Il tronco di questa quercia secolare, risparmiata dai tagli perché nata sul confine di una proprietà, sembra voler protendere i suoi rami verso un passato che non è più, testimoniato dal forte di Gavi, la costruzione che caratterizza il profilo di una delle aree naturali protette più interessanti dell'Appennino ligure-piemontese. Un'area tanto piccola quanto preziosa. Sì, perché la Riserva naturale del Neirone (Gavi, AL), una delle Aree protette dell'Appennino piemontese, nonostante la sua modestissima estensione, solo 101 ettari, ospita una diversità floristica eccezionale: quasi 600 specie vegetali con dei veri e propri gioielli quali, ad esempio, l'anemone montana (Pulsatilla montana), specie rarissima al di fuori dell'arco alpino, il barbone adriatico (Himantoglossum adriaticum), bellissima orchidea protetta dall'Unione Europea e il bucaneve (Galanthus nivalis), altra specie citata nella normativa regionale sulla protezione della flora.
I boschi sono caratterizzati da un'ampia varietà di essenze arboree pregiate, tra le più interessanti si segnalano: l'acero riccio (Acer platanoides), il tiglio (Tilia platyphyllos), l'olmo montano (Ulmus glabra) e il leccio (Quercus ilex), quercia mediterranea poco diffusa a livello regionale.
I pioppeti del fondovalle invece sono rifugio di uccelli specializzati: tra questi non è difficile incontrare e udire il richiamo del picchio nero, giunto dalle Alpi ormai da qualche decennio. Le pareti rocciose, così come le mura stesse dell'imponente fortificazione, sono occasionalmente frequentate durante l'inverno da un altro uccello degno di nota, il picchio muraiolo.
Gli stillicidi d'acqua delle rocce, formando talvolta piccole pozze, creano un habitat ideale per anfibi generalmente presenti solo sull'Appennino vero e proprio come il tritone appenninico (Ichthyosaura alpestris ssp. apuana), mentre i corsi d'acqua, quando si riposano in meandri dalla debole corrente, sono il luogo di riproduzione della rana agile (Rana dalmatina), inserita a sua volta nell'elenco della Direttiva Habitat dell'Unione Europea.
La Riserva annovera infine la presenza di un prezioso pipistrello, la cui salvaguardia è garantita da normative comunitarie, il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), un chirottero che trova all'interno della fortezza un sito ideale di svernamento.
La visita può essere fatta a piedi, partendo dall'antica chiesa di San Giacomo, nel centro storico di Gavi, e compiendo un percorso ad anello lungo il torrente Neirone dal quale l'area protetta prende il nome.
*Sono nato nel 1972 a Genova . Lì sono cresciuto (se così si può dire, almeno anagraficamente) e mi sono laureato in Lettere moderne. Da quell'incredibile città verticale il mio cuore, i miei occhi, il mio obiettivo fotografico spesso erano rivolti a quei monti dietro casa che presto sarebbero diventati il mio luogo di lavoro. La città di Eugenio Montale e di Giorgio Caproni confina infatti col Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, un Parco dai panorami sublimi, un Parco piemontese da cui si vedono il mare, la Corsica, l'arco alpino, dalle Alpi Liguri alle Giulie e le Apuane. Un'area naturale protetta sconosciuta ai più, uno scrigno di Natura da scoprire, anche per chi come me, da trent'anni, ha la fortuna di viverla come Guardaparco. Fin da ragazzo, ho coltivato un'inguaribile passione per la natura che ho sempre cercato di documentare attraverso la fotografia. Amo soffermarmi sui dettagli, sui particolari dei fiori, soprattutto delle orchidee, protagoniste del libro fotografico "Orchidee spontanee tra Marcarolo, la Val Lemme e il Piota", scritto insieme al professor Enrico Martini nel 2010.