Situata a nord della Valle Pellice, distante solo 50 chilometri da Torino, è il luogo ideale per praticare trekking o altri sport all'aria aperta in un luogo che sempre essere rimasto identica ad alcuni secoli fa.
Lo scrittore Edmondo De Amicis decise di citare la Valle Angrogna nel suo libro Alle porte d'Italia, soprattutto per le innumerevoli vicende storiche connesse al territorio.
Oggi la zona è poco frequentata, rispetto ad altre valli piemontesi, eppure l'ambiente merita di essere conosciuto ed esplorato, sia per le bellezze naturali, che per ripercorrere tratti della storia italiana.
Il territorio, in alcuni tratti ancora primordiale, è ricco di boschi di faggi e di betulle, di grotte, su cui gravitano antiche leggende, tra cui la bellissima storia legata alla grotta "Guièiza d' la Tana", di piccoli borghi sospesi nel tempo, di acque cristalline e bei pascoli, l'habitat ideale per gli allevamenti di pecore e di mucche.
Secondo una tradizione locale, il nome della valle deriverebbe dalla voce piemontese grogn /'grʊɳ/, il cui significato starebbe a "bernoccolo", in riferimento alle colline su cui sorge il comune di Angrogna.
Un po' della sua storia
Abitata già nella preistoria, come testimoniano le tante incisioni rupestri presenti nel territorio, la valle diventò presto terra per alcuni insediamenti celti/liguri; tuttavia, essendo un comune montano distaccato, le popolazioni che invadevano l'Italia, nel secoli passati, non la considerarono mai un territorio appetibile.
Questo fece di Angrogna una sorta di oasi naturalistica pressoché intatta, che servì spesso da rifugio lungo la storia, tanto da accaparrarsi il titolo di 'Terra di Libertà'.
Si suppone che i Valdesi, già nel Medioevo, decisero di rifugiarsi in questa zona per professare liberamente la propria fede e sfuggire alle tante persecuzioni religiose dell'epoca.
L'oppressione nei confronti dei valdesi durò molti secoli e cessò solo nel mese di febbraio dell'anno 1948, quando Carlo Alberto di Savoia concesse ai valdesi i diritti civili e politici.
Itinerario consigliato
Tra i tanti itinerari ricchi di fascino, uno particolarmente consigliato nei mesi invernali, inizia nei pressi di Pra del Torno, antico borgo di Angrogna, dove si trova un tempio valdese, costruito nel 1876.
Appollaiata su uno spuntone roccioso, dove finisce la strada asfaltata, la chiesa domina tutta la valle. Lasciata la macchina al parcheggio, nei pressi dell'edificio religioso, si deve superare il ponte sul torrente Angrogna. A questo punto, sarebbe consigliabile seguire un breve tratto della pista forestale che sale sulla destra, fino al sentiero n.138.
Imboccato il sentiero, in mezzo ai boschi di larici, dopo qualche tornante, si oltrepassano alcuni gruppi di case, per giungere alla Borgata Riaglio, a quota 1218. La tranquillità della frazione invita a fare una sosta ristoratrice, godendosi la brezza alpina e la fragranza dell'odore del bosco.
Proseguendo l'itinerario, si deve girare a destra, come indicato dalla palina posta poco più in alto rispetto il bivio incontrato, restando sul medesimo sentiero, un po' più ripido di prima.
Dopo circa mezz'ora, si giunge nei pressi di alcuni pascoli che, una volta superati, portano alle prime case della Borgata Sap. Qui si trova l'angolo più bello di tutto l'itinerario poiché, dall'inizio della borgata, si apre tutto l'orizzonte su buona parte della Valle.
Lo sguardo si allontana sulle cime della montagna, abbracciando però anche la pianura, che appare lontana e quasi irraggiungibile. Nelle mattine invernali, quando non ci sono nuvole a offuscare la vista, l'azzurro del cielo sembra dipingere il paesaggio, alternando il proprio colore a quello bianco della neve. La bellezza è lo sfondo del silenzio che, in quell'angolo di mondo, viene interrotto solo dalla voce del vento e dal respiro dei viandanti solitari.
Ubriachi di bellezza e di emozioni, si continua a seguire le indicazioni, fino a giungere al piccolo ristoro - Rifugio al Sap, a quota 1480 metri. In inverno aperto solo nei weekend. (Rifugio Al Sap – tel. 339/3231128).
Per la discesa, tornando verso la Borgata Sap, invece di percorrere il sentiero intrapreso all'andata, si può decidere di effettuare l'anello, seguendo la pista forestale, che scende dolcemente verso la valle e il torrente Angrogna, passando nei pressi delle borgate Ceresera e Tournas. Oltrepassate le due borgate, si intravede il fiume, che va fiancheggiato fino a raggiungere il parcheggio dove si aveva lasciato l'auto. Tutto il percorso, sempre ben battuto, è ampiamente segnalato e, in caso di innevamento, non presenta pericoli di valanghe.
Una piccola curiosità: si ipotizza che la parola Pradeltorno starebbe a significare "prato del tornante del ritorno". Il luogo è stato descritto in molti diari di viaggio, soprattutto dagli inglesi dell'Ottocento che transitavano in questa zona.