Professoressa Acquadro Maran , quali sono le conseguenze del cambiamento climatico sulla salute mentale?
Sempre più ricerche dimostrano che i cambiamenti climatici possono avere gravi ripercussioni sulla salute mentale. Questo a causa dell'esposizione diretta alle condizioni ambientali, che sono sempre più avverse, ma anche a causa dello stress psicologico e dell'ansia che possono nascere in noi nel momento in cui percepiamo che si tratta di fatto di una minaccia ambientale globale. Finora le ricerche esistenti si sono concentrate principalmente sugli effetti delle esposizioni dirette. Tuttavia, per la maggior parte delle persone, è probabile che l'esposizione ai cambiamenti climatici sia indiretta; essa avviene principalmente attraverso le rappresentazioni che i media danno degli impatti ambientali in corso.
A riguardo, sempre più spesso vengono utilizzati termini quali "eco ansia" e "solastalgia". Potrebbe darci una definizione?
Si tratta di due termini che indicano uno spettro di emozioni, che vanno dalla lieve preoccupazione a uno stato di ansia vera e propria. Entrambe sono emozioni legate alla percezione del cambiamento climatico e alla mutazione dei luoghi che conosciamo. L'eco ansia, o "ansia climatica", si riferisce a quell'emozione che si attiva nel momento in cui il cambiamento climatico viene percepito come catastrofe incombente e inevitabile. Si tratta di un'esperienza di disagio ambientale che comprende emozioni negative quali tristezza, paura, preoccupazione, colpa, vergogna e disperazione. La solastalgia è invece un termine che origina dai concetti di consolazione e desolazione. Letteralmente, indica "il dolore o la malattia causati dalla perdita o dalla mancanza di conforto e dal senso di isolamento connesso allo stato attuale della propria casa e del proprio territorio." Si potrebbe definire come la nostalgia che le persone provano per il proprio ambiente nel momento in cui riconoscono che non è più lo stesso. Per una panoramica su questi concetti, mi sento di consigliare il libro di Matteo Innocenti "Eco Ansia" (Ecoansia. I cambiamenti climatici tra attivismo e paura - Matteo Innocenti - Libro - Erickson - IBS)
Come si colloca la nostra Regione in questo contesto? Ci sono studi a riguardo?
Sì, noi ad esempio stiamo studiando, in un comune piemontese, i comportamenti pro-ambientali, che risultano mitigare la percezione negativa che abbiamo del nostro impatto sull'ambiente che ci circonda. Sono tre le tipologie di soggetti analizzati: attivisti per l'ambiente, giovani e lavoratori. La categoria dei lavoratori è interessante perché sorge spontanea la domanda: "il luogo di lavoro è nostro o lo consideriamo come 'casa' di qualcun altro?" In caso negativo potrebbe nascere un senso di deresponsabilizzazione, quindi il pensiero che non valga la pena di mettere in atto un comportamento pro-ambientale e cercare di ridurre l'impatto sull'ambiente. A livello pratico: sul mio luogo di lavoro c'è il bidone per la raccolta della plastica ma non lo uso, perchè l'impatto ambientale di questo luogo (di lavoro) non dipende da me ma da tutte le persone con cui lavoro, quindi se altri non adottano un comportamento pro-ambientale non lo faccio nemmeno io. Questo senso di possibile deresponsabilizzazione lo vediamo anche nei luoghi pubblici, ad esempio nei parchi cittadini, nelle zone costiere e in quelle di montagna: se c'è un comportamento pro-ambientale disatteso il rischio è quello di imitare lo stesso comportamento. Ad esempio c'è il cestino per la raccolta dell'immondizia ed è pieno, e trovo le cartacce per terra, potrò decidere di buttare per terra le cartacce, perché altri lo hanno già fatto. Se invece c'è un alto senso di responsabilità verso l'ambiente e il luogo di lavoro, utilizzerò un altro tipo di comportamento, ad esempio cercare un altro cestino o portare a casa l'immondizia oppure chiedere che vengano messi più cestini ecc. Il luogo di lavoro è importante perché vi passiamo molto tempo e il comportamento pro-ambientale può avere risvolti importanti sulla nostra impronta sull'ambiente. Basti pensare alle macchinette del caffè, alle bottiglie di plastica e via dicendo.
A proposito di scuole: è vero che la popolazione giovane è la più colpita?
