«Andiamo in montagna in provincia di Alessandria?» Chissà quanti, dietro a questo invito, sgranerebbero gli occhi, increduli. Immediato collegare il territorio provinciale alessandrino all'immagine delle colline del Monferrato - basso e alto - o ai colli tortonesi. Meno nota, almeno ai più, la presenza montana in quest'area del Piemonte.
Parliamo di Appennino, di terre di confine tra quattro regioni e province: Piemonte-Alessandria, Liguria-Genova, Lombardia-Pavia, Emilia Romagna- Piacenza, un elenco che è già evento.
Limen e limes: termini adeguati a questi luoghi, terre di confine e vie di transito 'da' e 'verso' il mare. Una terra il cui territorio parla al singolare, per comune storia, ambiente e tradizioni, anche musicali e coreutiche. Perché il "Passo delle Quattro Province" non è il nome di un'insellatura tra i monti che permette l'attraversamento da una valle all'altra, bensì la struttura di un passo di danza, un movimento che obbliga a staccare velocemente i piedi da terra. Già... perché le danze delle Quattro Province si praticano su terreni disagevoli, bisogna saltellare per superare l'asperità dei selciati o dei prati su cui gli agili piedi dei ballerini certo non possono scivolare.
Scivoliamo invece insieme al Parco naturale Alta Val Borbera, che rientra nelle Aree Protette dell'Appennino Piemontese, seguendo il percorso che da Capanne di Carrega (1367 m.) - sito nel comune di Carrega Ligure (AL) - raggiunge il Monte Antola (1597 m. s.l.m.).
Un itinerario escursionistico di poco più di 6 chilometri, che richiede un tempo di percorrenza di 2 ore e quasi altrettante per il ritorno.
Un percorso altamente 'inclusivo' in quanto privo di dislivelli significativi e affrontabile da tutti; sostiene sia gli amanti del sole che dell'ombra, la via infatti scorre tra spazi aperti e boschi di faggio e maggiociondolo; incanta anche i più distratti per le diffuse fioriture di narcisi, ma soddisfa anche gli appassionati che possono osservare fioriture discrete delle orchidee, tra cui la profumata nigritella; infine, poiché dalla vetta dell'Antola nelle giornate terse lo sguardo raggiunge il mare, coinvolge chi apprezza entrambi gli ambienti.
Il percorso
A Capanne di Carrega si può parcheggiare nei pressi dell'omonimo agriturismo, storica locanda da sempre vocata all'accoglienza di viandanti e viaggiatori. Da qui il percorso segue la strada asfaltata per circa 300 metri, strada che si abbandona piegando a destra su sterrata. Il punto di avvio del sentiero è ben segnalato per la presenza della cartellonistica e di una pluralità di segnavia. Si è infatti al confine tra Piemonte e Liguria, sottolineato dai cartelli stradali che indicano il termine/inizio delle due province (Alessandria-Genova) e, lungo il sentiero, dalle tabelle delle aree protette coinvolte: verdi per il piemontese Parco Naturale dell'Alta Val Borbera, gialle per il ligure Parco dell'Antola. Si è infatti a cavallo tra la Val Borbera e la Val Trebbia, valli selvagge, caratterizzate da profondi valloni boscosi, puntinate qua e là da piccoli borghi che paiono accerchiati dal bosco.
Il tracciato è segnato con segnavia rosso/bianco/rosso, sia come sentiero n. 200 (è parte dell'anello Borbera – Spinti, itinerario di circa 100 km. che ricalca i confini delle due valli), che come sentiero VM - Via del Mare. Si sale fino a raggiungere, dopo 15 minuti di cammino, il Pian dell'Aia (1443 m.), dopo il quale si sale ancora, dolcemente, seguendo il tracciato che pare disegnato da bordure di lamponi. Lungo il percorso si trovano in successione due cancelli (apribili) che servono da sbarramento per le mucche al pascolo, le tranquille mucche di razza limousine dal bel mantello rosso fromentino.
Su di un tratto pianeggiante, si trova, posizionato all'ombra dei faggi, un tavolo con panca che invita a concedersi una meritata sosta; si continua poi tra lievi saliscendi fino a giungere al Passo delle Tre Croci (mt. 1494), dove nel bosco si trovano le croci lignee poste a ricordo di tre persone che qui han perso la vita. In questo punto convergono i sentieri che salgono dalla Val Trebbia e dal piccolo centro di Vegni, ma la segnaletica di avvicinamento aiuta a non sbagliare, indicando chiaramente la direzione e il tempo che manca al raggiungimento del Monte Antola: 45 minuti.
Il percorso continua e via via si apre la vista sul Lago di Brugneto, incastonato fra i boschi dell'alta Val Trebbia. Si tratta di invaso artificiale realizzato nel 1959, quale riserva idrica della città di Genova. Si prosegue sempre in prossimità della dorsale per poi risalire in una faggeta dal fondo lastricato; lasciato a destra l'incrocio che porta al paese di Croso, si continua a sinistra seguendo il consueto segnavia. Uciti dalla faggeta si giunge in breve alla sella est del Monte Antola ed... eccola la cima dell'Antola! Compare come una piramide bicolor, con un versante verde perché vestito di alberi e arbusti, mentre l'altro versante ha l'elemento prativo come unica copertura vegetale. E su tutto impera la grande croce di metallo, visibile da molti punti del territorio delle Quattro Province.
Un ultimo strappo e si raggiunge l'apice del monte che accoglie, oltre alla croce, un cippo con cui l'ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Rivarolo - ha inteso celebrare il decennale della Liberazione, a memoria del tributo che queste terre e le sue genti hanno dato nella lotta di Resistenza, combattuta dai partigiani.
La targa infatti recita: "A ricordo e gloria dei martiri della libertà". Un terzo manufatto con base di calcestruzzo indica l'altezza del monte 1597 m.
Queste infrastrutture affollano la cima dell'Antola e, se è vero che sono elementi storici da rispettare, è anche vero che disturbano la lettura del paesaggio, elemento vincente di questo sito.
E non manca la classica panchina di legno, su cui è inciso "Parco Antola", dove sedersi e godere dell'ampio panorama offerto a chi raggiunge il monte.
L'orografia che partecipa alla storia
"L'Antola è una montagna – scrive l'ISRAL, descrivendo questo percorso tra i Sentieri della Libertà - è simile ad un acrocoro, cioè un monte attorno al quale si distaccano crinali che racchiudono numerose valli. Da ciò la sua importanza strategica per il movimento partigiano: esso era il caposaldo per il controllo di una vastissima zona che dominava i collegamenti tra la Liguria e la pianura padana. Per lo stesso motivo esso fu l'obiettivo centrale di tutti i rastrellamenti che tedeschi e fascisti misero in atto nell'estate del 1944 e soprattutto nell'inverno '44-'45".
Un acrocoro fiorito: i suoi pendii si colorano in primavera ed estate dei tanti colori dei fiori montani ed è suggestivo pensare che da questo derivi il suo nome: fiore, dal greco ànthos.