Il Cerastio di Voltri (Cerastium utriense)nasce sulle "rocce verdi", così chiamate per la presenza di minerali quali, ad esempio, l'olivina dalla quale deriva il loro colore. Essendo ricche di metalli pesanti e carenti di un corrispondente tenore di magnesio, rendono la vita vegetale molto difficile. Tuttavia, tali condizioni, apparentemente svantaggiose, garantiscono alle piante che hanno sviluppato specifiche strategie di adattamento una limitata competizione con la conseguente possibilità di colonizzare quegli spazi liberi da altre specie.
Ecco perché le "ofioliti" o "serpentiniti" (altro termine specifico con cui vengono chiamate dai geologi le rocce del Gruppo di Voltri per la loro somiglianza con la pelle dei serpenti) ospitano un elevato contingente di piante esclusive che, rifugiandosi prevalentemente in queste formazioni geologiche, risultano molto più rare o addirittura assenti altrove e perciò definite anche endemite, come il nostro Cerastium utriense.
Il Cerastio di Voltri è stato descritto alla fine del secolo scorso dalla professoressa Giuseppina Barberis dell'Università di Genova su esemplari sino ad allora attribuiti all'affine Cerastium arvense, dal quale si differenzia soprattutto per l'infruttescenza. Esso appartiene alla Famiglia delle Caryophyllaceae, piante diffuse nelle zone temperate e boreali, a impollinazione entomofila (ditteri e lepidotteri), con fiori caratterizzati da cinque petali, spesso molto vistosi come nei garofani, nelle saponarie e nei cerasti.
Le infiorescenze del Cerastio di Voltri formano dei candidi cuscinetti, talvolta anche di notevoli dimensioni, con fioriture spettacolari facilmente riconoscibili passeggiando, in queste settimane, nelle zone più brulle e pietrose del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo.
*Sono nato nel 1972 a Genova . Lì sono cresciuto (se così si può dire, almeno anagraficamente) e mi sono laureato in Lettere moderne. Da quell'incredibile città verticale il mio cuore, i miei occhi, il mio obiettivo fotografico spesso erano rivolti a quei monti dietro casa che presto sarebbero diventati il mio luogo di lavoro. La città di Eugenio Montale e di Giorgio Caproni confina infatti col Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, un Parco dai panorami sublimi, un Parco piemontese da cui si vedono il mare, la Corsica, l'arco alpino, dalle Alpi Liguri alle Giulie e le Apuane. Un'area naturale protetta sconosciuta ai più, uno scrigno di Natura da scoprire, anche per chi come me, da trent'anni, ha la fortuna di viverla come Guardaparco. Fin da ragazzo, ho coltivato un'inguaribile passione per la natura che ho sempre cercato di documentare attraverso la fotografia. Amo soffermarmi sui dettagli, sui particolari dei fiori, soprattutto delle orchidee, protagoniste del libro fotografico "Orchidee spontanee tra Marcarolo, la Val Lemme e il Piota", scritto insieme al professor Enrico Martini nel 2010.