Durante un'esercitazione in esterna, mentre i ragazzi si occupavano di ripulire dall'erba e da altre piante spontanee un piccolo appezzamento coltivato con diverse varietà di cavoli, si sono imbattuti in alcuni animaletti in movimento sopra e sotto le foglie. Abbiamo proceduto all'identificazione, scoprendo quasi immediatamente trattarsi di un lepidottero diurno, la Cavolaia. Per meglio comprendere l'importanza di questo insetto, della sua biologia, etologia, e il suo forte impatto agronomico, abbiamo pensato di allevarli per monitorarne le fasi e i comportamenti.
Due scoperte in una
Inizialmente abbiamo inserito i bruchi trovati in un fauna-box collocando all'interno anche foglie fresche di cavolo. In un secondo momento ci siamo accorti della presenza di due specie diverse (Cavolaia maggiore e minore) e abbiamo provveduto quindi alla separazione degli individui inserendoli in contenitori differenti. I ragazzi hanno cominciato a prendere visione del ciclo vitale di entrambe le specie di insetto, valutandone le differenze nell'aspetto e nel comportamento. La prima grande differenza riscontrata è stata quantitativa: con tutta probabilità la specie di Cavolaia Maggiore (Pieris brassicae) depone le proprie uova in gruppi soprattutto sulla pagina inferiore, anche se è possibile trovarle su quella superiore; la Cavolaia Minore (Pieris rapae) sembrerebbe deporre le uova singolarmente su entrambe le facce della foglia. Come sappiamo i bruchi prima di diventare adulti compiono profonde trasformazion: ben quattro mute prima di metamorfosare in crisalide e da qui sfarfallare da adulto completo. Siamo riusciti a fotografare ogni singola trasformazione e a monitorare tutti momenti salienti del ciclo. Dal punto di vista comportamentale i bruchi di Cavolaia Maggiore tendono a muoversi in massa almeno fino alla terza muta, soltanto durante l'ultima fase tendono a isolarsi, mentre quelli di Cavolaia Minore P. passano tutte le fasi in solitaria. La tendenza dei primi è quella di abbandonare la propria vecchia cuticola (exuvia) sulla foglia, cosa che invece non capita ai bruchi di P. rapae che la riassorbono tramite l'apparato boccale masticatore. Dal punto di vista morfologico il bruco di Cavolaia Maggiore è di colore giallo verde con puntini neri lungo tutto l'asse longitudinale mentre il bruco di Cavolaia Minore è di colore verde con qualche sfumatura di giallo, prive di puntini. Anche per quanto riguarda la crisalide, nella prima è giallo-verde con i puntini neri, nella seconda verde e priva di puntini.
Piccole vespe crescono
Durante l'allevamento in cattività abbiamo notato come dopo la quarta muta i bruchi si siano spostati nella parte più alta della fauna-box allontanandosi così dalla parte sottostante che presentava residui di cibo e deiezioni, con una conseguente immobilizzazione dei soggetti. Inizialmente pensavamo che questo momento di stasi fosse semplicemente un periodo che anticipasse la fase di preparazione alla crisalide invece siamo riusciti a rilevare un momento particolare dell'animale, che si conclude con la morte dello stesso. La maggior parte dei bruchi erano parassitati da piccoli imenotteri che successivamente abbiamo monitorato. Si tratta di microscopiche uova deposte sulla pelle rugosa del bruco, che si schiudono lasciando uscire piccolissime larve che entrano all'interno del corpo dell'ospite, alimentandosi solo di alcune parti del suo corpo, esclusi gli organi vitali In questo modo il bruco può continuare a cibarsi fino alla totale crescita delle larve del parassitoide. Dopo qualche giorno abbiamo visto uscire le larve dal corpo esamine del bruco e - lì vicino - imbozzolarsi lasciando l'ospite come svuotato. Dai bozzoli, tutti ammassati e di colore giallo-zolfo, sono uscite dopo circa sette giorni delle piccole vespe appartenenti alla famiglia dei Braconidae del genere Apanteles sp. Gli adulti sfarfallati sono molto agitati e irrequieti: i maschi si mettono subito in cerca della femmina per potersi accoppiare.
Come la natura provvede a ricreare l'equilibrio
Quello cui abbiamo avuto la fortuna di assistere è un evento di grande interesse naturalistico. Si tratta infatti di un rimedio messo in atto dalla natura per controllare e contenere gli insetti defogliatori. Basti pensare che dei 160 bruchi di Cavolaia Maggiore allevati, solo 21 sono riusciti ad arrivare alla fase di crisalide e di queste solo 19 sono giunte a sfarfallare senza alcun problema (12% di sopravvivenza). Nei 12 bruchi di Cavolaia Minore, al contrario, non si sono riscontrati parassiti: 11 individui sono giunti alla fase di crisalide e solo 2 non son riusciti a sfarfallare (75% di sopravvivenza). Dopo questo esperimento abbiamo riprovato ad allevare entrambe le specie di Cavolaia, ma questa volta partendo dalle uova ricercate direttamente sul campo. In questo modo dovremmo ovviare al problema dei parassiti e verificarne la percentuale di sopravvivenza, per poi confrontarla con quella già in nostro possesso, in modo da avere un dato in più su cui discutere con i ragazzi in un secondo momento didattico.