Nessuna delle nostre sofferenze quotidiane resiste a un buon colpo di pedale
Forse esagera Didier Tronchet nel suo libro Ciclosofia. Un vero manuale di sopravvivenza pedalatoria nella città di Parigi, all'insegna dell'ironia e del buon umore. Una massima che però stona con i recenti tragici incidenti che hanno coinvolto sportivi famosi, tra i quali (ironia della sorte) un motociclista.
Incidenti che hanno fatto notizia, e per una volta i pedalatori sono usciti dall'anonimato, dall'ambito della nicchia.
Ed è così che si è lanciato il proclama del "metro e mezzo", 1,5 metri, ovvero lo spazio che dovrebbe separare il pedalatore dal mezzo motorizzato (tutti, moto comprese!) che lo sta superando. Spazio minimo di sicurezza.
Lo si è ribadito ogni giorno durante le telecronache del Giro d'Italia, e non poteva esserci grancassa più efficace.
Ma torniamo al simpatico Didier. A leggere il suo Ciclosofia davvero viene voglia di saltare in sella. Anche in città. Perché la bicicletta (incidenti a parte: la mancanza di sicurezza è un handicap enorme) davvero lenisce le "nostre sofferenze quotidiane". Nel senso che fa bene alla salute, previene patologie e contribuisce alla cura di altre. Si tratta di un dato di fatto, ampiamente dimostrato. Di conseguenza fa bene anche alla salute del bilancio pubblico, e tutti sappiamo quanto sia sofferente.
Sempre a proposito di bilancio pubblico, la bicicletta fa (farebbe) assai bene anche al capitolo trasporti, anch'esso in grave sofferenza. Trasporti pubblici e salute si rosicchiano il 95% dei bilanci regionali, chi di dovere faccia due conti e scelga. Perché alla fine è solo questione di scelte. Politiche.
Di bicicletta si scrive molto, parole e musica. Letteratura ricca, molti si sono cimentati, da Lorenzo Jovanotti a Bruce Chatwin. E musica, da Paolo Conte ai Pink Floyd. Di recente la trasmissione radiofonica musicale l'Idealista (Radio 3) vi ha dedicato una puntata. Ma forse anche per questo, politicamente parlando, la bicicletta stenta a uscire dall'ambito del folclore.
Folclore? Niente affatto: numeri, cifre tonde a molti zeri testimoniano che le due ruote silenziose fanno crescere il celebrato PIL. A nord delle Alpi soprattutto, perché nel Bel Paese ancora non ci si crede. Studi di fattibilità e semi-progetti se ne sfornano parecchi, ma le realizzazioni vere sono poche. E in questo l'Italia dei piccoli borghi non aiuta. Localismo è la malattia, mentre occorrerebbero strategie di largo respiro, piani vasti. Che a volte si fanno, ma restano nei cassetti perché è cambiata un'amministrazione. Poi si rifanno, e poi ... Insomma, si pedala sì, ma in salita, con freni tirati e gomme un po' sgonfie.
Ma forse qualcosa sta cambiando: è arrivato (il) VENTO.
Ritorna (il) VENTO
VENTO che da un po' di anni soffia sulla valle del Po, muovendo l'aria stagnante della Pianura Padana. VENTO, ovvero VEN-TO, infrastruttura leggera per unire VENezia e TOrino. Seguendo il più importante fiume italiano.
Idea tanto semplice quanto geniale, tanto visionaria quanto concreta. Perché a pensarla non sono stati quattro idealisti velleitari, ma un Politecnico. Struttura pubblica dove si progetta il futuro. E la bicicletta è il futuro.
Questo pensano al Poli di Milano, dove un team coordinato dal professor Paolo Pileri percorre da cinque anni a questa parte la valle del Po, controcorrente o in favore, portando in ogni contrada il Verbo. Catechizzando sindaci, presidenti di regione, portatori di intereresse economico vari. Un lavoro certosino che ha dato frutti, perché molti si sono convinti e fra questi un ministro: Graziano Del Rio, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che di concerto con il Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini ha riconosciuto VENTO come una delle quattro ciclabili prioritarie nazionali, insieme alla Ciclovia del Sole, alla Ciclovia dell'Acquedotto pugliese e al GRA, grande raccordo anulare delle biciclette di Roma. Stanziando nella legge di stabilità 94 milioni di euro in 3 anni.
