciuto" e "quasi minacciate". Questo denota come i torrenti di alta montagna alimentati dai ghiacciai possano costituire un rifugio per queste specie (quello che in gergo si chiama una "nicchia ecologica").
I risultati ottenuti sono sicuramente utili per meglio comprendere come le comunità di diatomee potranno evolvere nei prossimi decenni con il progredire del ritiro dei ghiacciai. Questo fenomeno continuerà a verificarsi nelle Alpi e comporterà verosimilmente delle alterazioni a questa comunità, con particolare riguardo al loro importante ruolo nella catena alimentare.
Sull'argomento:
Il laboratorio nel fiume (Piemonte Parchi del 5 aprile 2023)