La proposta. Collegare il Parco del Marguareis al Parco (ligure) delle Alpi Liguri. Dal Piemonte al mare. Ambienti diversi e complementari: in una manciata di chilometri si passa dall'asprezza delle doline ai morbidi e rilassanti pendii di uliveti dell'entroterra di Imperia. Dai rigogliosi boschi di abete e larice ai profumi intensi della macchia mediterranea.
Ambienti diversi, ma uniti da una rete di sentieri che raccontano una storia ricca e mutevole come i paesaggi che attraversano. Storia di gente "comune", di pace come quella vissuta nelle borgate rurali piemontesi dedite alla fienagione e alla coltivazione del castagno, o dei terrazzamenti liguri per la coltivazione dell'ulivo e dei cereali. Storia militare dei forti e delle battaglie mai combattute tra Italia e Francia. Storia di passi, i tanti passi dei traffici del sale, dell'olio, del vino e delle acciughe tra Liguria e Piemonte.
Una traversata tra le più belle delle Alpi Occidentali. Per lasciarsi alle spalle le alte montagne e scendere a quota "0". Scendere al mare. Nel mare...
La Via Marenca e il Sentiero degli Alpini
Il percorso consente di unire i due storici tracciati. Dopo l'esordio sul Tour del Marguareis si va sulla Via Marenca, il cammino utilizzato dai pastori che, partendo da Imperia, raggiungevano in sole ventiquattro ore (così si narra) i pascoli del Monte Saccarello e del Colle di Tenda. Se ne trova notizia in documenti di inizio 1200, periodo in cui questo percorso era considerato un'alternativa alla strada impervia e difficoltosa della Valle Roya (descritta dal Foscolo nelle lettere di Jacopo Ortis) che raggiunge Ventimiglia attraverso spettacolari canyons.
Giunti al Monte Saccarello si lascia però la via diretta per il mare per seguire il confine fra Italia e Francia verso il Passo di Collardente e la Bassa di Sanson.
Lo scopo è di percorrere lo spettacolare Sentiero degli Alpini. Un'opera straordinaria, realizzata incidendo e scavando i ripidi versanti del Monte Toraggio e del Monte Pietravecchia per consentire ai soldati italiani il collegamento e l'approvvigionamento "in sicurezza" delle postazioni del Passo di Muratone.
A tratti tagliato nella roccia e strapiombante, il sentiero può risultare non adatto ai sofferenti di vertigini, i quali possono però optare per il più semplice corrispettivo sul versante francese che offre una spettacolare vista sul selvaggio Vallone della Bendola. Cavi di acciaio facilitano tuttavia la progressione nei tratti più esposti e consentono la percorrenza in buona sicurezza. Se effettuato nella stagione propizia, questo sentiero offre tra l'altro l'opportunità di osservare una flora unica, tra le più rare e interessanti dell'arco alpino, e per questo è meta di botanici provenienti da tutta Europa.
Infine, discesa al mare a Ventimiglia. Dove, ancora i botanici, potranno deliziarsi ai Giardini Hambury. Non prima di un rigenerante tuffo.
Prima tappa. In Valle Pesio, al Rifugio Garelli
Mille metri di dislivello, in gran parte all'ombra generosa e tonificante dell'abetina del Buscaié. Consigliabile la variante del Vallone di Serpentera, meno faticosa e più interessante della via usuale per il Vallone di Sestrera.
Si transiterà così nella radura di Pian del Creus (1350 m), angolo tra i più belli del parco, dove lo sguardo è conteso dalla svettante Rocca Bartivolera e dalla dorsale del Marguareis che fa capolino al di là di quinte di abeti.
Raggiunto il Gias Madonna, si taglia in alto con la montagna regina delle Liguri sempre più padrona dell'orizzonte. Dal Gias Soprano di Sestrera, un'ultima erta accompagna ai 2000 m del Pian del Lupo, luogo davvero ideale per trovarvi "rifugio". E per fare conoscenza diretta con la flora esclusiva della zona, visitando i le due stazioni botaniche del parco.
Seconda tappa. Dalla Val Pesio alla Val Tanaro
Si aggira a oriente il Marguareis per conoscere il volto solare del parco. Solare nelle doline inondate di luce, ma "buio" nell'intricato sistema di grotte e cunicoli che si snoda nel sottosuolo.
Con la luce radente del mattino si sale alla Porta Sestrera, aperta sulla Valle Ellero. Dopo breve e agevole discesa si transita accanto al laghetto "Ratavuloira" (pipistrello) per risalire gli ampi pendii erbosi che adducono al Colle del Pas, comodo passaggio in Val Tanaro, nella conca di Piaggia Bella, con l'omonima grotta. Un covo di speleologi, agevolati nelle loro esplorazioni sotterranee dalla Capanna Saracco-Volante.