La popolazione più giovane è quella che sta affrontando e che dovrà affrontare il cambiamento climatico, si sente quindi più coinvolta sia in termini di conseguenze che in termini di preoccupazione. In particolare, le donne sono più attente all'ambiente, se ne prendono maggiormente cura, quindi sono più propense ad adottare comportamenti pro-ambientali. Recentemente, in un ricerca condotta dall'Università di Torino sul territorio piemontese, è stato dimostrato come le ragazze non cambiassero la loro propensione al comportamento ambientale, propensione già di per sé alta, prima e dopo un gioco virtuale sull'ambiente, mentre i ragazzi avevano una propensione minore prima del gioco e più alta dopo il gioco. La promozione del comportamento pro-ambientale può passare attraverso strumenti innovativi e ludici, come il gioco virtuale, ma va tenuto conto che le ricadute di questi strumenti possono essere diverse in base alle sensibilità individuali.
I danni sulla salute mentale causati dal cambiamento climatico possono essere equiparati a quelli sulla salute fisica?
In un certo senso sì, vivere in un ambiente caratterizzato da una costante incertezza può determinare la nascita di sentimenti negativi che hanno poi un impatto sulla nostra salute fisica. Ad esempio, un aumento dello stress può portare a una diminuzione delle difese immunitarie.
Pensa che la popolazione sia consapevole dei danni provocati dal cambiamento climatico sulla salute mentale? O è un aspetto poco conosciuto?
Dagli studi che stiamo conducendo emerge una forte preoccupazione accompagnata dal desiderio di mettere in atto comportamenti il più possibile a basso impatto ambientale.
Nel 2021 è stato effettuato un sondaggio in 31 Paesi, su oltre 75 mila utenti di Facebook, la maggior parte degli intervistati ha riferito di essere "in qualche modo" o "molto" preoccupata per il cambiamento climatico. Poiché gli effetti acuti e a lungo termine della percezione del cambiamento climatico diventano un'esperienza vissuta per una percentuale crescente della popolazione mondiale, sembra anche esserci un corrispondente aumento del numero di persone che soffrono di disagio psicologico in relazione all'ambiente e alla percezione di crisi climatica. Va ricordato che nei Paesi occidentali si rileva una maggiore attenzione alle informazioni, affrontiamo il tema con un sguardo che, per quanto possa essere preoccupato, risulta comunque quello degli osservatori per la maggior parte delle volte con una non-esperienza dei fenomeni meteorologici catastrofici e distruttivi.
Le persone che sono più a contatto con la terra e con l'ambiente sono quelle maggiormente preoccupate, ci sono tantissimi studi che vengono dall'Africa ad esempio e in generale da Paesi a basso reddito. La preoccupazione in questo caso viene esperita dall'esperienza diretta e i più poveri sono sicuramente i più colpiti in quanto la loro sussistenza dipende dalle condizioni ambientali.
L'ultima ricerca che abbiamo pubblicato è relativa al comportamento pro-ambientale in giovani adulti che vivono in Pakistan confrontando coloro che hanno dichiarato di aver vissuto (o meno) un evento legato al cambiamento climatico. E' emerso che in entrambi i gruppi il comportamento pro-ambientale è maggiormente indicato da coloro che percepiscono che quel comportamento è utile ed efficace per ridurre l'impatto ambientale. Ma è anche emerso che questi soggetti si percepiscono all'interno di una comunità che condivide le stesse regole. Emerge infine che è importante indicare quali sono i comportamenti pro-ambientali che possono ridurre l'impatto della nostra impronta sull'ambiente: le buone pratiche sono utili esempi per tutti.
Esistono strategie per contrastare il disagio psicologico causato dai cambiamenti ambientali? La psicoterapia può risultare efficace?
Sì, certo. Ad esempio adottare comportamenti pro-ambientali può far sentire le persone in qualche modo utili per ridurre la nostra impronta sull'ambiente, aumentando la sensazione di speranza. Dal punto di vista dell'intervento psicologico, ad esempio la psicoterapia può essere consigliata in caso di forte disagio che compromette la qualità della vita. In situazioni di questo tipo, suggerisco di rivolgersi agli Ordini professionali della propria regione (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) per una prima valutazione e per una eventuale presa in carico.
C'è qualcosa in particolare che vorrebbe aggiungere per concludere?
Sicuramente sarebbe necessaria una maggiore attenzione da parte delle istituzioni: la salute psicologica delle persone in relazione alla percezione di cambiamento climatico andrebbe monitorata, così come andrebbero proposte delle strategie di adattamento e di mitigazione - o buone pratiche - alla popolazione: è necessario alimentare la speranza di un futuro non necessariamente catastrofico. Il modo con cui il fenomeno viene descritto e affrontato dai media è di fondamentale importanza in questo senso.
Per approfondimenti
Doherty & Clayton, 2011: The psychological impacts of global climate change
Pihkala, 2020: (PDF) Eco-Anxiety and Environmental Education