Quindici 15 metri di tavoli per oltre 100 diversi funghi. Spesso sono queste le caratteristiche che accompagnano le esposizioni micologiche della Associazione Micologica Piemontese (AMP) sempre molto attenza alla educazione alimentare che contraddistingure ogni fungo esposto e delicatamente poggiato su un piattino di colore verde, giallo o rosso che, proprio come un semaforo, ha la funzione di indicare chiaramente se la specie sia commestibile, non commestibile oppure tossica.
La pazienza contraddistingue i soci dell'AMP, sempre pronti a rispondere alle domande del pubblico, illustrando le caratteristiche dei funghi che per loro non hanno segreti. Lo scopo del loro lavoro è sempre quello di comunicare le proprie conoscenze e dimostrare anche ai più esperti bulaje (in piemontese, termine per indicare il raccoglitore di bolé ovvero di funghi) quanto sia facile farsi ingannare. Spesso gli esperti dell'AMP sfatano molti miti, che abbiamo già raccontato sulle nostre pagine, nell'articolo "Funghi e bufale", anche perchè continuano a essere numerosi i casi di ricovero ospedaliero dovuti ad avvelenamento da funghi.
Nata nel 2004, e tutt'oggi attiva presso Cascina Brero, all'interno del Parco La Mandria, l'Associazione Micologica Piemontese ha tra le sue finalità la prevenzione sanitaria al fine di diminuire i rischi di avvelenamento, il miglioremento delle conoscenze dei raccoglitori di funghi abituali, l'educazione ambientale attuata attraverso l'insegnamento di pratiche di raccolta rispettose del contesto naturale e la divulgazione dell'importanza dei funghi in quanto tassello indispensabile nei processi di rinnovamento e ricircolo della materia organica e di nutrienti nell'ambiente.
Per saperne di più abbiamo rivolto qualche domanda a Antonio Risolo, vicepresidente dell'AMP.
Antonio Risolo, molti soci e divulgatori dell'AMP sono persone comuni, grandi appassionati di natura e di micologia. Che differenza c'è fra un naturalista appassionato di funghi e un micologo?
"Nella nostra associazione sono presenti sia appassionati che veri e propri micologi, spiega Risolo. La qualifica di micologo si ottiene a seguito di un corso dalla durata di due anni a cui possono accedere tutti coloro che siano in possesso di un diploma di scuola superiore. Il percorso di studio prevede corsi teorici, test intermedi ma anche esperienze pratiche sul campo. A coloro che superano il test finale viene rilasciato l'attestato di micologo e l'iscrizione al Registro nazionale e Regionale dei Micologi.
Io sono un divulgatore scientifico: da ragazzo i miei studi si sono concentrati in ambito culinario e ho anche lavorato a lungo per le ASL del territorio. La mia passione per i funghi è nata con il tempo e grazie a un incontro speciale. Quasi trent'anni fa, infatti, sono capitato per caso ad una mostra micologica organizzata a Traves, nel contesto di una festa di paese. Ero con mia moglie e mio figlio, che all'epoca aveva circa 5 anni. Gli abbiamo comprato un cesto di vimini intrecciato, uno strumento indispensabile per raccogliere i funghi, insieme a qualche porcino e abbiamo visitato la mostra micologica. Li è successo l'irreparabile: mi sono appassionato!"
Cosa ha suscitato il suo interesse?
"Premesso che mi piace la natura e anche la cucina, in quell'occasione ho conosciuto Giancarlo Moretto, all'epoca vicepresidente dell'AMP e oggi compianto amico. Giancarlo era una persona carismatica, un divulgatore esperto che aveva capito che per incuriosire le persone un metodo infallibile è parlare di cibo. E così ci sono cascato anche io! Mi sono iscritto all'associazione e da li non ho mai smesso di farne parte. Prima di conoscere l'AMP non avevo mai raccolto e mangiato funghi raccolti da me. Frequentando i soci ed i micologi esperti, ho scoperto che il consumo di funghi crudi, anche se sono edibili, è sempre da evitare. Per esempio i Boletus erythropus sono funghi commestibili ma solo dopo una adeguata cottura".
Qual'è la domanda che più spesso vi viene fatta?
"Ci chiedono la differenza tra i funghi che poggiano sui piattini gialli con cui noi indichiamo quelli non commestibili, ed i funghi sui piattini rossi, che invece sono tossici e velenosi, o addirittura possono essere mortali. I funghi possono essere classificati non commestibili per via della consistenza troppo legnosa, per fattori aromatici come un'eccessiva piccantezza o un gusto troppo amaro, o ancora per la presenza di sostanze chimiche che indurrebbero fenomeni "alteranti" come nel caso dei funghi allucinogeni o che provocano conseguenze sgradevoli come la dissenteria. Nel caso dei funghi velenosi è invece sempre l'ingestione, e non il semplice contatto, a provocare conseguenze che, nei casi più estremi, possono comportare un'intossicazione che può portare anche alla morte. "
Dopo aver consumato dei funghi velenosi, quali sono i sintomi di un'eventuale intossicazione?
"I sintomi possono essere i più vari: vertigini, contrazioni involontarie dei muscoli, vomito, crampi allo stomaco, diarrea, febbre, aumento della salivazione, alterazioni della vista... Senza contare che esistono individui che con il tempo diventano intolleranti al consumo di funghi anche se in precedenza li avevano sempre mangiati senza problemi di sorta. Sono spesso queste le persone che si recano nei presidi ospedalieri preoccupate di aver ingerito qualcosa di tossico."
Se si hanno dei dubbi a chi ci si deve rivolgere?
"E' opportuno rivolgersi al Centro Antiveleni o al Pronto Soccorso più vicino, ricordandosi di portare con se' esemplari interi, se ancora disponibili, oppure resti dei funghi consumati. E' una buona abitudine quella di scattare foto ai funghi interi prima della raccolta, meglio se con un oggetto accanto per avere un riferimento anche dimensionale. Il mio consiglio è quello, in caso di dubbi sull'edibilità dei funghi raccolti, di consultare presso le ASL del territorio i micologi accreditati che verificano gratuitamente la commestibilità di quanto raccolto. Non correte rischi inutili!".
Per approfondimenti:
Guida ragionata alla commestibilità dei funghi - a cura della Regione Piemonte
Sicurezza funghi, le raccomandazioni dell'ASL TO3 - a cura della Regione Piemonte