Lasciata l'erta via di discesa a Carnino attraverso il Passo delle Mastrelle, si taglia a lungo sul lato all'indrit del Vallone dei Maestri. L'allungato pianoro. detto "dei Signori" è la premessa all'omonimo colle, a pochi metri dal quale si trova il rifugio.
Possibile una soluzione alternativa per gli amanti della cime. Richiede maggior impegno, ripagato dal colpo d'occhio concesso dalla vetta del Marguareis. Dalla conca di Piaggia Bella si può infatti salire alla vetta con percorso non banale attraverso il Colle delle Capre, per tagliare poi sotto le cime Bozano e Pareto. Il tempo di uno sguardo nel precipite Canalone dei Torinesi precede l'anticima della montagna, dove si incontra la via normale che si utilizzerà per la discesa al Don Barbera.
Terza tappa. Bosco delle Navette, Passo di Tanarello
Lasciati alle spalle il Marguareis e i suoi comprimari si va sulla Via Marenca. Si punta con decisione a mezzogiorno, ma l'ambiente offre ancora scampoli alpini: aggirata la Cima di Pertega si giunge al Colle di Selle Vecchie, dove lo sguardo si distende sul tappeto di larici del Bosco delle Navette. Sul lato opposto però si impone il mare, un orizzonte liquido e indefinito. Sensazioni di infinito che si ampliano salendo alla Cima Bertrand.
Lambito il Monte Missun, si continua al margine superiore del Bosco delle Navette. Un comodo sentiero ex-militare conduce al Passo di Tanarello, altro nodo strategico tra le valli Roya e Tanaro, e quindi al Monte Saccarello: la cima più alta della Liguria, punto di confine tra Liguria, Piemonte e Francia, ma soprattutto straordinario balcone naturale sulle Alpi Liguri.
Pernottamento possibile al vicino Rifugio Sanremo, con vista d'eccezione su alba e tramonto e sui villaggi di Realdo e Verdeggia, ultimi baluardi della Valle Argentina.
Quarta tappa. Tra Italia e Francia, al Rifugio Allavena
Si lascia la via per il mare e si segue il confine fra Italia e Francia verso il Passo di Collardente e la Bassa di Sanson. La zona è servita da comoda carrareccia ex-militare, frequentata da ciclisti e, purtroppo (fino a diversa e opportuna regolamentazione) anche da motociclisti. Il camminatore può però usufruire di sentieri alternativi, in parte francesi e in parte italiani, diretti all'imponente campo militare della Cima di Marta, fra i più grandi e meglio conservati delle Alpi (visite guidate all'interno delle fortificazioni).
Si prosegue poi per la Colla Melosa, con pernottamento al Rifugio Allavena.
Quinta tappa. Il Sentiero degli Alpini
La parte più spettacolare e impegnativa del percorso. Scorci a profusione, rarità botaniche e suggestioni visive, non disgiunte però dall'attenzione: la continua esposizione esige piede saldo. Cavi d'acciaio agevolano il compito e consentono di arrivare in buona sicurezza al Passo di Gouta, presso l'omonimo rifugio, al centro di una splendida conca ricoperta di abeti bianchi, in un paesaggio davvero inusuale a così breve distanza dalla Riviera Ligure.
Sesta tappa. A Rocchetta Nervina
Il mare si avvicina. Sulla via ex-militare si va fino al Rifugio di Pau e si continua in compagnia del Torrente Barbaria, meta estiva privilegiata dagli estimatori del torrentismo. Pozze, cascatelle e ponti romanici accompagnano a concludere la tappa al borgo ancora intatto di Rocchetta Nervina, in un'atmosfera fuor di metafora incantata, così come incantata è l'atmosfera percepibile nei limitrofi borghi dell'entroterra imperiese: Pigna, Dolceacqua e Apricale.
Settima tappa. E fu il mare
Si risale: 400 metri di dislivello per guadagnare l'Alta Via dei Monti Liguri. Le efficienti segnalazioni di questa superba traversata guidano al Monte Abellio, luogo ricco di flora. Epilogo sulla panoramica cresta fra la Val Nervia e la Val Roya. In basso,in riva al mare, c'è Ventimiglia.
Il percorso in sintesi
1 Pian delle Gorre - Rifugio Garelli. Tempo 3 h; dislivello 1100 m
2 Rifugio Garelli - Rifugio Don Barbera. Tempo 4 h; dislivello 700 m
3 Rifugio Don Barbera - Rifugio Sanremo. Tempo 6 h; dislivello 700 m
4 Rifugio Sanremo - Rifugio Allavena. Tempo 6 h; dislivello 600 m
5 Rifugio Allavena - Rifugio di Gouta. Tempo 7 h; dislivello 700 m
6 Rifugio Gouta - Rocchetta Nervina. Tempo 4 h; dislivello 200 m
7 Rocchetta Nervina - Ventimiglia - Giardini Hambury. Tempo 6 h; dislivello 600 m