E' luglio e inizia a percepirsi il caldo anche nelle vallate alpine.
E' il mese che segna l'inizio della stagione degli amori del capriolo.
Accompagnato come sempre dalla mia macchina fotografica, procedo lento nel silenzio apparente delle aree boscate, in realtà un frastuono di vita animale e vegetale...
Ogni passo nel bosco, quando la passione è la fotografia e l'osservazione naturalistica, rischia di compromettere la tranquillità della fauna con conseguente fuga della specie...
Ecco che scorgo un giovane capriolo maschio intento al pascolo...
Con movimenti lenti mi abbasso al suolo e scatto qualche foto, immortalando il frugale pasto...
Anche in questa circostanza mi accompagna la felicità e il sollievo per non aver infastidito, né tantomeno spaventato, la specie.
Carta d'identità - Capriolo
Nome Scientifico: Capreolus capreolus
Ordine: Artiodactyla
Famiglia: Cervidae
Curiosità: Nel periodo degli amori il corteggiamento consiste in una serie di inseguimenti ritualizzati da parte del maschio che, con il collo proteso in avanti e la testa bassa, segue la femmina che lo precede di qualche metro. Questi inseguimenti avvengono generalmente lungo un percorso circolare (motivo per cui vengono chiamati "giostre").
Un fenomeno davvero interessante: la diapausa embrionale
L'accoppiamento avviene durante l'estate e le nascite hanno inizio verso il mese di maggio.
Nonostante l'accoppiamento avvenga in piena estate, l'embrione non inizia a svilupparsi subito ma va incontro ad un periodo di quiescenza di circa 5 mesi (grossomodo fino a dicembre). Questo lungo periodo di stasi nello sviluppo dell'embrione è noto come diapausa embrionale (da alcuni conosciuto come ovoimplantazione differita o gestazione differita). La diapausa embrionale consiste nell'arresto dello sviluppo allo stadio di blastocisti, cioè quando l'embrione è arrivato in utero ma ancora non si è impiantato nella mucosa uterina.
Grazie a questo peculiare fenomeno le nascite avvengono nei mesi di maggio e giugno, durante la stagione favorevole, garantendo ai caprioli, quindi, un maggior successo riproduttivo.
In inverno i palchi dei caprioli sono coperti da un rivestimento cutaneo davvero particolare: il velluto
Solo nei caprioli maschi è presente il "trofeo", cioè il palco che si sviluppa dalle ossa frontali del cranio ed è costituito da vero tessuto osseo. Ogni anno, puntualmente tra ottobre e novembre i caprioli perdono il proprio trofeo ed è possibile osservarli "calvi".
La ciclica caduta e crescita annuale dei palchi è regolata da specifici ormoni prodotti dall'ipofisi e dai testicoli. Lo sviluppo del trofeo durante l'inverno è dovuto alla somatotropina, un ormone prodotto dall'ipofisi che stimola il processo di accrescimento del tessuto osseo.
Durante la crescita invernale, il palco dei caprioli è ricoperto dal "velluto" un rivestimento cutaneo molto vascolarizzato. Andando verso la primavera, cioè verso un aumento delle ore di luce, l'ipofisi stimolerà i testicoli a produrre testosterone, un ormone che inibisce l'azione della somatotropina, provocando l'arresto della crescita del palco. Così i vasi sanguigni si occluderanno, portando in necrosi il velluto, momento nel quale sarà possibile osservare i caprioli intenti alla pulizia del trofeo dal tessuto morto su rami e arbusti, solitamente tra marzo e aprile.
Come in tutti i cervidi, gli adulti di questa specie tenderanno ad anticipare le fasi di caduta e ricrescita dei palchi rispetto ai giovani. Lo sviluppo (diametro e altezza) e le caratteristiche (per esempio le perlature) delle stanghe sono variabili tra gli individui. Alcuni fattori come l'età, lo stato fisico, le caratteristiche ereditarie e l'ambiente in cui un individuo vive, incideranno sulla forma e la dimensione dei palchi.
Chi è Marco Gioviali
Nato a Pinerolo nel dicembre 1985 è stato "girovago" per lavoro, in missioni sia in Italia che all'estero. Oggi presta servizio nella sua città natale.
La passione per la fotografia è recente: è solo nell'estate del 2019, su "benevola pressione" degli amici Tom (Tomasi Giuseppe) ed Ezio (Ezio Giuliano), che acquista la sua prima macchina fotografica, ma fin da bambino nutriva curiosità per la natura e gli animali. E spesso, il sabato o la domenica mattina, alle prime luci dell'alba, importunava papà Massimo, mamma Fiorella e la sorella Simona per una scampagnata in Val Chisone o Val Pellice nella speranza di poter avvistare qualche animale selvatico.
Oggi è marito dell'amata Silvia e papà della splendida Alice, a cui spera di poter trasmettere la passione per la fauna e la natura.
Ex dipendente del glorioso Corpo Forestale dello Stato, Marco Gioviali ha potuto associare la passione per la natura e al compito della tutela partecipando a numerose attività investigative.