Ciclabili? Esatto, ma decisamente riduttivo. Il professor Pileri: "Le infrastrutture cicloturistiche sono un esempio di come si possa fare progettazione di paesaggio, la cura del quale può diventare l'opera pubblica più grande del Paese, capace di generare lavoro e benessere, cosa che il cemento non è più in grado di fare". VENTO, come Corona Verde e le altre grandi dorsali cicloturistiche non sono semplici ciclabili, ma un progetto di riqualificazione territoriale complessiva. Un progetto di futuro possibile, green economy vera, che mette insieme paesaggio e natura. Non per nulla proprio i parchi naturali sono elementi portanti del progetto. Dario Zocco, Direttore del Parco del Po vercellese-alessandrino, fra i primi in Piemonte a credere e sostenere fattivamente il team di progettisti del Politecnico di Milano: "Per chi ha accompagnato fin dai primi passi la costruzione del Sistema delle aree protette regionali piemontesi – in cui si collocano a buon diritto quelle poste lungo il grande fiume – il progetto VENTO rappresenta la versione in bella copia di buona parte, il tratto a valle di Torino, di un'idea nata verso la fine del secolo scorso dai 3 Enti-Parco (del Po cuneese, torinese e vercellese-alessandrino): la Ciclovia del Po. Detta così sembra passata una vita e, in effetti, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta – nel vero senso della parola, trattandosi di un fiume – ma quelli importanti sono stati gli ultimi due-tre anni. In quest'ultimo periodo è via via cresciuta la consapevolezza fra gli amministratori e gli operatori locali; si sta finalmente entrando nell'ordine di idee che porta a considerare le ricadute economiche del turismo "lento" (o "dolce"), a maggior ragione se sviluppato in un contesto ambientale di pregio. La chiave di volta per far vedere le aree protette come opportunità anziché vincolo".
Da Venezia a Torino in bicicletta, 679 chilometri. Una dorsale sulla quale si dovrebbero innestare le ciclovie lungo gli affluenti: Tanaro, Ticino, Sesia, Stura di Lanzo, Dora Riparia. E tutt'intorno ciclo-officine, bed and bike, bike hotel. E intermodalità: bici+barca, bici+treno. Intanto però si chiudono le ferrovie locali, strategiche per lo sviluppo del cicloturismo ma sacrificate come rami secchi per investire risorse altrove. In un dedalo di rotatorie ad esempio, realizzate per la maggior sicurezza degli automobilisti, ma vere trappole per chi va in bicicletta. E in Piemonte non è ancora stato approvato il piano di ciclabilità che dopo tanto tempo si trova ancora a livello di studi (proprio il 26 maggio sono stati presentati 11 studi di fattibilità che interessano tutto il territorio della regione) e sui quali esprime apprezzamento il direttore del Parco del Po torinese, Ippolito Ostellino: "L''Assessorato di Antonella Parigi ha colmato un vuoto quasi trentennale della programmazione e progettazione degli assi ciclabili. I cassetti erano pieni di tracce a volte anche di dimensioni vaste, ma appunto erano solo nei cassetti. Oggi questi sono progetti sui quali le comunità possono confortarsi e costruire prospettive per la mobilità e il turismo. Una iniziativa di grande pregio". Ma quanto c'entrano i parchi? "E' stato il Parco del Po a dare mandato al Comune di Moncalieri per coordinare tutti i percorsi: il nostro programma, attuato grazie alla collaborazione di Moncalieri come capofila, mette in connessione due aree MAB del Piemonte CollinaPo e il Monviso. Abbiamo anche realizzato - grazie alla piattaforma MaB CollinaPo - di poter saltare il tema del partenariato avendo già il partenariato MaB operativo: un esempio di efficienza e di risparmio dei tempi. Infine, siamo anche riusciti, a imprimere l'indirizzo di collegare Chieri a Moncalieri già nel nostro obiettivo di sito UNESCO, per creare una vera connessione che scavalchi la Collina colleghi il chierese con il torinese, superando un antico muro che sembra esserci nella cooperazione tra questi ambiti".
Ma torniamo alla bicicletta. Per dare ancora la parola al Professor Pileri: La bicicletta è l'unico mezzo che rende più efficiente quella macchina energetica meravigliosa che è il nostro corpo. Un mezzo antico ma innovativo".
Già, è così. Innovativo, il futuro. Altrove lo sanno e si comportano di conseguenza.
Anche quest'anno il team di progettisti di VENTO percorre in bicicletta la Pianura Padana: da Venezia a Torino, dal 2 all'11 giugno. E invita tutti i ciclisti (e non solo) ad accompagnarli pedalando con loro. Per farlo occorre prenotarsi.
Calendario Tour 2017
2-4 giugno: da Venezia a San Benedetto Po
5-8 giugno: da San Benedetto Po a Pavia
7 giugno: Vento day
9-11 giugno: Da Pavia a Torino
Tutte le informazioni e le tappe al sito: www.progetto.vento.polimi.it